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Battere il record di velocità terrestre per motori alimentati a gas naturale? DIno Romano ci ha creduto e continua a crederci con il suo team, creando una favolosa moto per questo scopo, "Cherry" e dopo un intoppo quest'anno, tenterà di nuovo il record alla Speed Week 2019, che si svolge a Salt Lake City, nello Utah (USA). Anche noi di Moto.it crediamo in lui e nel suo progetto così, anche per la prossima edizione, saremo suoi media partner. Nel frattempo, qui di sotto, potrete leggere l'entusiasmante racconto dell'avventura a stelle e strisce di quest'anno.
Come spesso accade per tante belle storie avventurose, anche quella di Dino Romano ha origine da una serata tra amici, di quelle in cui basta una bottiglia di buon vino per gettare un ponte tra i ricordi del passato e i sogni futuri. Nasce così, tanti anni fa, l'idea di partecipare alla leggendaria Speed Week di Bonneville; un desiderio che diventa un progetto concreto solo alcuni mesi fa, quando Dino comincia ad organizzare un team con cui costruire la motocicletta e affrontare ogni dettaglio della trasferta oltreoceano.
L'impresa ha un nome evocativo, Open eyes dream (Sogno ad occhi aperti), e un obiettivo da centrare: il record di velocità terrestre per motori alimentati a gas. Il team assume velocemente la sua forma definitiva, che prevede un tris di piloti composto dallo stesso Dino, da Rosaria Fiorentino e Domenico Fasanella.
La crew comprende una folta schiera di appassionati professionisti, tra tecnici, designer e addetti alla comunicazione e alla logistica: ognuno dona al progetto entusiasmo, esperienza e risorse. Un'impresa che richiede sforzi organizzativi enormi e non prevede premi in denaro, una lucida follia che ripaga dei sacrifici e dei rischi unicamente con la possibilità di vivere un'esperienza incredibile e di entrare nell'olimpo degli uomini più veloci al mondo. Questa è la Speed week, fin dalla sua prima edizione, nel lontano 1912.
Migliaia di piloti da tutto il mondo che ogni anno si danno appuntamento per gareggiare sul lago salato di Bonneville: un fascino irresistibile che ha catturato anche l'attenzione di importanti sponsor, senza i quali il sogno sarebbe rimasto nel cassetto. Tra questi: Pakelo Lubricants, LS2 Helmets, Zard Exhaust , MBE Motor Bike Expo Verona, Virgin Radio, Metalbike Garage, Carbon Dream, DR Motodalcuore , U-BOAT Italo Fontana, Phoenix Racing, Sturgis Buffalo Chip (USA), Porca Vacca - SmartFood.
Difficile rendere in poche parole le difficoltà affrontate negli ultimi mesi. Bisogna immaginare di partire da un foglio bianco; lo schizzo di una moto che non c'è, che non è una moto come le altre e che deve essere pensata, progettata e costruita per uno dei traguardi più impegnativi che un pilota può prefissarsi, quale può essere un record di velocità. A complicare le cose, la decisione di ricorrere ad un tipo di alimentazione inusuale per questo genere di competizioni, il gas propano liquido, e le problematiche legate al contesto in cui si gareggia: la resa del motore al variare della temperatura nell'arco della giornata, il fondo del lago salato costituito da un primo leggero strato friabile e uno inferiore più compatto, ma con densità e livellatura variabili.
Dal primo bozzetto su carta, la moto è stata sviluppata gradualmente per rientrare nelle specifiche della categoria assegnata; a Bonneville corrono mezzi di ogni genere, suddivisi in categorie definite in base alle loro caratteristiche tecniche, cilindrata, carrozzeria, alimentazione, etc... Ciliegia, così è stata ribattezzata affettuosamente la moto, è una moto carenata che monta un motore 4 cilindri da circa 1000cc. Ad iniezione elettronica, in grado di erogare oltre 240 cv, gestiti tramite un cambio elettronico.
Il telaio in acciaio al cromo-molibdeno è stato creato praticamente attorno al motore, con un lungo forcellone posteriore per assicurare stabilità e trazione alle alte velocità, capace di accogliere il pilota che corre praticamente sdraiato su di essa. La carrozzeria, completamente avvolgente ma priva di copertura superiore, rientra nella tipologia “Partial Streamlining” e raggiunge una lunghezza complessiva di circa 3,40 mt. Le sue forme sono state studiate in funzione dell'aerodinamica ed è realizzata in 3 parti, smontabili per agevolare la regolazione e manutenzione della moto.
La costruzione materiale della motocicletta ha richiesto oltre 4 mesi, con gli ultimi due particolarmente frenetici per completarne la messa a punto. Parallelamente al suo sviluppo, l'impegno del team è stato totale nel portare a termine tutte le altre fasi del progetto: la ricerca degli sponsor, la definizione dell'equipaggiamento necessario, la logistica che comprendeva voli, alberghi, mezzi di trasporto per moto, persone e attrezzature. Infine, le presentazioni pubbliche per far conoscere Open Eyes dream e conquistare l'attenzione necessaria al sostegno dell'impresa.
Giovedì 2 agosto Agosto, Roma. Mesi di duro e frenetico lavoro che improvvisamente s'interrompono nel momento in cui, finalmente imbarcati in aereo per raggiungere l'America, la stanchezza ha il sopravvento e gli occhi si chiudono. Come in un film, dissolvenza e cambio di scena. All'arrivo a Los Angeles inizia la seconda parte dell'avventura. Si recupera la moto, spedita giorni prima, si ritira il pick up e il camper che sarà la casa del team dal 4 al 24 agosto, si forma il convoglio e si riparte. On the road fino allo Utah, attraverso paesaggi da cartolina e con un tasso di adrenalina stellare.
Mercoledi 8 Agosto, Los Angeles. L'avventura non è tale senza qualche difficoltà da superare, e nella lunga tappa di avvicinamento al lago salato il destino ha in serbo qualche sorpresa per il team: guasti, forature, problemi di carburante. Tante piccole peripezie che rendono ancora più agognata la meta finale. Mano a mano che ci sia avvicina al lago, si incontrano i convogli degli altri partecipanti e l'emozione cresce a dismisura.
Sabato 11 Agosto, Salt Flats. È l'alba quando il team arriva al lago salato. Una distesa bianca in cui è difficile scorgere l'orizzonte, ovunque ci si volti a guardare. Si scende dal camper e dal pick-up un po' come Neil Armstrong fece sulla luna nel '69. Per tutti è un'emozione inedita, ma siamo certi che lo sia anche per i veterani, quelli che ogni anno fanno l'impossibile pur di presentarsi puntali sulla pit lane di Bonneville.
La prima giornata è dedicata alle verifiche. Come nel celebre film “Indian – la grande sfida”, con Anthony Hopkins nei panni del pilota neozelandese Burt Munro, il lago salato si anima fin dalle prime luci del giorno del via vai frenetico di centinaia, migliaia di persone che si preparano a vivere una giornata di gare. Si allestisce la postazione, si aprono le tende per proteggersi dal sole che diventa ogni ora più cocente, si controlla la moto e si ammirano mezzi fantastici, a 2 e 4 ruote, fino a quel momento visti solo in foto. Si attende l'esito delle verifiche e ci si prepara, anche psicologicamente, al giorno successivo: da domani si fa sul serio, ragazzi!
Giovedì 16 Agosto, Salt Flats. Sono stati giorni di fuoco a Bonneville, nel vero senso della parola. Fin dal primo momento, in pista, quando terminate le verifiche tecniche il team ha affrontato le prime sfide sul suolo rovente del lago salato, con temperature tali da rendere difficile e faticoso ogni singolo gesto. Alla Speed Week, i rookies devono guadagnarsi sul campo il privilegio di affrontare la sfida del record mondiale di velocità.
Ogni pilota ha dovuto conquistare 4 licenze, effettuando lanci giornalieri in cui toccare velocità crescenti, comprese in un determinato intervallo. Dalla prima licenza, la “D”, in cui bisogna effettuare passaggi ad una media compresa tra le 125 e le 149 miglia orarie, fino alla “A”, che consente di superare la soglia delle 200 miglia orarie e, nel caso della nostra moto, accedere alla pista lunga su cui tentare il record di categoria.
Non esistono prove libere né test, quindi i piloti hanno dovuto imparare sul momento a gestire il comportamento della moto in corsa, il fondo con aderenza variabile e imprevedibile, e in assenza di contakm e altri dispositivi, a calcolare il regime di giri motore giusto in base al rapporto inserito per raggiungere le velocità prestabilite. Basti pensare che “Cherry” (così gli altri concorrenti chiamavano la nostra moto) supera le 150 mph già in prima marcia, con le ruote che tendono a slittare sul sale fino alla quinta!
All'alba del 16 Agosto, il team al completo era già pronto sulla pitlane in attesa del proprio turno per tentare il record. Con la moto piazzata all'ombra dietro il camper, la moka del caffé sul fornello del camper e i ragazzi intenti a scambiare quattro chiacchiere con gli altri team per alleggerire un po' la tensione. Tutto era pronto per un'altra, fantastica giornata di corse, in cui salvo seri imprevisti nulla avrebbe potuto impedire a Cherry di diventare la moto alimentata a GPL più veloce del mondo.
Giorni di fuoco, dicevamo. Infatti è stato proprio un principio d'incendio a rovinare tutto: l'imprevisto in agguato che ha fermato la corsa verso il record. Un cortocircuito, che ha incendiato la batteria e una centralina, riducendo l'impianto elettrico ad un ammasso informe di cavi fusi. Nonostante il pronto intervento con gli estintori, il danno è risultato tale da non poter essere riparato nel poco tempo disponibile.
È stato lo stesso Dino, in lacrime, ad annunciare la resa poche ore dopo, durante una delle numerose dirette video effettuate durante quei giorni intensi e indimenticabili. “Sono le corse, succede...” - ha commentato Domenico. Ma se di resa si è trattato, è stata solo temporanea e il traguardo finale è rimandato al prossimo anno.
"Cherry " è comunque diventata la moto a GPL più veloce al mondo, registrata a Bonneville con 176,640 mph di media , ma non ha portato a casa il record di categoria che comprende anche le moto a benzina, proprio a causa dell'incidente tecnico.
Il team al completo, orgoglioso dei risultati ottenuti, avendo costruito da zero e in pochi mesi una squadra affiatata e una moto eccezionale, tornerà nel 2019 a Bonneville per riprendersi quanto il destino beffardo gli ha tolto. Il sogno ad occhi aperti, quindi, continua.
TESTO DI: Francesco Bellesi
PHOTO CREDITS: Giulia Cirillo - Virgilio D'Ercole