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Non è raro poter incontrare race replica senza fari e con le slick: di certo chi le guida non è lì a godersi il panorama, tra l’altro veramente splendido, o il fresco
Certo, provocare una caduta potenzialmente mortale spargendo olio sulle curve è un gesto criminale e si spera che il responsabile (sulla cui identità sembra vi sia già più di un sospetto) venga presto fermato prima che ci scappi il morto. La verità è che in questi ultimi anni il morto c’è scappato. Ma non per colpa di qualcuno: abbiamo fatto tutto dal soli, noi motociclisti.
La “Mareneve” è ogni settimana teatro di sfide e ascensioni alla vetta del vulcano, mentre la vigilanza da parte dei carabinieri e della polizia stradale è incostante, seppure lodevole. Non è raro poter incontrare race replica senza fari e con le slick: di certo chi le guida non è lì a godersi il panorama, tra l’altro veramente splendido, o il fresco.
Purtroppo, per citare un autorevole Tanca, la madre dei cretini è sempre alacremente al lavoro e non c’è da sorprendersi se poi un uomo esasperato da centinaia di motociclette velocissime che salgono e scendono dalla statale in un via vai assordante, pericoloso e soprattutto fuorilegge, alla fine decide di farsi giustizia da solo con un gesto da codice penale.
Noi, in quanto motociclisti, a volte non sappiamo darci delle regole e corriamo il rischio di apparire fracassoni, spericolati e prepotenti, con questi risultati. Ma è un discorso vecchio e trito che rischia di scadere nei soliti luoghi comuni e nella demagogia più becera.
Nell’attesa che anche questo evento passi nel dimenticatoio, divertiamoci, con la massima prudenza. Ma occhio, amici, e rispetto per tutti. Lo stesso beffardo rispetto che deve avere avuto il folle, esausto come l’olio motore da lui sversato sulla “Mareneve”, collocando in cima e a valle della strada che ha provveduto a rendere pericolosissima, due piccoli cartelli vergati a mano che recavano a mo’ di avvertimento la scritta: “OLIO”.
Antonio Privitera