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Ciao a tutti! Marc Marquez in Tailandia ha dominato come ai bei tempi e la doppietta di famiglia è qualcosa di assolutamente speciale: mai nella storia avevamo visto una coppia di fratelli al primo e al secondo posto. Applausi.
Stiamo parlando del primo round di un mondiale lunghissimo ed è presto per dare spacciato Bagnaia, un campione del mondo che, ne siamo convinti, ha tutte le qualità per ribaltare la situazione a suo favore. Ma andiamo oltre: come interpretare la gara di Marc e la sua particolare strategia? All’ottavo giro, come sapete, Marc dominava e ha ceduto inaspettatamente la posizione al fratello.
Ci sono due letture, come abbiamo analizzato nel nostro DopoGP di domenica sera. La prima lettura è quella dichiarata: Marc si è reso conto che la pressione della gomma anteriore era sotto al limite minimo regolamentare, ha provato a forzare sul davanti per alzare temperatura e pressione, la situazione non cambiava e ha fatto due conti: se vado avanti così mi prendo la penalizzazione di 16 secondi. Nella scia calda del fratello Alex ha trovato un’ottima soluzione. Poi, nel finale, via col suo ritmo.
La seconda lettura introduce un dubbio: non ci fosse stato Alex, cosa avrebbe fatto Marc a rischio penalità per la pressione bassa? Si sarebbe fidato a lasciar passare un inseguitore competitivo, con tutti i rischi connessi? No, probabilmente avrebbe spinto ancora più forte per far salire la temperatura della gomma, rischiando di più e magari soffrendo nel finale a gomme finite.
Facendosi superare ha dato anche una mano al fratello che, senza scie calde, ha potuto spingere con le gomme al top del grip mentre Bagnaia soffriva ed era tagliato fuori. Una proficua collaborazione e due piccioni con una fava, anzi tre: vittoria con meno rischi, doppietta storica Marquez, Bagnaia sul terzo gradino. Chapeau. E tutto dentro il regolamento.
Entrambe le letture sono piuttosto realistiche, a mio parere, ma comunque la vediate, ci sono tre certezze. Prima certezza, Marc Marquez è tornato quello del 2019: velocissimo, rapido a prendere le misure ad ogni situazione, lucido. Con una qualità in più: a 32 anni è un uomo d’esperienza, che sa esattamente quello che vuole e come ottenerlo.
Seconda certezza: la Ducati è sempre più spettacolare. Oggi è una macchina perfetta nelle mani di tutti i piloti, versatile, apparentemente irraggiungibile.
Terza certezza: questa MotoGP giocata sul filo del decimo di pressione della gomma, sulla capacità di prevedere il tipo di gara che farà il pilota, sulle sanzioni se sgarri di un niente, sulle gare all’attacco e poi al risparmio scrutando il dashboard… ha sempre meno senso e non ci piace.