Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
E’ da anni che vi raccomandiamo la massima prudenza sulle strade anche per il pericolo di attraversamento degli animali selvatici. Un problema enorme. Nonostante i lunghi mesi di lockdown, nel 2020 gli incidenti con animali sono stati numerosi: 157 quelli gravi, secondo l’osservatorio dell’Asaps, che hanno causato 16 morti e 215 feriti.
Soprattutto con gli animali selvatici (88%), quasi sempre sulle strade ordinarie (solo 6 casi in autostrada e superstrada), per il 40% di notte, in 58 casi (37 per cento) sono stati coinvolti i motociclisti. La Lombardia è in cima alla lista delle regioni a rischio (17 sinistri), seguita da Emilia Romagna, Piemonte, Abruzzo, Campania, Marche, Toscana eccetera. Dappertutto. In Calabria soltanto un incidente grave.
Per incidenti gravi si intendono quelli con feriti o deceduti. Nel 2019 erano stati 164 con una vittima in meno, l’anno precedente 148 con 11 morti: dunque il calo c’è ma è relativo, considerando i pesanti limiti alla circolazione di persone e veicoli nel 2020. Sarebbero poi “alcune migliaia” gli incidenti con danni ai veicoli e non alle persone. Giordano Biserni dell’Asaps chiede nuovi e più efficaci strumenti difensivi per la sicurezza della circolazione.
Naturalmente il problema è complesso e alla base c’è la crescita incontrollata della fauna selvatica. Lasciare la selezione ai soli cacciatori si è rivelato un fallimento, ci vuole altro. Asaps chiede che in sede di progettazione di autostrade e strade si prevedano dei sottopassaggi dove sono emersi problemi, invita utenti e organi di polizia a segnalare gli attraversamenti per mappare i luoghi più a rischio e dotarli di segnali di preavviso, suggerisce a tutti di evitare le luci abbaglianti che potrebbero bloccare l’animale in mezzo alla strada; a noi motociclisti raccomanda di ridurre la velocità e fare attenzione soprattutto al tramonto, nelle prime ore del mattino e anche a notte fonda.
Sulle principali arterie si raccomanda ai gestori di installare reti ad alto impatto, da curare periodicamente. E la nota più interessante riguarda l’invito all’impiego di particolari “catarinfrangenti dissuasori già sperimentati in alcune provincie italiane e in Lussemburgo”: sono orientati in modo da rifrangere la luce dei fari ortogonalmente al percorso stradale, delimitando una specie di barriera ottica in grado di fermare momentaneamente gli animali selvatici al passaggio di un veicolo. Di notte, naturalmente.
Mesi fa si parlava qui di sistemi acustici, come i fischietti ad ultrasuoni da montare sul cupolino della moto, che si attivano oltre una certa velocità con il passaggio dell’aria. Se ne trovano anche a poche decine di euro. Ma il punto è: funzionano davvero? Ora emerge anche questa raccomandazione della barriera ottica che da qualche parte è già stata montata e allora, per provare a contenere i rischi che corriamo, invito chi ha provato l’una o l’altra soluzione ad entrare nel dibattito. Ci raccontate nei commenti le vostre esperienze? Siete tanti e tra voi ci sono anche operatori del settore strade. Darete un aiuto concreto a chi teme, con ragione, le drammatiche collisioni contro gli animali selvatici. E qualche volta anche quelli domestici come cavalli, mucche, cani.