Nico Cereghini: "Spesso nei miei sogni c’è la moto. Anche per voi?"

Nico Cereghini: "Spesso nei miei sogni c’è la moto. Anche per voi?"
Ho persino un sogno ricorrente: con una gran voglia di riprendere a correre, mi avvicino alla partenza e disastro… me ne capitano di tutti i colori | N. Cereghini
27 settembre 2011

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Ciao a tutti! Le moto non mi lasciano in pace neanche quando dormo. L’altra notte ero sulla pista del Mugello, una pista un po’ più stretta di quella reale ma con le colline intorno e i box e la salita verso la San Donato, e litigavo con un colosso della security che non voleva lasciarmi passare; ero in sella alla mia Laverda SFC, il bicilindrico borbottava al minimo, Meda e Simoncelli mi aspettavano per girare insieme, il dottor Costa aveva il cronometro in mano e il gigante niente, voleva vedere il pass. Finiva che gli allungavo un calcio nel ginocchio, ed a quel punto mia moglie mi ha svegliato con un grido perché ho colpito lei.

 

Capita anche a voi di sognare le moto? A me succede spesso ed ho anche un tema motociclistico ricorrente

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 Capita anche a voi di sognare le moto? A me succede spesso ed ho anche un tema motociclistico ricorrente. Eccolo qua: ricomincio a correre in moto dopo tanti anni, arrivo al cancello di ingresso pista trafelato perché la gara sta per partire, e però per un motivo o per l’altro resto sempre fuori; una volta sono senza il casco, un’altra volta senza benzina, oppure ho dimenticato a casa la licenza o non ho il numero sulla carenatura. Benché sia arcisicuro di poter vincere, la corsa parte senza di me. Una sola volta sono riuscito a prendere il via insieme agli altri, me la ricordo bene, ma ho avuto una sfiga dopo l’altra.

Quella volta pioveva e io mi dicevo: ottimo, vinco anche più facile! Perché sul bagnato sono forte e poi si corre nel centro storico di Milano che conosco bene; né Max Biaggi né Valentino potranno starmi davanti. Tutti con le 500 da GP, le scorbutiche due tempi, e sul pavé cittadino temo che saranno cavoli amari per tutti; però sullo schieramento mi danno la mia vecchia Morini Corsaro 125 -questa non ci voleva- e in più pasticcio e parto ultimo. Fa niente, mi dico, in due giri li riprendo. A metà circuito c’è da passare dentro il cortile di un palazzo d’epoca: si tratta di appoggiare la moto al muro dentro l’androne, aprire il cancelletto di ferro battuto, spingere la moto sul pavimento di marmo lucidato a cera, riappoggiarla al muro, chiudere il cancelletto e ripartire nel cortile. Un bel fastidio, ma d’altra parte, rifletto, è una noia che tocca a tutti. Però davanti a me non vedo mai nessuno, nemmeno un doppiato, e anzi dopo un po’ di giri, porco giuda, sento il gruppo dei primi alle mie spalle. Rossi e Biaggi mi passano in tromba, arriviamo al famoso palazzo, io tolgo il gas come faccio tutti i giri per fermarmi, e quelli invece proseguono e aggirano il quartiere! Bastardi! Non si fa! Ecco perché non li prendevo mai!

Racconto questo sogno senza nascondermi, sperando che tra voi non si nasconda uno psicologo che sappia interpretare i sogni e mi stronchi senza pietà. Probabile che la decisione di appendere il casco al chiodo sia stata soltanto razionale, ma a distanza di trentatre anni che differenza fa? E poi ci conosciamo da tanto tempo, confido nella vostra benevolenza. La mia è solo curiosità: sono l’unico fesso oppure anche voi sognate le moto? E avete anche voi un soggetto ricorrente?


PS: Grazie ai siciliani! Un’accoglienza meravigliosa.

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