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Ciao a tutti! L’uscita di Salvini negli ultimi giorni dell’anno era sembrata come minimo prematura: “Avere ridotto del 25 per cento i numeri dei morti sulle strade dal 14 al 28 dicembre - aveva pubblicato sui social il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture - è qualcosa che dovrebbe rendere orgoglioso me e voi”. E sarebbe stato bello, ma le cifre erano sbagliate: un azzardo di cui essere ben poco orgogliosi.
E’ l’ASAPS di Giordano Biserni - che raccoglie i dati reali con l’associazione Lorenzo Guarnieri - a mettere all’angolo Matteo Salvini e a fare chiarezza: “I dati riportati dal Ministro sono parziali, si riferiscono solo agli scontri mortali rilevati dalla Polizia Stradale e dai Carabinieri, che rappresentano solamente il 34% degli incidenti con lesioni rilevati in Italia. Il restante 66% viene rilevato dalle Polizie Municipali”.
L’ASAPS precisa: nei quindici giorni successivi all’entrata in vigore delle modifiche al codice della strada sono morte sulle strade italiane “almeno” 111 persone, più del doppio delle 50 dichiarate da Salvini e una vittima in più rispetto allo stesso periodo del 2023. E se estendiamo il rilevamento fino al primo gennaio 2025 compreso, le morti ricavabili dalle fonti pubbliche salgono a 134 in 125 incidenti mortali, contro le 131 in 115 collisioni mortali dell’anno scorso. Purtroppo, conclude Biserni, sulle strade italiane si continua a morire allo stesso ritmo.
La morale della vicenda? Intanto va risolta, una volta per tutte, la cronica carenza di coordinamento e di tempestività nella raccolta dei dati sugli incidenti stradali: i morti e i feriti in città, che oltretutto sono i più numerosi, vengono registrati in ritardo, evidentemente la comunicazione tra Polizie Municipali e ministeri di competenza va a rilento. E tra chi dovrebbe occuparsi di razionalizzare il sistema di raccolta e accorpamento dei dati c’è anche il ministero dei Trasporti.
Le modiche al codice della strada volute da Salvini sono in gran parte opportune e apprezzabili, intendiamoci, ma da subito abbiamo obiettato che per ottenere risultati concreti in termini di sicurezza non basta inasprire le pene. Servono altri passaggi: investimenti reali sui controlli e nell’educazione stradale, potenziamento delle pattuglie sulla strada e ovviamente strade più sicure. Serve soprattutto diffondere la consapevolezza che dobbiamo cambiare e rispettare le regole.
E a proposito di rispetto troviamo molto grave che il ministro sia tanto disinvolto da diffondere dati incompleti come fossero definitivi. Per valutare e apprezzare le nuove regole occorre un periodo di tempo più ampio. E maggiore serietà.