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Ciao a tutti! Era capitato anche a me pochi anni fa: avevo fatto ricorso al giudice di pace di Milano dopo che un suo collega aveva annullato alcune sanzioni per eccesso di velocità “perché il rivelatore in oggetto era approvato ma non omologato”. Il mio ricorso invece era stato respinto: il “mio” giudice ritenne che la differenza tra approvazione e omologazione fosse pretestuosa, un cavillo linguistico.
Però adesso, dopo la sentenza della Suprema Corte di Cassazione che ha dato ragione all’avvocato-automobilista di Treviso e torto al Comune, tutto cambia. Tra approvazione e omologazione la differenza c’è ed è sostanziale... Come conseguenza, decine di migliaia di multe rischiano di essere annullate.
Sono oltre undicimila gli autovelox e i misuratori di velocità sulle strade italiane, e vale circa un miliardo e mezzo l’incasso relativo alle sanzioni. Un bel pasticcio: se si sollevasse una marea di ricorsi, i giudici di pace si adeguerebbero alla sentenza della Cassazione.
Spiega tutto il presidente di Asaps, Giordano Biserni: ora è impossibile omologare i misuratori di velocità per il semplice fatto che il provvedimento di omologazione era previsto all'articolo 142 del Codice della Strada, comma 6, però mancano i decreti. “Questo regolamento risale al '92 ed è rimasto vago. Il provvedimento deve essere emanato dall'ente preposto, cioè il Ministero dei Trasporti, onde stabilire quali debbano essere le modalità dell'omologazione”.
E adesso che si fa, via tutti gli autovelox? Effettivamente, di fronte al rischio di dover affrontare una serie di ricorsi, risarcimenti e spese giudiziarie, molte amministrazioni potrebbero decidere di spegnerli. Oppure, come suggerisce lo stesso Biserni che ha a cuore come noi la sicurezza stradale, “si potrebbe aggiungere un emendamento della modifica al Codice della Strada già approvato alla Camera”.
Sembra anche a noi l’unica strada, perché se bisognerà ripartire da zero i tempi saranno molto, molto lunghi. Mi rendo conto che alcuni lettori festeggiano perché giudicano odiosi tutti i misuratori di velocità, li vedono soltanto come una tassa ingiusta e sognano di tornare ai tempi dei liberi tutti. Ma questo è un atteggiamento irresponsabile (che pure qualche politico cavalca).
La soluzione non può essere quella di tornare indietro di quaranta o cinquant’anni, magari al 1973 con 11.000 vittime della strada con un parco circolante che valeva un terzo di quello di oggi. Vogliamo delle regole giuste e non vessatorie, che valgano per tutti e nell’interesse della collettività. E’ un’utopia? Meglio l’utopia delle strade far west dove (come dice l’amico Biserni) a chi tocca tocca...