Nico Cereghini: “Oggi Saarinen farebbe settant’anni”

Nico Cereghini: “Oggi Saarinen farebbe settant’anni”
Cosa farebbe Jarno in questi giorni, e soprattutto dove sarebbe arrivato se non fosse morto a Monza nel maggio ’73? Credo che avrebbe conquistato almeno quattro titoli mondiali e fatto poi una bella carriera in Yamaha
8 dicembre 2015

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Ciao a tutti! Guardo i miei appunti e vedo che in questi giorni, per esattezza l’11 dicembre, uno dei più grandi piloti della nostra storia avrebbe compiuto i settant’anni. Sarebbe stata una gran festa, ne sono sicuro: su Facebook avremmo visto vecchie immagini e fotografie più recenti, una sotto l’altra alla rinfusa, in mezzo agli auguri e alle felicitazioni di mezzo mondo. Purtroppo Jarno Saarinen da un bel pezzo non è più tra noi. Dal 1973. E’ morto nel curvone di Monza a maggio insieme a Pasolini, Renzo aveva trentacinque anni e Jarno non ancora ventotto.
 

Dove sarebbe arrivato il fortissimo pilota finlandese? Lui che veniva dalle corse di speedway sul ghiaccio, che guidava in pista con manubri super spioventi, che andava così forte sul bagnato, che faceva due giri di prova con le Benelli 350 e 500 e batteva Agostini sul circuito cittadino di Pesaro, che sapeva conquistarti per la semplicità con cui viveva e vinceva le corse. Si spostava con un furgone VW insieme alla moglie Soili, erano una coppia gioiosa, lui lavorava personalmente sulle due Yamaha che gli aveva affidato l’importatore Arwidson, lei esponeva la tabella dal muretto box per le segnalazioni. In Italia, Jarno trovava l’aiuto puntuale e spontaneo di un imolese, l’ex-pilota Domenico Battilani; li vedevi trafficare nei motori aperti senza scambiarsi una parola, Battilani non parlava l’inglese e si capivano benissimo lo stesso.
 

Dove sarebbe arrivato Saarinen, che in quel 1973 aveva le Yamaha ufficiali e aveva già vinto tutte e tre le gare della 250, e in 500 avrebbe fatto la stessa cosa senza la rottura della catena ad Hockenheim? Secondo alcune voci, il finlandese aveva già progettato di ritirarsi dalle competizioni alla fine della stagione successiva, 1974; per accontentare Soili, per avere dei bambini, ma anche per dedicarsi con tutte le sue energie alla seconda delle sue passioni: la progettazione dei motori. Lui che fin da giovanissimo si era dovuto occupare dell’impresa di pompe funebri dei Saarinen a Turku, era riuscito tuttavia a laurearsi in ingegneria meccanica nel 1970.


Sarebbe arrivato molto probabilmente ai due titoli mondiali di quel 1973, Saarinen, 250 e 500. E l’anno dopo avrebbe anche potuto replicare la doppietta. Mi piace pensare che oggi Jarno sarebbe un bel vecchietto, che andrebbe ancora in moto la domenica, che spesso occuperebbe un posto d’onore nel box Yamaha in MotoGP dopo una bella carriera con loro nel reparto R&D, che sarebbe stato molto simpatico a Valentino e a Cadalora. A Modena nella primavera 1972 ero ai box della vecchia pista con la Canon al collo. Inviato di Motociclismo. Jarno mi strizzò l’occhio: vai all’uscita del tornante che ti faccio vedere qualche bella impennata con la 250. Di fare le foto me ne scordai, mai stato bravo, era troppo bello vederlo quasi verticale, raccolto nella carenatura della sua Yamaha Arwidson.

Oggi Saarinen farebbe settant’anni
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