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L'avventura in Colombia è ufficialmente iniziata: ieri sono arrivato a Cali dopo uno scalo infinito di 8 ore a Bogotà (considerate che il volo Atlanta-Bogotà è stato di sole 4 ore...) e oggi abbiamo preparato e caricato le due KLR650 che useremo per il nostro tour.
Il giro prevede 10 giorni per la maggior parte in fuoristrada, a cavallo tra le cordigliere di montagne che separano Cali da Medellin e Bogotà. Sono queste le ultime pendici delle Ande, e Mike (la nostra guida) ci ha già detto che andremo oltre 4.000 mt di altitudine in almeno un paio di occasioni.
Personaggio interessante questo Mike, un danese (vero nome Mikkel) che si è fermato qui sei anni fa dopo aver dovuto “abortire" un viaggio lungo la Ruta 40 Transamericana a causa di una ondata eccezionale di freddo. Ha scelto Cali quasi per caso, ha conosciuto la sua futura moglie poco dopo e in men che non si dica aspettavano già una bambina e avevano aperto il loro ostello nella zona sud della città.
Il business dei tour in moto, che si chiama Motolombia, è nato anche quello per caso, con i turisti ospiti dell'ostello che gli chiedevano di noleggiare la sua vetusta Aprilia Caponord.
Oggi Motolombia è una realtà fatta di tre sedi (Cali, Bogotà e Medellin) ed un parco moto di quasi 30 unità, di cui 20 disponibili nel quartier generale di Cali.
Tra ieri e oggi ho avuto modo di dare una veloce occhiata in giro, e mi sono reso conto di quanto sia importante il ruolo delle moto in questa zona, grazie anche ad un clima favoloso.
Tutti hanno una moto e chi non ce l'ha la desidera. Il parco circolante è molto simile a quanto avevo già visto in Brasile, con semplici modelli a quattro tempi di piccola cilindrata che la fanno da padrone. Tutte le quattro Case giapponesi sono equamente rappresentate e queste piccole monocilindriche vengono usate per ogni tipo di trasporto, arrivando anche ad attaccarci piccoli carrelli. Le ho viste per ora usate per trasportare posta, pizza, macchine fotocopiatrici, ruote di automobili e piccoli animali. Si vedono anche tanti scooter probabilmente di origine cinese, quasi tutti a marce data la natura collinosa del territorio, dove un cambio a variatore probabilmente farebbe più fatica. Il cambio è di quelli a frizione automatica - come da noi lo sono le pitbike più piccole, per intendersi - e la leva a pedale è di tipo a bilanciere, per non rovinare le scarpe delle tante eleganti signorine che ho visto guidarli (con tanto di tacco 12).
Non mancano però le moto più blasonate, come le Suzuki DL650 V-Strom, qualche Triumph, qualche BMW R800 GS e persino delle KTM Duke 125.
Gli stop sono delle vere e proprie roulette russe: arrivano sparati e suonano il clacson per farsi notare. In una frazione di secondo calcolano poi se frenare tipo staccata della prima variante a Monza o se "mettersi in carena" e bruciare lo stop completamente
Il fatto che il nostro giro sarà prevalentemente fuoristrada mi tranquillizza non poco perché qui, per quel che ho visto finora, guidano tutti come dei pazzi scatenati. Penso che per qualcuno in arrivo dall'Italia lo shock sarebbe minore, ma per me che da 6 anni circolo in moto solo negli USA questi colombiani mi sembrano tutti dei kamikaze. I semafori li rispettano, ma gli stop sono delle vere e proprie roulette russe: arrivano sparati e suonano il clacson per farsi notare. In una frazione di secondo calcolano poi se frenare tipo staccata della prima variante a Monza o se "mettersi in carena" e bruciare lo stop completamente. ARGH!
Ieri per attraversare la strada ci ho messo quasi 5 minuti pieni di orologio... Io ero lì a esitare mentre anche una coppia di vecchietti si è lanciata verso l'altro marciapiede, incurante del traffico incombente.
Altra cosa che ho notato è quanto qui usino la moto in coppia. Il marito che lascia la moglie al supermercato, i fattorini che lavorano assieme, con uno che accosta velocemente e l'altro che consegna le raccomandate. Persino i poliziotti viaggiano in due sulla stessa moto, verniciata in giallo/verde fluorescente: in caso di necessità il pilota continua a guidare mentre il passeggero interviene, essendo anche più libero, immagino, di estrarre la paletta o la pistola...
Cosa curiosa sono i caschi - qui obbligatori integrali o modulari - che devono riportare il numero di targa della moto, anche quello del passeggero, e i gilet con inserti ad alta visibilità che diventano obbligatori tra le 6 di sera e le 6 del mattino, ovvero nelle ore di buio. Anche questi gilet riportano la targa della moto, e quando si compra un mezzo usato quasi sempre con esso si "eredita" anche il gilet rifrangente.
Pietro Ambrosioni