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Ciao a tutti! Leggo sul Corriere che un milanese, un prof in pensione che si muoveva con lo scooter, è caduto, si potrebbe dire, due volte in una: prima dal suo SH Honda rompendosi un braccio, poi nelle sgrinfie del Comune. Che gli ha appioppato una multa con l’obiettivo, forse, “di cautelarsi e magari evitare che io faccia causa per la condizione della strada”, come suggerisce lo stesso malcapitato.
Binari del tram, blocchi di pavé sconnessi (molto sconnessi, conosco bene l’incrocio nel centro di Milano): per aggirare un’automobile mal parcheggiata, il professore è costretto a spostarsi sulla sinistra tagliando i binari. Va adagio (“meno di trenta all’ora, ho i testimoni che mi hanno aiutato in vari modi”), ma la pavimentazione dissestata e il binario sporgente provocano la caduta. Un passante solleva lo scooter, arrivano i vigili, il ferito racconta l’accaduto, lo caricano sull’ambulanza, all’ospedale gli viene diagnosticata la frattura della testa dell’omero. Quaranta giorni dopo, ecco la notifica della multa per aver violato l’articolo 141 del codice della strada, quello che regola la velocità. Sul verbale si legge: “perché non era in grado di compiere manovre di sicurezza ed evitare ostacoli prevedibili”. Euro 39,34 purché venga estinta entro cinque giorni.
Sembra che la stessa cosa, o qualcosa di molto simile, sia già successa a Rovigo, a Scandicci e chissà dove altro. Capito la manfrina? Un motociclista cade per causa/complicità del cattivo stato della strada, il Comune gli appioppa l’articolo 141 e così si mette al riparo. Perché l’articolo si presta a molte interpretazioni: nelle intenzioni dovrebbe definire quali sono gli obblighi per regolare la velocità del veicolo e così salvaguardare gli altri utenti, i pedoni, i bambini che vanno a scuola, le cose materiali eccetera; ma poi al comma 2 recita che “il conducente deve sempre conservare il controllo del proprio veicolo, essere in grado di compiere tutte le manovre necessarie ecc ecc… specialmente l’arresto tempestivo del veicolo entro i limiti del suo campo di visibilità e dinanzi a qualsiasi ostacolo prevedibile”.
Tutto è molto generico e le interpretazioni possono essere varie, ma salta all’occhio che una buca non dovrebbe rappresentare un “ostacolo prevedibile”, a meno che non si tratti di una voragine ben segnalata. Di prevedibile c’è soltanto che, se nessuno la ripara, finisce male. Per la nostra esperienza quotidiana, al contrario, le buche di città di solito sono invisibili fino all’ultimo istante, sono mascherate dai binari o dai blocchi del pavé, nel traffico sono spesso coperte dai veicoli che ci precedono, e anche guidando con attenzione ci finisci dentro senza nemmeno poter frenare. Se prendiamo per buona la contestazione al professore, la Polizia Municipale vuole dirti: “non hai visto la buca? Male, dovresti immaginare che ci possa essere una buca qua o là, anzi dovresti proprio prevederlo, e devi essere in grado di fermarti in tempo per non finirci dentro!”. Il prof farà ricorso, speriamo che lo vinca e ci si possa un pochino rassicurare…