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Ciao a tutti! Ieri abbiamo vissuto una giornata storica, Francesco Bagnaia che si conferma campione del mondo con la Ducati, Jannik Sinner che guida la squadra italiana di tennis alla vittoria in Coppa Davis dopo 47 anni. Sono imprese che obbligano i cronisti a citare i campionissimi come Agostini, come Valentino, come Panatta.
Sinner ha soltanto 22 anni ed è il terzo tennista di sempre capace di battere il numero 1 Djokovic due volte in pochi giorni, eguagliando Nadal e Murray. Bagnaia di anni ne ha ventisei e al marchio italiano porta il secondo titolo nella classe top, come nemmeno a Stoner è riuscito. Due titoli di seguito come fecero Ago con la MV Agusta e pure Rossi, ma con la Honda.
Lo sottilineano tanti media, oggi: questi due giovani assi italiani, Sinner da San Candido (Bz) e Bagnaia da Chivasso (To), hanno tanto in comune. Si sono spostati da casa per inseguire il loro sogno, hanno talento e una grande forza mentale, hanno lavorato duramente. E soprattutto non sono personaggi e non fanno nulla per cambiare. Sono educati, riservati, concentrati, silenziosi.
Pecco in particolare è lontanissimo dall’immagine classica del motociclista: non ama la ribalta come Ago ai suoi tempi, non è estroverso e guascone come Valentino, non è irriverente come Lucchinelli, per dire delle figure più amate dagli appassionati dell’ultimo mezzo secolo. Come Sinner, Bagnaia sembra atipico addirittura come italiano.
Meno male. Gli italiani sono cafoni e prepotenti quando circolano in città o corrono sulle autostrade; sono spesso supponenti e rancorosi quando si esprimono sui social. In particolare, i giovani di oggi sono dipinti come immaturi, violenti, frustrati, incapaci di reagire alle sconfitte. Non è così. Evviva Bagnaia anche per tutto questo!
Un’ultima considerazione. C’è chi si arrabbia (come il mio amico Zam) quando qualcuno mette in dubbio che Bagnaia sia un vero campione. Io non mi meraviglio: Ago ha vinto quindici titoli ma in tanti obiettavano (“sì ma corre da solo, se non avesse la MV?”), Rossi vinceva in 500 e poi dominava in MotoGP (dopo aver già vinto due titoli mondiali in 125 e 250) e si diceva “Bella forza, con quella Honda…”
La grandezza di Valentino viene soprattutto da lì, è saltato sulla moto perdente e ha vinto anche con quella. E chissà, magari anche Pecco prima o poi farà una mossa del genere. E’ sicura un’altra cosa, invece: la MotoGP di oggi non è una gran MotoGP. Tra gomme che sgommano, tunnel aerodinamici che risucchiano, giudici che sbarellano e otto Ducati che fanno il bello e cattivo tempo, sempre più appassionati fanno fatica a prenderla sul serio. Ed è un peccato.