Nico Cereghini: “Troppo anziani per guidare”

Nico Cereghini: “Troppo anziani per guidare”
Lo dice anche la Commissione Trasporti europea: la popolazione invecchia, gli incidenti aumentano, bisogna correre ai ripari. Dal Giappone una proposta molto intelligente
31 gennaio 2017

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Ciao a tutti! Domenica mattina c’era nebbia, in Lomellina, e sulla A7 Milano-Genova i motociclisti erano pochi, i più fortunati, quelli che guardano il meteo e sapevano che al mare avrebbero trovato 15 gradi e il sole pieno. Vi dico una cosa che stenterete a credere: diverse auto, con visibilità a 50-60 metri, viaggiavano a fari spenti! Non dico i fendinebbia, proprio le luci in assoluto. Ho passato una mezz’ora a far gesti, li ho guardati in faccia, quasi tutti erano anziani. “Ah, grazie, non ci avevo pensato!” dicevano le loro espressioni.


Quello degli anziani al volante è un tema che abbiamo affrontato tante volte. Vero che i vecchietti sono più prudenti dei giovani, che non hanno fretta, che escono poco la sera, che sono più esperti, che fanno meno chilometri e che dicono di non avere mai avuto incidenti. Ma purtroppo i dati della Comunità Europea li smentiscono: risulta che “il tasso di incidenti mortali che coinvolgono gli ultra 75 è cinque volte superiore alla media dei conducenti in generale, e il loro tasso di lesioni è doppio” (fonte: ElderSafe Europa 2016). La Commissione Trasporti europea sta quindi elaborando una serie di strategie partendo da una premessa: nel 2050, un cittadino europeo su quattro avrà più di 65 anni, le limitazioni funzionali renderanno più pericolose le strade, e a pagarne il prezzo saranno soprattutto gli utenti deboli, cioè pedoni, ciclisti e motociclisti. Alla fine si studia come incrementare gli ausili tecnologici, uniformare le patenti per gli over 65 e rendere più severi i controlli medici. E direi che qui da noi c’è sicuramente tanta strada da fare: con 38 milioni di patenti, in Italia abbiamo ottocentomila over 80 e trentaduemila over 90 (dati del Ministero Trasporti del 2012, in evoluzione verso l’alto). E allora vi giro un esempio che mi pare molto centrato e che arriva dal Giappone.


Nel Paese del sol levante vivono 126 milioni di abitanti (il doppio degli Italiani), c’è il record mondiale di longevità e così gli automobilisti ultra 75enni sono addirittura cinque milioni. Dal momento che gli incidenti provocati dai conducenti molto avanti con l’età – precedenze non rispettate, inversioni di marcia in autostrada, perdite di controllo del veicolo eccetera - crescono costantemente, nel 2016 è partito un programma per incoraggiarli ad abbandonare il volante: chi consegna la patente ne riceve in cambio una copia plastificata che garantisce una serie di sconti sostanziosi. Sui mezzi pubblici, chiaro, ma anche sui taxi, al ristorante, dal barbiere, nei bagni pubblici e persino in libreria. Hanno già aderito in trecentomila.


Trovo che questa sia una gran bella idea: cioè portare un cittadino a una rinuncia (utile alla collettività) non per obbligo o per divieto, ma in cambio di un privilegio. Certo, noi non siamo Giapponesi, l’individualismo qui regna sovrano. E poi rinunciare all’auto è una cosa pesante per un anziano, lo posso benissimo immaginare, può essere vissuta come una specie di menomazione per chi l’ha sempre fatto con successo e con piacere, qualcosa che dà il senso di essere vicini alla fine della vita. Però, se diventasse una tua scelta personale, un passo che hanno già fatto in tanti tuoi coetanei e magari anche un tuo amico, allora chissà, potresti guardarla con maggiore consapevolezza, e poi fare due conti e ammettere: “in fondo, se oggi prendo un taxi spendo molto meno”.


Voi, giovani o meno giovani, che ne dite? Da motociclisti siamo portati a considerarci vittime potenziali dell’anziano alla guida, trascurando che gli anni passano anche per noi. Poi ci guardiamo in giro e ne vediamo tanti di vecchietti al manubrio, però la differenza è sostanziale: il motociclista, quando verifica che la forza e i riflessi sono in calo, quasi sempre cambia. Cambia la moto, torna indietro con i pesi, con le potenze e le prestazioni, e naturalmente con il ritmo di guida. Perché una cosa è sedersi al volante dell’auto, ma tutta un’altra scavalcare una sella.

Troppo anziani per guidare
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