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Ciao a tutti! Sabato sera nel centro di Milano, vicino a casa mia, un povero vecchietto quasi novantenne è stato travolto e ucciso sulle strisce pedonali da un automobilista col SUV che subito è fuggito. Non è stato difficile individuarlo, un agente della Stradale aveva assistito al fatto ed era riuscito a segnarsi la targa: il colpevole è un geometra sprovvisto dell’assicurazione e con la patente già sospesa in precedenza. Non un delinquente abituale, ma un cittadino incensurato.
La scorsa settimana, invece, la Polizia Stradale ha beccato in Toscana un altro milanese che, noleggiata una Maserati Ghibli, alla scadenza del contratto aveva preferito taroccare la data della riconsegna e continuava tranquillamente a circolare nel lusso. Le due cronache hanno poco in comune, e naturalmente la prima è molto più grave della seconda, anche perché l’investitore oltretutto aveva un tasso alcolico ben superiore al consentito; ma la stessa età (quarantacinque anni) e provenienza dei due protagonisti mi suggeriscono una riflessione. Non bastasse la piaga dei coatti dello smartphone al volante, adesso mi pare che ci sia un mucchio di gente che insiste a vivere al di sopra delle proprie possibilità, con una serie di conseguenze che riguarda tutti. Qui a Milano è un fenomeno piuttosto evidente: purtroppo la crisi ha eroso salari e potere di acquisto, però sono in tanti che all’auto di lusso non intendono rinunciare. Pronti - questo è il guaio - persino a falsificare i certificati di assicurazione pur di non passare a una macchina qualunque.
Il numero mi sembra abnorme, ma è l’ASAPS a dirlo, ed è degna di fede: sono addirittura cinque milioni le automobili che circolano in Italia senza copertura assicurativa. Il 13 per cento del totale, e a Napoli - dove in qualche caso le polizze auto e moto sono cinque o sei volte più care che al Nord - è senza assicurazione un’auto su quattro. Questo dicono i dati. Ma attenti: a viaggiare senza l’assicurazione non sono, come molti pensano, soltanto certi stranieri difficili da individuare; sono soprattutto gli italiani: quelli che hanno finito i soldi, quelli che non vogliono spenderli, quelli che tentano di aggirare i controlli circolando con targa straniera.
Insomma, questa è una delle tante piaghe sociali in espansione e che può colpire pesantemente ciascuno di noi. Perché naturalmente chi non è in regola sarà propenso a fuggire, ubriaco o sobrio che sia, dopo aver provocato un incidente. E qui mi è difficile non notare un fatto molto grave: benché la sicurezza sulle strade sia in evidentissima regressione, con il numero delle vittime in crescita, nonostante i traguardi fissati dal “Piano Europeo e Nazionale 2020” ne prevedano il dimezzamento, nessuna forza politica ha nei suoi programmi la voce “sicurezza stradale”. Non vorrei sembrare qualunquista, ma benché le elezioni siano imminenti e si sentano fare promesse mirabolanti di ogni genere, nessun partito e nessuno schieramento accenna minimamente al tema. Non me ne stupisco più di tanto, è semplicemente una conferma della distanza siderale tra la politica e la gente comune: eppure sarebbe un argomento molto importante per tutti coloro - automobilisti, motociclisti, ciclisti e pedoni - che circolano sulle sempre peggiori strade italiane.