Ossa torna all'Eicma con il trial TR-i 280

Ossa torna all'Eicma con il trial TR-i 280
I trialisti dai capelli ingrigiti saranno certamente lieti di di ritrovare al prossimo Eicma di Milano (dal 10 al 15 Novembre) lo storico marchio spagnolo Ossa.
3 novembre 2009

Ossa è un'azienda famosa negli negli anni settanta, specialmente per le sue moto da trial che combattevano alla pari con le Bultaco e le Montesa sui campi di gara a livello mondiale.

Citiamo in particolare la più celebre: la mitica MAR 250,  ovvero la "Mick Andrews Replica"  identica alla moto che nel biennio 1971/72 vinse il Campionato Europeo (solo nel '75 sarebbe diventato Mondiale) grazie al celebre campione inglese, vincitore anche di ben 6 edizioni della prestigiosa Scottish Six Days Trial.
Il rinato marchio spagnolo comparirà su un prototipo, definito "rivoluzionario" per via delle sue  innovazioni tecniche, la cui sigla è TR-i 280. Com'è arguibile, e forse anche logico, si tratta di una moto da trial, verosimilmente con motore a iniezione.
Ma il marchio Ossa - acronimo di Orpheo Sincronic Sociedad Anónima - non è stato soltanto sinonimo di trial, nel corso della sua storia durata una sessantina d'anni, che val la pena di riassumere. L'azienda nacque infatti a Barcellona nel 1924 come produttrice di dispositivi audio  per il cinema muto e, più avanti, di ottimi proiettori cinematografici, grazie alla passione cinefila di Manuel Giro, un giovanotto appassionato anche di velocità sull'acqua - ove ottenne anche alcuni record - e più tardi, anche su strada, ove corse con una Norton 500 per poi dedicarsi ai sidecar. Già progettista di performanti motori fuoribordo, Giro si dedicò anche ai motori da moto, realizzando un bel monocilindrico a due tempi da 125 cc, del quale curiosamente vendette il progetto alla Montesa, che ne fece la sua bandiera.

Passata la burrasca della Guerra Civile spagnola e del secondo conflitto mondiale, nel 1949,  nacque la prima motocicletta Ossa, una 125 economica con cambio a tre marce da 75 km/h, della quale furono venduti ben 14.000 pezzi. Era il primo di una lunga serie di modelli, tra cui un incredibile cinquantino capace di percorrere ben 80 chilometri con un litro di benzina.  Nel frattempo, a Manuel Giro si era affiancato il giovanissimo figlio Eduardo, un vero genietto che a soli quindici anni progettò e realizzò un motore da 15.000 giri! Fu con lui che Ossa iniziò ad allargare i suoi orizzonti anche verso i mercati esteri, e verso le competizioni ad alto livello. Come la celebre "24 Ore di Barcellona", che si correva sulle colline del Montjuich (ove attualmente si trova il villaggio olimpico), dove la Casa spagnola si presentò con due prototipi monocilindrici da 175 cc (sempre a due tempi) che, in barba allo scetticismo generale, centrarono un'incredibile doppietta massacrando letteralmente le ben più quotate Bultaco (di proprietà di Don Francisco Bultò, nonno di Sete Gibernau) e Montesa, che vennero addirittura doppiate.
Da allora Ossa iniziò a inanellare successi, oltre che nelle gare di durata, anche nel motomondiale, grazie anche anche al talento di uno dei più forti piloti di fine anni sessanta: il giovane Santiago Herrero. Il formidabile spagnolo, in sella a una sofisticata 250 a due tempi con telaio monoscocca in alluminio, ma pur sempre monocilindrica,  non solo infastidì costantemente - specie sui circuiti guidati - le potentissime "due tempi" Yamaha a quattro cilindri di Phil Read e Bill Ivy nel '68, piazzandosi poi settimo assoluto, ma l'anno dopo lottò costantemente gomito a gomito con le bicilindriche Yamaha ufficiali di Andersson, Carruthers e Rodney Gould (che poi vinse il titolo) piazzandosi terzo assoluto per un solo punto e distaccando di ben  38 punti la Benelli quadricilindrica a quattro tempi di Pasolini. Nel '70 Herrero e la sua Ossa si ripresentarono in gran forma, ma purtroppo il terribile Tourist Trophy, com'è accaduto fin troppo spesso, fu impietoso con lo spagnolo, che il 9 giugno perse la vita sull'asfalto bagnato dell'Isola di Man.

La Ossa decise quindi di ritirarsi dal motomondiale,  ma nel frattempo aveva iniziato a produrre anche motociclette da cross, velocità e, appunto, trial, specialità, quest'ultima, che portò ai successi di Andrews.
Non solo, la famiglia Giro aveva iniziato a lavorare anche su un motore bicilindrico raffreddato ad aria - rigorosamente a due tempi - che esordì nel '68 sul prototipo Yankee 460 MX da cross, per andare a equipaggiare la GT Yankee 500 Z nel '72. Non solo: aggiungendoci altri due cilindri ai lati, nel '72 nacque anche il prototipo della rabbiosa Byra 1000 da ben 115 cv e 240 km/h (che debuttò al Montjuich con una disastrosa caduta, ma poi corse qualche altra gara) cui seguì, sempre a rimanendo a livello di prototipo, la Yankee 1000 stradale.
Purtroppo, però, in concomitanza col declino del regime del generalissimo Francisco Franco e con la presenza sempre più aggressiva della concorrenza giapponese, le cose iniziarono ad andar male per l'industria motociclistica spagnola, che iniziò a languire inesorabilmente.
Nel 1979 la Ossa venne assorbita dalla Bultaco, ma non passarono tre anni prima che anche quest'ultima chiudesse i battenti, proprio mentre la Montesa stava entrando nell'orbita Honda. Nell'84, la famiglia Giro cedette il marchio ad una cooperativa che lo trasformò in Ossamoto, ma senza successo.
A distanza di un quarto di secolo, comunque, il marchio Ossa ha ancora parecchi estimatori nel mondo, basta farsi un giretto su Internet per rendersene conto (a tal proposito alleghiamo alcuni link). Il suo coraggioso ritorno, quindi sarà certamente ben accolto.

Di seguito, alleghiamo un paio di link interessanti per gli appassionati del genere:

http://hem.passagen.se/ossa/ossa.htm
http://motoguapa.lamaneta.net/Yankee3.html
 
Ed ecco due video: il primo riguarda una rarissima intervista a Santiago Herrero, registrata al fatale TT del 1970; il secondo ci mostra Mick Andrews oggi, in veste di insegnante di trial "classico":



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