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Ciao a tutti! C’è un detto popolare che recita “pochi, maledetti e subito” e si riferisce al denaro: meglio incassare subito, magari poco ma subito, prima che i soldi spariscano. Ebbene, nel caso delle accise sul carburante verrebbe invece da dire “Tanti, maledetti e subito”: le accise andavano addirittura ridotte, nessuno le voleva ma, fatti due conti, il nuovo governo ha capito che di tutti questi soldi non ne poteva fare a meno. Perché occorrono tanti soldi per far funzionare lo Stato e lì sul carburante sono tanti e facilmente reperibili.
Con il mancato rinnovo del taglio delle accise i prezzi della benzina e del gasolio riprendono a salire. C’è speculazione? Il rincaro incoraggia chi vuol
fare il furbo e alza ulteriormente i prezzi senza motivo? E’ difficile capire, per noi comuni mortali: il Codacons ha presentato un esposto in ben 104
procure “per indagare sui prezzi di benzina e gasolio, allo scopo di accertare eventuali speculazioni o rialzi ingiustificati dei listini, il ministero dell’Economia ha dato mandato alla Guardia di Finanza di monitorare la situazione.
Ma c’è anche chi, come il Foglio, sostiene che la speculazione non c’entra, che i prezzi di benzina e diesel hanno superato i due euro soltanto in casi
isolati, che è tutta polemica politica e lo dice anche Staffetta Quotidiana che è la rivista del settore. I gestori delle pompe si chiamano fuori: “un
gestore -dicono- guadagna 3,5 centesimi sul self e 5 sul servito. Questi sono i margini che ha sul prezzo di listino imposto dalla compagnia. Su
questo listino l'unico spostamento concesso è di un altro mezzo centesimo, la speculazione non è causa nostra”.
Voi avete capito chi fa il furbo e chi no? Io attendo gli eventi e alzo bandiera bianca. Mi limito a osservare che questa imposta indiretta è, oltre che pesantissima, anche profondamente iniqua. Pesante perché pesa ben oltre la metà sul prezzo finale: le accise sono nate per fronteggiare le emergenze di cassa vissute dallo Stato per terremoti, alluvioni e altre calamità imprevedibili, e nel tempo si sono sommate senza più sparire. Si va indietro nel tempo fino ai disastri dell’alluvione di Firenze del ’66 (io c’ero, a spalare fango in centro), alla ricostruzione del dopo Vajont del 1963, alla crisi di Suez del ’56 e addirittura alla guerra in Etiopia del 1936.
Ed è una tassa del tutto iniqua perché non è proporzionata al reddito e finisce per pesare soprattutto sulle classi sociali medie e deboli. Sul bilancio del milionario non incide che marginalmente, mentre per le classi medio basse fa una grande differenza. E’ una tassa indiretta e odiosa, dalla quale non si scappa: noi abbiamo bisogno del carburante, lo Stato ha bisogno di far cassa. E ciao.