Nuova Clinica Mobile, dal Dottor Costa a Michele Zasa

Nuova Clinica Mobile, dal Dottor Costa a Michele Zasa
Una toccante cerimonia ha segnato il passaggio del testimone da Claudio Costa, l'impareggiabile "dottorCosta", al suo giovane erede Michele Zasa. Inizia un nuovo capitolo per la Clinica Mobile e per la riabilitazione dei piloti
19 marzo 2014

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C’era tutta la Parma che conta, motociclisticamente parlando, al Centro Diagnostico Europeo – Poliambulatorio Della Rosa-Prati. C’era Michele Rinaldi, primo italiano iridato nel cross nell’ormai lontano 1984, e c’era la sua erede spirituale Chiara Fontanesi, due volte campionessa mondiale; c’erano i due Guareschi – Vittoriano e Gianfranco – che da piloti prima e tecnici poi masticano pane e moto da una vita, e c’era anche l’ingegner Gianpaolo Dallara, i cui telai sono stati l’anima di tante vetture da corsa in tutto il mondo. E c’erano altri grandi dello sport in trasferta, come Andrea Iannone ma soprattutto quella leggenda di Alessandro Zanardi, che aveva un motivo particolare per essere lì.

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La storia di Claudio Costa è iniziata su quell’autodromo di Imola creato da suo padre Checco. Nel 1957, in occasione della Coppa Shell, a soli sedici anni Claudio si gettò in pista per soccorrere Geoff Duke, caduto alle acque minerali. Lo trascinò fuori dalla pista e portò la sua moto fuori traiettoria, incorrendo nelle ire del padre ma capendo di aver trovato la sua strada. Laureatosi in medicina nel 1967, cinque anni dopo si offrì assieme ad altri appassionati per fornire assistenza sanitaria ai piloti della 200 Miglia di Imola organizzata dal padre.

L’iniziativa ebbe un grande successo, tanto che i piloti convinsero Costa a seguirli sulle piste del Mondiale; da lì alla nascita della prima Clinica Mobile, nel 1976 il passo è stato breve grazie soprattutto a Gino Amisano, l’indimenticato patron di AGV, che ha finanziato il sogno di Claudio. Poter disporre di un automezzo appositamente attrezzato per interventi di primo soccorso anche complessi, adatti per fronteggiare le crisi post-traumatiche iniziali e consentire un più sicuro trasporto in ospedale.

 

Quella prima clinica mobile, sostituita poi da una seconda più moderna nel 1988, ha salvato fior di piloti da infortuni devastanti quando non peggio – da Franco Uncini a Graziano Rossi, da Michael Doohan a Carlos Checa e Alberto Puig, per citare solo i più famosi – ma ha faticato spesso all’inizio a farsi accettare dai centri medici dei vari circuiti in cui si correva, che si vedevano esautorati dai medici dello staff di Costa come avvenne nel 1989 a Hockenheim, quando la scellerata decisione di non consentire alla Clinica Mobile di intervenire prontamente ha tolto al compianto Ivan Palazzese qualche arma in più in una lotta contro la morte che forse avrebbe potuto vincere.

 

Un bellissimo video, che ripercorre le tappe salienti della carriera di Costa, suscita commozione in tutti i presenti e nel Dottore per primo. Che, ricompostosi, spiega con la consueta saggezza le motivazioni della sua scelta.

«Quando un maestro diventa vecchio ha tre possibilità: o non lascia nessun erede e la sua storia finisce con lui, oppure continua fino a quando anche i suoi allievi sono diventati troppo vecchi per continuare. Una terza possibilità è che si trovi un erede che abbia la sua stessa età quando ha iniziato. Ho scelto Michele Zasa, oltre che per le sue indubbie qualità di medico, perché ha, mese più mese meno, 34 anni, la stessa età di quando ho iniziato»

Zasa sorride, dicendo che in realtà di anni ne ha 35, ma Costa scherzosamente gli parla sopra con un perentorio «No, trentaquattro». D’altra parte l’amore del dottorcosta per le leggende e le simbologie, del passato e del presente, è ben noto a chiunque abbia avuto modo di ascoltare i suoi spesso commossi elogi ai piloti che in lui hanno trovato un dottore tanto per il fisico quanto per l’anima. «Qui a Parma, poi, Zasa – ha concluso Costa – potrà contare sul supporto della struttura sanitaria di Guido Dalla Rosa Prati che è un centro all’avanguardia che saprà accompagnare il cammino della Clinica Mobile»

 

La parola passa dunque a Zasa. Parmense, l’erede di Costa è cresciuto in giro per i circuiti del Motomondiale. E’ stato lui, la scorsa stagione, a soccorrere Jorge Lorenzo dopo il suo terribile incidente di Assen e ad accompagnarlo in Spagna per l’operazione che gli ha consentito di correre quel capolavoro di gara che si è rivelata poi il Gran Premio d’Olanda.

«Sono emozionato – ha dichiarato Zasa – e mi sento pieno di responsabilità. Per portare avanti una storia come questa ci sarà bisogno di tanto lavoro e tanto impegno. Quando ho iniziato a collaborare con lui, nel 2009 all’autodromo di Imola, per me il dottor Costa era un mito: in questi anni mi ha insegnato tanto, soprattutto l’amore incondizionato per i piloti e il valore della medicina per guarire l’anima»

«Non sono il nuovo dottor Costa – si schermisce giustamente, ma con la sicurezza di chi conosce le proprie capacità, Zasa – ma cercherò di portare avanti al meglio questa sua creatura. Sui circuiti europei la Clinica Mobile potrà contare su 6 fisioterapisti e su 2 medici, un rianimatore ed un ortopedico. Abbiamo avuto la fortuna di incontrare Guido Dalla Rosa Prati che è un sognatore come noi e per far durare un sogno come quello della Clinica Mobile è la persona giusta»

 

Guido Dalla Rosa-Prati è infatti un altro dei fattori che determineranno il successo dell’operazione.

«È stato il dottor Costa a sceglierci per portare avanti la sua Clinica Mobile» spiega il patron del Centro Diagnostico Europeo, che ospiterà da oggi in avanti la Clinica Mobile. «Prima mi ha presentato il suo successore Michele Zasa e poi mi ha guardato negli occhi e mi ha chiesto se me la sentivo di portare avanti la sua creatura. La sanità è la mia passione, in famiglia siamo da sempre tutti medici. Ma sono anche uno sportivo appassionato delle due ruote, anche se a me le ruote piacciono quando si staccano da terra: mi piace volare (è pilota di alianti, NdR) e da oggi ho la possibilità di coniugare queste mie due passioni. La Clinica Mobile potrà contare sulle tecnologie d’avanguardia e sugli specialisti del nostro centro diagnostico che, senza falsa modestia, ha ben pochi eguali. Una nuova eccellenza per Parma che esporteremo in tutto il mondo»

 

Alessandro Zanardi in compagnia di Guido Dalla Rosa-Prati e Michele Zasa
Alessandro Zanardi in compagnia di Guido Dalla Rosa-Prati e Michele Zasa

Non poteva mancare infine Alessandro Zanardi, il pilota che assieme a Michael Doohan ha incarnato più di ogni altro quel trionfo della volontà umana sulle difficoltà capace di infiammare l’anima di Costa, e probabilmente di offrirgli il miglior premio per la sua attività. Zanardi ha infatti recuperato la possibilità di camminare e di correre in auto (ma anche in moto – a suo tempo è stato protagonista di qualche giro della pista di Monza) grazie alle protesi sviluppate assieme al Dottor Costa, che da allora è anche amico fraterno del pilota bolognese.

«Anche se è vero che tutti siamo importanti ma che nessuno è indispensabile, questo per il dottor Costa non vale» tributa Zanardi al dottorcosta. »Michele Zasa raccoglie un testimone non facile ma se Claudio, che è un uomo intelligente, ha scelto lui e Guido Dalla Rosa Prati vuol dire che si sente tranquillo»

 

La presenza di Gianpaolo Dallara offre l’occasione per un simpatico siparietto fra Zanardi e Costa. Dovete sapere infatti che le hand-bike con cui Alessandro ha vinto diverse gare (nonché medaglie alle paralimpiadi) vengono realizzate dai tecnici Dallara come progetti collaterali, al che Zanardi racconta un episodio che coinvolge tutti e tre.

«Dovete sapere che sulla prima hand-bike realizzata avevamo un po’ esagerato con la leggerezza. Risultato: alla maratona di Padova, dopo pochi chilometri, un componente cede e io volo fuori, in un fosso, conciandomi piuttosto male. Il dottor Costa, che mi seguiva in moto, mi soccorre subito e mi dice “tranquillo, sta arrivando l’ambulanza”. Già osservando la sua espressione mi ero reso conto di non essere un bello spettacolo, ma capite bene che se Costa – il Dottor Costa – mi dice di lasciar stare, di arrendermi, vuol dire che sono poco meno che in fin di vita. Però non mi sentivo così male, anche se ero una maschera di sangue – mi sono fatto medicare, dare una ripulita, abbiamo sistemato la bici e sono ripartito. Ho spiegato a Costa che c’era mio figlio che mi aspettava all’arrivo in piazza, e per niente al mondo lo avrei potuto deludere. Insomma, è finita che io sono ripartito e ho tagliato il traguardo, Costa ha avuto bisogno lui di cure mediche perché è svenuto dalla commozione…»

 

Chiedete a qualunque pilota e di episodi del genere ne sentirete raccontare a bizzeffe come confermano Iannone e Rinaldi, entrambi aiutati dal Dottor Costa in epoche e modi diversi. Per questo, e non solo per le sue capacità tecniche, Costa lascia un’eredità pesantissima che Zasa ha una gran voglia di raccogliere.

I Motorhome Renault (ce n’è diversi, per seguire al meglio i due Mondiali SBK e MotoGP) sono ospedali viaggianti , che da ora saranno gestiti dai due eredi di Costa. «Sono emozionato e commosso, la Clinica Mobile è passione, vita e un dono che consegno ai miei eredi Zasa e il dottor Guido Dalla Rosa» ha chiuso Costa. «Spero che Dorna, che già sta facendo molto per migliorare la sicurezza dei piloti sotto tutti gli aspetti, mantenga la promessa di proteggere questa struttura. Io? Non vado in pensione, ma faccio un passo indietro. Mi vedrete ancora sulle piste e verrò al Mugello per salutare tutti i piloti. Molti li ho curati, alcuni anche salvati. Saranno sempre nel mio cuore insieme ad Alex Zanardi e ai miei tanti preziosi collaboratori»

 

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