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Ciao a tutti.
Il pezzo sui ciclisti, che aveva un taglio equilibrato come tutti possono sempre verificare, ha sollevato un casino. E ha fatto affiorare una intolleranza assolutamente fuori luogo. Va bene protestare contro chi sulla strada è maleducato, ma proporre di far cadere “i cattivi” o di intossicarli per vendetta è troppo.
Noi, presi come categoria di utenti, non siamo certo d’esempio per i posteri, e anzi rischieremmo l’estinzione se gli altri usassero quei sistemi lì. La strada è di tutti, e la tolleranza è il primo sentimento che deve animare noi per primi.
Però c’è un limite. Ieri un diavolo mi ha attraversato la strada all’improvviso e io l’ho tirato sotto. E’ successo in Appennino, strada provinciale che porta a qualche passo secondario, un bosco fitto ai due lati della salita. Dietro una curva cieca a destra, impostata vivacemente tenendo stretta la traiettoria, il tipo tutto nero schizza fuori dal verde ed è già sotto.
Tutto quello che posso fare è stringere più forte il manubrio, di frenare o deviare non se ne parla. Gran botto, sobbalzo e scarroccio di un metro, freno e...
Tutto quello che posso fare è stringere più forte il manubrio, di frenare o deviare non se ne parla. Gran botto, sobbalzo e scarroccio di un metro, freno, torno indietro. Il cane, di mezza taglia, è immobile, coricato sul fianco sinistro, rigido come un baccalà sul bordo d’erba. Di certo è morto.
C’è una casa sotto la strada. Il cane sarà di quella gente. Prendo una stradina, mi fermo davanti alla porta circondato da un branco di cani urlanti, la vera cagnara. Per fortuna nessuno pare intenzionato a mordermi. Esce una donna con un bambino.
E’ suo il cane nero di mezza taglia così e così? No, mi urla di rimando, quello è di mia mamma, l’Angiolina, la casa più in basso. Avanzo fino alla cascina indicata, un gran disordine in giro, macchine abbandonate, nessun cane pericoloso. Per farla breve l’Angiolina è vecchia, non sta tanto bene e rimane in casa, esce invece la nuora e se resto qui ancora un po’ conosco tutta la famiglia.
Il cane nero? Ah, sì, ha il brutto vizio di correre dietro alle macchine. E’ morto, dice? Allora pazienza, qualcuno lo tirerà via dalla strada.
In campagna è così. Gli animali si tengono se servono, mica per compagnia. La signora temeva che le chiedessi dei soldi, e certamente era già pronta a smontare le pretese. La solidarietà al cane non l’ha sfiorata. Torno sulla provinciale, mi avvicino al cadavere, lo muovo piano con il piede per sicurezza, quello tira un gran sospiro, si raddrizza faticosamente, rientra nel bosco camminando un po’ storto. E’ vivo, a quindici minuti dal botto, con un gran mal di testa, ma vivo!
E’ andata bene, al cane e anche a me. Se cadevo, se veniva giù una macchina e con lo scarto facevo il frontale, se rompevo la moto o mi fracassavo tutte le ossa chi pagava? L’Angiolina sarà stata assicurata? Probabile come lo sbarco su Marte entro domani. Più facile che la nuora, avvertita da qualcuno, avrebbe commentato “Il motociclista non è morto? Meglio così”.
Ma il problema è grosso per tutti. I cani. Fino ad ora avevo rischiato al massimo un morso alla caviglia, una volta ho tirato un calcio al volpino che ancora guaisce dal dolore.
Ma chi ci difende? Chi paga? Una cosa sola è certa: se non si soccorre l’animale investito (chiamando un veterinario o l’ENPA della protezione animali) c’è la denuncia penale.