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Quando si pensa ai designer spesso si cade nella trappola di immaginarseli come freddi architetti. Amanti dello stile, formali, didascalici e spesso autoreferenziali. Ola Stenegard è l’esatto opposto di questo stereotipo. Sarà che la moto è un oggetto di passione, sarà che dalle sue parole traspare un essere prima motociclista e poi designer, ma una chiacchierata con il papà della R NineT per qualunque appassionato è un momento che si vorrebbe non finisse mai.
Inevitabile partire dalla R NineT perché al di là del suo significato, come ci ha raccontato poc’anzi l’AD Stephan Schaller, la Café Racer di Monaco è uno dei modelli più venduti della gamma BMW. Un successo che ha preso in contropiede gli stessi vertici di Monaco, che non accenna a scemare (se ci fate caso, anche a distanza di un anno dall’introduzione, resta uno degli argomenti più caldi del mondo moto) e dovuto a diversi fattori. Il principale è probabilmente il coinvolgimento dei riferimenti mondiali del panorama custom secondo un progetto ben preciso.
Credete che si possa parlare di successo per questo progetto? Pensate che si possa ripetere con altri modelli della vostra gamma?
«Quando si pensa ad una moto si sogna sempre che abbia successo, ma la NineT in effetti è andata ben oltre le nostre più rosee aspettative. Sicuramente l’operazione con i preparatori è una parte importantissima nel successo del progetto NineT: il mondo delle special di fatto è governato dai preparatori – è importantissimo per noi ricevere la loro approvazione ufficiale, e soprattutto fare si che grazie a loro si sparga la voce sul fatto che è facile lavorare sulla moto»
«Ecco perché questo progetto è stato molto importante per noi: è stato fondamentale far uscire la moto, far vedere ai preparatori cosa è possibile farci e quanto sia facile, ma anche ricevere un feedback da parte loro: cosa funziona e cosa no, cosa potremmo migliorare e via discorrendo. Devo dire che finora tutti sono stati entusiasti, quindi tutto bene»
«Credo sarà molto più difficile ripetere l’esperienza con altri modelli, un po’ perché in altri segmenti – penso alla nostra GS o ad una tourer come la RT – il proprietario è meno interessato ad un discorso di personalizzazione, e un po’ perché si tratta di moto su cui lavorare è molto più difficile: con la NineT abbiamo pensato la moto proprio per venire incontro alle esigenze di che personalizza le moto, sia a livello professionale sia a quello personale, rendendo il lavoro molto semplice. Quando qualcuno si appresta a lavorare su una moto moderna, specialmente BMW, è sempre preoccupato per l’impianto elettrico, per cui capirete quanto sia importante per noi far vedere quanto invece sia facile modificare la moto, avendo pensato tutto in un’ottica plug-and-play»
Ma non fa un po’ un’impressione strana pensare tanto al design di una moto e poi vederla stravolta in mille maniere, anche se il risultato finale è spettacolare?
«Me lo chiedono spesso: in realtà fa parte del gioco, e in realtà mi piace vedere cosa riescono a tirare fuori dalla NineT. Se ci pensate, il fatto che ognuno dei personaggi che abbiamo coinvolto abbia saputo dare un’interpretazione tanto personale conferma la validità dell’iniziativa»
BMW è storicamente molto interessata e precisa nella definizione del linguaggio formale delle proprie auto e moto, con stilemi che identificano chiaramente tanto il marchio quanto il segmento di ciascun modello. Sulla base di questo concetto ci sono interazioni fra i reparti stile auto e moto? Prendete qualcosa dai vostri cugini delle quattro ruote o BMW Motorrad va in una direzione tutta sua?
«I due reparti stile sono separati, ma così come noi abbiamo libero accesso alle risorse del centro stile auto, così i ragazzi delle auto possono venire liberamente nei nostri uffici e vedere cosa stiamo facendo, chiedere pareri, trovare ispirazione. All’atto pratico la comunicazione, l’ispirazione va in entrambe le direzioni e trovo la cosa davvero bella. Ci fa anche molto comodo che il responsabile design del gruppo BMW sia un appassionato di moto e un motociclista lui stesso; gli piace occuparsi di noi e può venire a trovarci e darci opinioni con cognizioni di causa, tanto come designer che come motociclista – avere questo tipo di feedback da un capo è di importanza fondamentale»
«E’ anche divertente vedere a volte qualche particolare “nostro” nelle auto del gruppo: di recente mi è capitato di entrare al centro stile e restare perplesso, tipo “ehi, ma quello sembra un dettaglio di una nostra moto…” e scoprire che è proprio così. Di che auto si tratta? Spiacente, non posso dirvelo – si tratta di modelli che devono ancora uscire»
Ultimamente stiamo assistendo ad una riscoperta di linee e concetti estetici classici, con molti richiami all’art déco – un esempio è la spettacolare K 1600 NURBS che ha recentemente trionfato all’AMD di Colonia. BMW potrebbe riscoprire diversi elementi estetici di questo tipo nel suo passato – avete qualcosa in programma a riguardo?
«E’ difficile scendere troppo nello specifico riguardo al passato. Quando abbiamo pensato alla R NineT, ad esempio – forse la prima moto con cui BMW recupera realmente linee retrò – siamo stati estremamente chiari a livello progettuale: non volevamo rifare una moto del passato, sarebbe stato troppo facile. Abbiamo piuttosto voluto recuperare uno stile: se guardate la R NineT non troverete nemmeno un pezzo che vi farà dire ‘Ehi, quello è della R-qualcosa!’»
«Abbiamo preso diversi elementi che ci piacevano e li abbiamo armonizzati in una moto moderna, perché se la guardate con attenzione è facile vedere come la NineT sia certo una moto dall’estetica classica, ma con elementi e componentistica modernissime in cui abbiamo semplicemente cercato di catturare lo spirito dei nostri 90 anni di storia. Insomma: copiare dal passato è troppo facile, trovo molto più stimolante trarre ispirazione per creare qualcosa di nuovo»
Se dovessi nominare una moto iconica, un modello particolarmente significativo, la moto del passato che ti piace di più quale sarebbe?
«La mia preferita è una moto da corsa: il siluro con cui Ernst Henne (che BMW ha portato, NdR) ha conquistato i suoi record di velocità – è una moto cattivissima. La amo, vi basta guardarla per capire che anche oggi sarebbe una Bobber cattivissima. L’abbiamo portata quest’anno al Wheels and Waves per la mostra Art Bike, e si integrava perfettamente con le moto che le stavano attorno, special appena nate dalle mani dei migliori customizer del momento. E’ sicuramente la mia preferita di tutti i tempi – adoro quella moto. E anche la sua storia è incredibile, soprattutto pensare che si tratti della moto originale: è stata conservata, non restaurata. Ci sono tante moto che mi piacciono: la R54, la R90S… ma quella a cui torno sempre è quella. Respect!»
Gettiamo un rapido sguardo al future dello stile delle famiglie più importanti di casa BMW: Adventure, sportive, turistiche. Come si evolveranno?
«E’ una domanda molto difficile da rispondere – ogni famiglia ha personalità ed esigenze estremamente specifiche: una NineT è diversa in questo senso da una turistica, che a loro volta sono diverse da una sportiva… credo che uno dei concetti più importanti per il futuro sarà il fatto che il cliente possa personalizzare la propria moto. Non arriverei a parlare di customizzazione in senso stretto, quanto piuttosto il poter scegliere fra diverse proposte all’interno di un modello per sentire la moto più propria, più vicina ai propri gusti e personalità»
«Il motociclista non ama parcheggiare in mezzo ad altre venti moto tutte uguali alla sua. Magari a qualcuno bastano piccole differenze, altri la vogliono radicalmente diversa, ma il concetto rimane quello: dobbiamo fare moto che il cliente possa personalizzare più facilmente. Nel campo delle sportive credo che il discorso sarà per lo più tecnico, e si giocherà molto sull’evoluzione dell’elettronica – io stesso vado in pista, e apprezzo molto la sicurezza e la confidenza che ad esempio la nostra S1000RR sa darmi. Ma tutte le funzioni dell’elettronica dovranno diventare sempre meno intrusive, per dare al pilota l’illusione del perfetto controllo sul comportamento della moto mentre in realtà sarà lì a lavorare costantemente per salvargli la pelle!»
Ma la definizione estrema dei modelli per segmento non è un po’ in contrasto con la necessità di creare un family feeling per le moto del marchio?
«In realtà servono entrambe le cose: le nostre moto devono avere un DNA comune, quella cosa che fa si che anche togliendo il marchio la gente le possa identificare immediatamente come delle BMW – possono essere aspetti diversi, come le pannellature della carrozzeria o l’asimmetria, ma anche naturalmente lo stesso propulsore boxer. Questi sono aspetti che unificano, che collegano l’uno all’altro i modelli BMW. Ma già in questo potete vedere diverse caratterizzazioni: pensate alla GS e alla S1000RR, entrambe hanno fari asimmetrici ma con interpretazioni molto diverse»
«Possono essere anche piccole cose: pensate agli spoiler della K1600, che di fatto richiamano quelli della S1000RR – insomma, parliamo di piccoli dettagli che uniscono tutti i nostri modelli. La precisione nella realizzazione, la qualità costruttiva, l’innovazione sono altri elementi che caratterizzano tutte le nostre moto; l’innovazione in particolare è uno dei capisaldi di BMW, e si può concretizzare sotto diversi aspetti. La RR è stata ed è ancora innovativa per l’elettronica, la NineT lo è perché pur essendo una moto classica è configurabile in diversi modi, è personalizzabile con facilità. L’emozione invece le distingue una dall’altra: il linguaggio formale deve rispondere alle aspettative del cliente di quel segmento specifico – i concetti estetici di una GS sono per forza completamente differenti da quelli di una K 1600GT. Possiamo dire che la precisione accomuna le BMW, le emozioni separano una NineT da una GS o una RR»