Nico Cereghini: "La nostra moto è il meglio"

Nico Cereghini: "La nostra moto è il meglio"
Ne siamo convinti tutti, ed è il bello della questione, ma anche l’altro pensa che la sua sia il massimo. E non è un cretino. Ogni moto prende il cuore | N. Cereghini
22 giugno 2010

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Ciao a tutti.
Nonostante le proteste della settimana scorsa, continuo a pensare di aver reso un servizio a tutti, soprattutto ai più giovani: chiedere almeno due pareri quando si dipende dal verdetto di un medico o di un dentista o di un avvocato resta per me un buon consiglio.
E se qualcuno me lo avesse raccomandato al momento giusto, lo ripeto ancora, mi sarei risparmiato non poche fregature. E stop, finiamola qui. Anche se mi sorprende un aspetto della critica che tanti mi hanno mosso: quello di generalizzare. Dire che molti specialisti sono impreparati, o addirittura disonesti, non si può più?
Bisogna fare nomi e cognomi oppure tacere? Non credo proprio, credo sia meglio dire “state attenti”. Perché è vero che ci sono gli impreparati e i disonesti in tutti i campi, ma, nel caso, il medico fa più danni del giornalista.
Comunque in tanti raccomandate di limitarmi all’argomento MOTO e allora eccomi qui
 

Questa volta non sconfino. E cerco di indagare su un fenomeno che non smette di stupirmi ogni volta che emerge: l’innamoramento per la moto, per la propria

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Questa volta non sconfino. E cerco di indagare su un fenomeno che non smette di stupirmi ogni volta che emerge: l’innamoramento per la moto, per la propria.
Quasi tutti sono presi dalla loro moto, e questo è bello e comprensibile. Perché ogni moto ha un suo carattere, e quasi sempre questa personalità è leggibile fin dal primo approccio fotografico; uno la guarda sul sito o sul giornale o nella vetrina del concessionario e quasi sempre è colpito al cuore. “Ecco la moto che fa per me”.
Qualche volta capita di desiderare qualcosa di più potente o di più costoso, e che la scelta sia frutto di un compromesso: ma quando la moto è nelle tue mani, quando smette di essere il modello dentro una gamma di marca e diventa la “tua moto”, allora la passione sboccia sempre.

Io, che ne provo tante, posso dirvi che mi piacciono tutte. Da molti anni mi conquistano tutte. E se trovo dei difetti sono sempre trascurabili e non sminuiscono il piacere. Ma in passato c’erano anche cattive moto, eppure niente: ho trovato motociclisti innamorati persino della loro Jawa 350, una bicilindrica due tempi dell’est che fumava come una locomotiva e però non si muoveva. Era un disastro, ma guai a criticargliela. E io questa passione cieca la capisco, perché la moto sembra un pezzo di ferro e invece ha l’anima. E diventa una compagna. E tutti noi lo sappiamo. Però è qui che scatta la trappola: non vediamo altro che la nostra moto e abbiamo una brutta tendenza a ridurre gli orizzonti.

Una volta ero capitato nel cortile di uno storico concessionario Guzzi, a Milano, al manubrio di una Kawasaki. Passavo di lì per verificare se fosse davvero arrivata una V7 per una prova successiva del giornale. Salta fuori un meccanico che mi apostrofa rudemente, invitandomi a sparire con la mia verdona perché “lì si amano soltanto le Guzzi, e le altre via, smammare”. Bene, anni dopo lo rivedo in verde, nell’officina di un concessionario Kawasaki; mi stupisco un po’ e domando cosa gli sia successo, come mai dalla Guzzi sia passato proprio lì. “Niente –mi risponde papale papale- è che allora non avevo mai provato una Kawasaki”.
Occhio, amici: la nostra moto è il meglio, ma non siamo tutti sulla stessa moto. E per fortuna.


Ascolta l'audio integrale di Nico nel box in alto a sinistra.
 

 

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