Nico Cereghini: "Sulle strade si muore, ma come non si sa"

Nico Cereghini: "Sulle strade si muore, ma come non si sa"
Ogni tanto qualcuno si allarma per i dati parziali e minaccia sfracelli, ma se non conosciamo nemmeno le cause degli incidenti! E’ ora di cambiare pagina | N. Cereghini
18 ottobre 2011

Punti chiave

 
Ciao a tutti! L’argomento è tosto. Leggo sul sito del Corriere della Sera, roba di pochissimi giorni fa, che gli incidenti stradali mortali nella città di Milano sono purtroppo in aumento, 58 contro i 54 dell’anno precedente; e che più in generale dal 2000 al 2010 sono scesi soltanto del 24% (l’obiettivo europeo era il 50%). A pagare le peggiori conseguenze sono i più esposti: pedoni, ciclisti e motociclisti. In provincia di Milano le cose vanno leggermente meglio, ma poiché si è constatato che soltanto i controlli e le sanzioni danno risultati positivi concreti, ecco che si pensa di installare nuove postazioni fisse di autovelox. Il Codacons addirittura, allarmato dalle statistiche, ha proposto venti nuove postazioni nella sola città di Milano. “ Postazioni autorizzate dalla Prefettura fin dal 2003- sostiene l’associazione dei consumatori- ma ignorate dal comune che si è preoccupato soltanto dei divieti di sosta, dei clienti delle prostitute e dei writer. Invece qui c’è gente che viaggia a 100 all’ora nelle vie cittadine”.

 

Sul piano della pura logica non mi sento di obiettare nulla. La sicurezza in città e fuori città passa necessariamente dal rispetto delle regole

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Sul piano della pura logica non mi sento di obiettare nulla. La sicurezza in città e fuori città passa necessariamente dal rispetto delle regole, lo sappiamo anche noi, e questa volta non si parla espressamente di punire una categoria piuttosto che l’altra: non vedo la voglia di colpire in particolare i motociclisti, mentre di gente che va forte in città ne vedo tanta anch’io, con la macchina, il furgone, lo scooter e la moto. Però vado un po’ oltre, e faccio notare una aspetto allarmante della questione: ogni tanto qualcuno si sveglia, guarda qualche dato più o meno recente, più o meno attendibile, e autonomamente decide questo o quel provvedimento. Di analisi generale, di dialogo e di razionalità non se ne vede.

E’ un punto centrale: in Italia manca un qualsiasi coordinamento sulla sicurezza stradale e sull’incidentalità. Le strade hanno mille padroni: Anas, province, comuni, privati, che spesso litigano sulle rispettive competenze. E, soprattutto, non ci sono statistiche precise sulle cause degli incidenti; per il semplice motivo che ad intervenire per i soccorsi e i rilevamenti sono decine di autorità diverse (polizia municipale, provinciale, nazionale, carabinieri, forestale, finanza, e chi più ne ha più ne metta). E nessuno, o quasi nessuno, mette insieme i dati (spesso incompleti) che vengono registrati.

Molto ci sarebbe da dire anche sulle condizioni delle strade, che sono terribili, e sulle responsabilità, ma mi fermo a un punto. Se non sappiamo nemmeno di quali cause si muore, come facciamo a individuare i rimedi adatti a ridurre il numero delle vittime? Non sarebbe l’ora di mettere ordine? Cominciando magari da un modulo unico di rilevamento della dinamica dei sinistri (come qualche ente ha iniziato finalmente a fare) e da un ufficio centrale di elaborazione dei dati.

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