Nico Cereghini: “Sette cinghiali di corsa sulla mia strada”

Nico Cereghini: “Sette cinghiali di corsa sulla mia strada”
Mi piacciono gli animali, ma fino a un certo punto. Vorrei circolare in moto sulle strade italiane con un minimo di sicurezza. Questa dei cinghiali ormai è una calamità a tutti i livelli e non possiamo continuare con le discussioni ideologiche
28 novembre 2022

Ciao a tutti! Domenica è successo anche a me: sette cinghiali che spuntano dal bosco all’improvviso e attraversano di corsa la strada, due belli grossi e gli altri di media mole. Se ci prendono ci buttano a terra, non c'è storia, e non era l'alba, il sole era già alto. Per fortuna andavo molto piano: ero appena uscito da un tornante in discesa, la provinciale è lenta e l’asfalto era umido. Così abbiamo potuto fermarci tranquillamente a guardare lo spettacolo dieci metri davanti a noi; ma in questo autunno che al nord è ancora tiepido nelle ore centrali della giornata, quanti motociclisti rischiano l’incidente con animali selvatici, e quanti ci restano ogni anno, sull'asfalto?

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Il problema è enorme e ci torno sopra perché non si può sottovalutare. I dati Asaps, dichiaratamente incompleti, parlano di 66 incidenti gravi nei primi sei mesi del 2022, 61 su strade statali e provinciali, 5 in autostrada; che hanno provocato quattro morti e 79 feriti. Una stima di Coldiretti, su dati Aci e Istat, dice che in dieci anni il numero degli incidenti gravi con morti e feriti è quasi raddoppiato (+81%) e che nel 2021 abbiamo avuto tredici vittime e 261 feriti. E parliamo dei casi accertati e registrati.

 

Premetto: sono un animalista anch’io, anzi sono un motociclista-animalista, amo le moto e gli animali. Vorrei sapere come usciamo da questa situazione, che peggiora anno dopo anno ma che sembra bloccata tra progetti e veti. Parto dal concetto che andare in moto, circolare in sicurezza sulle strade, è un diritto. Sento alcuni animalisti obiettare che i cinghiali e gli altri animali selvatici c'erano prima dell'uomo, ma questo non mi basta; prima ancora c’erano i dinosauri, volendo, e poi questa affermazione spesso è falsa: in Lunigiana, dove i sette bolidi sono spuntati di corsa sulla mia strada, fino a quarant'anni fa i cinghiali non c'erano proprio e sono stati introdotti dai cacciatori.

Come ne usciamo, restando sul concreto? Sembra che gli ultrasuoni piazzati sul bordo delle strade (poche) non stiano funzionando, che non scoraggino gli animali selvatici; e un’altra proposta, quella degli attraversamenti riservati agli animali sopra o sotto la strada, mi sembra francamente una utopia. I Wildlife bridges sono ponti realizzati in continuità con l'ambiente, corridoi biologici realizzati in Olanda, negli Stati Uniti, in Canada nel parco nazionale sopra alla Trans-Canada Highway. Ma sono opere costruite in zone circoscritte e in quantità molto limitate, come è stato fatto in Australia per salvare i granchi o in provincia di Torino per i rospi comuni con i cosiddetti “rospodotti”, piccoli tunnel sotto le strade.

 

Non possiamo pensare di costruire dappertutto ponti di attraversamento per gli animali selvatici, non è proprio fattibile. Come è irrealizzabile la loro sterilizzazione che pure qualche sognatore ha proposto. Ma nemmeno possiamo continuare così, con i cinghiali che si stimano ormai oltre il milione in Italia e che assediano le città e aggrediscono la gente. C’è qualche animalista, magari anche tra i lettori, in grado di convincerci che esiste una soluzione? Magari diversa da quella del contenimento cruento, che le Regioni domani dovrebbero -per legge- attuare…

 

 

Foto apertura di Annette Meyer da Pixabay

 

 

 

 

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