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Ciao a tutti! Domenica sera in provincia di Latina un frontale tra una moto e un ciclomotore, tre morti. Dieci giorni fa il dramma dei Gottardi in Austria: il padre non ha potuto evitare il figlio che lo precedeva ed era finito a terra per evitare un'altra moto. A fine giugno due fratelli nel bresciano: dopo l'urto tra le rispettive moto, uno dei due è finito in un dirupo perdendo la vita.
Troppe vittime tra noi ogni fine settimana. Spesso il caso si accanisce con una crudeltà spaventosa, creando dinamiche tanto fortuite quanto drammatiche e difficili da accettare. Da "colleghi" di passione, da motociclisti appassionati, ci stringiamo intorno ai parenti delle vittime cercando di far loro coraggio. Altro non possiamo fare.
Ma dobbiamo dirlo: troppo spesso ci mettiamo nei pasticci volontariamente. Chi frequenta le "nostre" strade, quelle che ci piacciono di più, concorderà con noi: anno dopo anno sono sempre più numerosi i motociclisti che vanno oltre, che si prendono troppi rischi e creano pericolo per gli altri. Soltanto cinque anni fa le teste calde erano una sparuta minoranza, oggi purtroppo sono tante di più.
E ci sarebbe parecchio da dire sulla cattiva educazione dilagante, sulle moto sempre più potenti in mano a gente sempre meno esperta; e poi ancora allargando lo sguardo ci sarebbe da sottolineare il cattivo stato di tante strade e la dilagante distrazione degli altri utenti, eccetera. Ma qui vorrei approfondire almeno un aspetto.
Un lettore, colpito da quell'altra immane tragedia, quella del 6 luglio in Sardegna - quattro moto contro un'auto e tre motociclisti deceduti sul colpo - suggeriva di rendere pubbliche le dinamiche di questi eventi terribili. Per imparare almeno qualcosa. Lui come tanti di noi ha visto le foto di quella strada provinciale, un lungo rettilineo e tanti dossi molto pronunciati; e aveva immaginato che l'alta velocità insieme alla poca visibilità fosse stata la causa, se non del primo impatto contro l'auto, almeno di quelli successivi.
Gli ho risposto che non è possibile: per ricostruire questi incidenti, quando ci sono delle vittime, occorrono rilievi e perizie tecniche, occorre tempo, la Giustizia deve seguire il suo iter per poter accertare le responsabilità. Perché la materia è delicatissima, sono coinvolte tante persone, bisogna avere il massimo rispetto per tutto questo dolore. Ma l'intenzione del lettore era buona, cercava un modo per mettere in comune questo disastro, per condividerlo e quindi migliorare. E il punto è proprio questo: dobbiamo sentirci tutti coinvolti e fare un passo avanti.
È chiaro, la nostra voce difficilmente arriverà a chi esagera e continua a confondere la strada con la pista. Immaginiamo che i lettori di Moto.it abbiano un'altra visione della vita e della moto. Però insistiamo: la responsabilità è di tutti. Costruttori, associazioni, federazione, concessionari, semplici motociclisti dobbiamo fare di più, se vogliamo che la nostra passione sopravviva. Perché così non possiamo andare avanti.