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Ciao a tutti! Sabato ero sulle strade delle valli, parlo delle nostre Prealpi lombarde, con un bel sole caldo e il cielo terso. Tante moto in circolazione e naturalmente anche tante auto. Ma soprattutto tante bici: bici da corsa, in gruppi spesso molto numerosi, motivati e ben equipaggiati. Il numero dei ciclisti sulle strade è in forte aumento, perché pedalare ha il suo fascino e poi tiene in forma.
Alla classica sosta in cima al passo, davanti a un panino e una Coca Cola, si chiacchiera volentieri. Ci si riconosce, perché molti ciclisti sono anche motociclisti e viceversa. “Scusa, ma perché in fondo valle –chiedo io- anche dove la strada è stretta e tortuosa, voi viaggiate spesso affiancati, anche tre per volta, occupando tutta la corsia?” “Perché troppi automobilisti ci sfiorano quando sorpassano –risponde Gigi che viene da Lecco- e l’incidente arriva spesso. In questo modo li teniamo dietro fino al primo rettilineo abbastanza lungo da fare un sorpasso in sicurezza”.
Questione di punti di vista. La legge dice che i ciclisti sulle strade extraurbane devono viaggiare in fila indiana, al massimo affiancati due a due ma soltanto in città e se la strada è abbastanza larga da concederlo. Ma naturalmente un ciclista ha tutto il diritto di superare sulla statale o sulla provinciale un altro ciclista più lento di lui, e di conseguenza un gruppo di amatori veloci avrà certo la facoltà di sorpassare un altro gruppo meno rapido; sempre aspettando le condizioni giuste per farlo, ma anche pretendendo il rispetto degli altri utenti, che in questo caso, prima di passare, sono tenuti ad aspettare la conclusione del primo sorpasso. Siamo in tanti sulle strade, siamo troppi. La legge dice anche che sorpassando un ciclista bisogna tenere “una distanza adeguata laterale”. Che è certamente una norma fumosa, secondo una proposta di legge sarà sostituita da una prescrizione più precisa e bisognerà passare ad almeno un metro e mezzo di distanza dalla bicicletta come succede già in molti Paesi europei. Ma che si definiscano esattamente le misure, oppure ci si affidi al buonsenso individuale, il punto è che qui da noi pochi conoscono le regole, e soprattutto quasi nessuno le rispetta e se ne occupa. Diciamo la verità, chi è alla guida dell’auto prevarica spesso e volentieri il ciclista: se il pedalatore affianca un altro ciclista è di sicuro un provocatore, lo si sfiora senza tanti riguardi e qualche volta si strombazza pure per tenerlo sveglio. Chi usa la bici guarda l’automobilista con ostilità, e lo vive sempre come potenziale pericolo. E se invece siamo in moto ci stanno sulle scatole tutti: ciclisti, automobilisti e pure camperisti. Molti di noi vanno anche in bici, tutti guidano anche l’auto, ma non appena cambiamo il mezzo cambiamo automaticamente anche la prospettiva, scordando completamente le esigenze che un momento prima erano le nostre.
Se questa è la logica non c’è un futuro possibile. Tutti hanno il diritto di stare sulla strada, e se non si capisce che tutti, senza esclusioni, devono osservare le regole e rispettare gli altri utenti esattamente come se fossero i nostri figli, fratelli o genitori, sarà soltanto una battaglia aperta e le vittime sulla strada continueranno ad aumentare. La soluzione è una sola. Rispettare davvero il prossimo. Rinunciando, forzatamente, a una parte del piacere di guidare. E ve lo dice uno che ama da sempre la guida della moto sulla strada, e se ci sono due belle curve aperte, e senza traffico, non disdegna di fare qualche piega decisa.