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Ero controcorrente, da ragazzo: preferivo la Lambretta alla Vespa e Pasolini ad Agostini. Per il gusto della polemica, e perché la Vespa andava via storta con il motore laterale. In seguito scoprii tutto quello che c'era dietro alla Vespa. Un mondo speciale. E cambiai idea.
Un fenomeno nato nel '46, grazie a un genio che si chiamava Corradino d'Ascanio, ingegnere aeronautico. Ecco la Vespa. Primo modello la 98, due tempi da 3,2 cavalli, miscela al 6%, cambio a tre marce da ruotare con la manopola sinistra e 60 all'ora al massimo. Non è vero che il primo motore fu quello d'avviamento di un aereo. Leggende metropolitane, ma c'era la carrozzeria portante, niente telaio, il supporto monotubo della ruota anteriore come sui carrelli aerei e il motore sulla destra con la trasmissione diretta, senza la catena. Tanto rivoluzionaria che fu un mezzo flop, alla presentazione i giornalisti scuotevano la testa, difficile farci l'occhio: solo 2.100 pezzi venduti in quel '46, però 10.000 l'anno dopo, 20.000 nel '48 quando diventò 125 e via così. Alla gente piaceva, costava tanto per un operaio o un impiegato ma non quanto un'auto, l'Italia cresceva. Nell'anno 1953, per dire, già la Piaggio produceva 160.000 Vespe.
Lo sapete, la Vespa ha motorizzato l'Italia negli anni difficili del dopoguerra e della ricostruzione. Senza la Vespa sarebbe stata dura muoversi. Dal '46 al '65, quando morì il fondatore Enrico Piaggio, sono state costruite 3 milioni e 350.000 Vespe. Uno sciame. E tra i fenomeni che lo scooter Piaggio ha subito suscitato c'è quello dei Vespa Club con i loro raduni, le manifestazioni oceaniche, anche le gare: gli audax sui 1000 km, le gare di regolarità, le gincane di paese che avevano un grande successo. Perché la Vespa non è mai stata una moto, era molto più facile da guidare, per tutti; ed era un veicolo così diverso che ci costruirono intorno una specie di nuova realtà virtuale. "Chi Vespa mangia la mela" diceva un famoso slogan pubblicitario degli anni Sessanta. A torto o a ragione, chi amava la Vespa si sentiva dalla parte giusta. Ancora oggi per molti è così. Vespe nuove e Vespe d'epoca ben restaurate. E il suo fascino viene anche dai tanti film che l'hanno raccontata, come Vacanze Romane del '53 con Audrey Hepburn e Gregory Peck, e dal suo design intramontabile che è diventato un riferimento.
Fare la lista dei modelli sarebbe troppo lungo. Bisogna ricordare almeno la prima 150 del '54, proposta anche in edizione GS l'anno dopo, la prima Vespa 50 del '63 (che divenne la famosa Special sei anni più avanti), la Vespa 90 del '65 che nel '66 fu anche Supersprint. Poi importanti la 125 Primavera del '67 sempre sulla carrozzeria "piccola", la 180 Rally del '68 che salì a 200 quattro anni dopo; la prima PX fu la 125 del 1978 che poi divenne K nell'83. E chissà quanti modelli dimentico.
Non sempre ha trionfato sul mercato, la Vespa era leader assoluta tra gli scooter ma ciclicamente arrivavano le crisi di settore che colpivano anche lei, e non sempre la dirigenza fu sveglia. Proprio per uscire da uno di questi periodi neri, ecco il misfatto dell'87 quando la Vespa fu sostituita dalla "Cosa", spacciata per un prodotto completamente nuovo con relativo immenso investimento. Era un tradimento, da vergognarsi, tanti lo dicemmo fin dalla presentazione, ma passarono ancora molti anni per capire che ci voleva il motore a quattro tempi e andava superato il cambio manuale. La ET4 è del '96, la ET 50 dell'anno dopo. Oggi c'è una gamma vastissima che arriva fino alla 300 e torna in produzione anche la gloriosa PX: trentatre anni dopo, con il suo cambio al manubrio, un motore 125 o 150 a due tempi catalizzato e la scocca originale d'acciaio.
Vespa, dal '46 ad oggi qualcosa come 17 milioni di esemplari venduti in tutto il mondo. Tutta gente che è cresciuta con lei. Come si fa a non amarla?