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Ciao a tutti!
Non ho voluto commentare a caldo la bella vittoria di Rossi ad Assen, prendendomi il lusso di riflettere un po’ di più sulle cose e sulle parole. Quelle del Dottore sono state interessanti: finalmente – aveva già detto alla vigilia, dopo i test Yamaha di Aragon - ora posso guidare la moto come piace a me, sento l’avantreno e mi fido. Poi, commentando la gara del sabato, Valentino è andato oltre, precisando che le modifiche fatte alla Yamaha gli hanno dato fiducia totale sul davanti, e così ha potuto finalmente forzare la staccata come gli piace, entrare forte nella curva, sorpassare. Evidentemente la M1 era un po’ diversa da quella che lui usava nel 2010, anche le gomme sono cambiate tanto, e quindi serviva un intervento personale per guidare la moto alla sua maniera. E c’è voluto del tempo anche per un fuoriclasse come lui.
Naturalmente non è detto che domenica prossima Rossi vinca ancora: il Sachsenring non è tra le sue piste preferite, ci ha vinto l’ultima volta nel 2009, e soprattutto lì è fortissimo Pedrosa (quattro successi negli ultime sei anni). Però una cosa è quasi certa: d’ora in poi Valentino è da indicare tra i pretendenti al podio e se la giocherà tutte le domeniche. Perché ora “sente” il davanti ed ha ritrovato la fiducia. Per noi europei, anzi per noi latini per dirla meglio, avere pieno feeling con la ruota anteriore è la condizione necessaria. Lo è dai tempi di Provini e forse anche da prima, è stato così per Agostini contro Hailwood e tutti gli altri inglesi supercoraggiosi, era così anche per Cadalora – uno dei miei guru della guida - che una volta mi ha detto: quando è veramente a posto con la ruota davanti, ogni moto può vincere.
Quelle che ho trovato veramente perfette nella ciclistica sono pochissime, le conto sulle dita delle mani. Sono diverse tra loro, e vanno dalla Ducati 996 all’Aprilia Dorsoduro e RSV4, da qualche versione della CBR 600 Honda alla BMW Megamoto, a un paio di KTM, alla 800 Tiger Triumph, fino alla piccola Cagiva Mito 125
E sentire il davanti è fondamentale anche per noi, sulla strada. Mi è capitato spesso di sottolineare l’opportunità di fidarsi delle nostre sensazioni, di non accontentarsi di ciò che dice l’amico più informato, di non dare nulla per scontato; e molte volte certi motociclisti mi hanno confidato di non trovarsi bene con la loro moto: si sentono insicuri in curva, non riescono a trovare la velocità di inserimento, hanno timore nel piegare. Quando mi dicono di che moto stanno parlando, di solito inquadro subito il problema: perché ci sono modelli che non hanno mai trasmesso un buon feeling nemmeno a me; e se, al contrario, si tratta di moto che ho trovato buone, allora suggerisco di approfondire l’indagine sul profilo e la pressione delle gomme, sulle sospensioni, sull’allineamento delle ruote per cominciare.
Quasi tutte le moto stradali di oggi sono valide, e le loro geometrie di progetto, frutto di un compromesso, permettono una bella guida. Ma quelle che ho trovato veramente perfette nella ciclistica e in particolare all’avantreno sono pochissime, le conto sulle dita delle mani. Sono diverse tra loro, e vanno dalla Ducati 996 all’Aprilia Dorsoduro e RSV4, da qualche versione della CBR 600 Honda alla BMW Megamoto, a un paio di KTM, alla 800 Tiger Triumph, fino alla piccola Cagiva Mito 125. Moto eccellenti su strada ed entusiasmanti anche in pista: con quelle si prova davvero la sensazione di pieno controllo, ginocchio a terra, la possibilità di sentire facilmente il limite e giocarci intorno. Avete provato anche voi questo tipo di emozione? E’ bello davvero e posso dire che tante blasonatissime supersportive, persino certe moto da corsa, non sono mai arrivate così in alto.