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Ciao a tutti! La gara di ieri, Pecco Bagnaia contro Jorge Martin nella sfida ad alta tensione sull’asfalto bagnato di Buriram, mi ha fatto tornare in mente un’altra sfida per il titolo mondiale della top class, quella volta finale e decisiva, sempre sul bagnato e piena di tensione. Torno tanto indietro nel tempo perché il confronto mi pare interessante.
Era il 16 agosto 1981: classe 500, Marco Lucchinelli contro Randy Mamola sulle Suzuki, ad Anderstorp in Svezia. Quella volta Marco aveva nove punti di vantaggio sull’americano, gli sarebbe bastato precederlo o arrivare quinto (6 punti) in caso di vittoria (15 punti) del rivale. Sulla carta il pilota di Gallina era favorito, era fortissimo sul bagnato e poi sfiorò la pole, strappatagli da Barry Sheene all’ultimo minuto.
Invece, in gara Lucchinelli fu settimo. E Randy peggio, tredicesimo e doppiato dal vincitore Sheene. Quel GP fu una vera sofferenza: Marco partì malissimo, chiuse il primo giro in diciottesima posizione con Mamola quarto, poi stentò a prendere il ritmo mentre era l’americano ad arretrare, sempre più in affanno. Entrambi erano bloccati dalla tensione, si trovarono insieme dopo ben 19 giri di gara, Lucky passò, Mamola si arrese. Lucchinelli fu campione del mondo sei anni dopo Ago.
Questa volta, domenica a Buriram, la sfida non era ancora quella decisiva, ma delicata e importante sì, perché Bagnaia doveva assolutamente strappare punti a Martin per tenere aperto il campionato. Una gara bagnata, piena di insidie fin dalla partenza, dove con 300 cavalli (contro i 120 di allora) spinnare è un attimo e mettersi di traverso al via vuol dire fallire.
Questo è il tema: quanto è cambiato il motociclismo, come sono diversi i tempi, quanta professionalità in più c’è oggi, quanta attenzione alla preparazione mentale e fisica (Marco Lucchinelli fumava quanto me, come un turco.) La tensione c’era eccome, domenica scorsa, non meno di allora. Ma Pecco e Jorge ci hanno dato dentro, hanno tenuto un ritmo altissimo. Uno a scappare l’altro a inseguire, lucidi, impeccabili, concentrati, prendendosi tutti i rischi.
Macchine? No, uomini esattamente come quegli altri, come Mamola e Lucchinelli, ma molto più preparati. Forse per alcuni di noi Bagnaia e Martin sono meno affascinanti di quelli che seguivamo allora, meno divertenti, meno… artisti. Però certamente molto più professionali, protagonisti di uno sport che ha perso qualcosa, sì, ma in compenso è diventato tanto più spettacolare.