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La bozza della Legge di Stabilità elaborata dal Governo di Matteo Renzi contempla la reintroduzione della tassa di proprietà per i mezzi che hanno compiuto venti anni ma non ancora trenta.
Gli appassionati di auto e di moto d'epoca, così come gli enti che tutelano e si fanno promotori di questi settori (FMI per le moto, ASI per le auto) sono sul piede di guerra e attendono nelle prossime ore di conoscere il testo ufficiale del Disegno di Legge.
La FMI è pronta a chiedere al Parlamento e al Governo di rivedere le proprie posizioni, impegnandosi per tutelare il settore storico e d'epoca, che rappresenta una parte importantissima della nostra cultura.
La storia dovrebbe insegnare. L'introduzione del superbollo per le auto, varato sciaguratamente dal Governo di Mario Monti, colpì le auto con potenza superiore ai 250 cavalli (indipendentemente dall'anzianità e dal valore), uccidendo il settore delle auto sportive e causando una diminuzione del gettito fiscale stimata in 140 milioni di euro all'anno.
Oggi con la reintroduzione del bollo sulle moto e sulle auto over 20 lo Stato si illude di far guadagnare alle Regioni chissà quali cifre. Succederà l'esatto opposto: tanti mezzi - finora conservati - finiranno alla demolizione o all'estero. Proprio come avvenne grazie al superbollo di Monti.
Il Disegno di Legge di questi giorni rischia di mandare all'aria tanti anni di lavoro della FMI. La tassa era stata abolita nel 2000 dalla Legge 342 per tutti i veicoli che avessero compiuto 30 anni e per una rosa di mezzi che ne avessero compiuti venti (ma non ancora trenta), individuata da ASI e, per le moto, dalla Federazione Motociclistica Italiana.
Per tale ragione abbiamo voluto sentire il presidente della FMI, Paolo Sesti, per capire come finirà questa vicenda italiana che, ancora una volta, colpisce il mondo delle due ruote e sottolinea il pressappochismo della nostra classe politica.
Perché reintrodurre il bollo sulle moto storiche porterà sicuramente alla demolizione di tantissimi mezzi, con inevitabili ripercussioni anche sull'indotto. E quindi meno ricambi, meno mano d'opera, meno transazioni; in due parole: meno entrate.
«La bozza del Disegno di Legge di Stabilità elimina questo beneficio per i mezzi storici tra i venti ed i trenta anni, lasciandolo in vigore per i veicoli che di anni ne hanno già compiuti trenta. Il Governo non ha interpellato noi né altri. Se lo avesse fatto, avremmo scoraggiato in tutti i modi questo provvedimento, in primo luogo perché da 14 anni, ovvero dalla emanazione dell'articolo 63 della legge 342/2000, stiamo lavorando nella direzione opposta, incoraggiandoo il collezionismo e la conservazione dei mezzi più anziani. Inoltre riteniamo che dal punto di vista economico non ci saranno maggiori entrate alle regioni dalla tassa automobilistica: lo dimostrano le centinaia di messaggi che stiamo ricevendo in questi giorni, in cui gli appassionati minacciano di mandare alla demolizione i propri vecchi mezzi se verrà reintrodotta la tassa di possesso. In tempo di crisi, se il costo di una passione è troppo elevato, vi si rinuncia».
La FMI come si muoverà adesso? Avete già preso contatto con la Commissione Trasporti?
«Stiamo attivando i nostri rapporti istituzionali per scongiurare o quantomeno diminuire gli effetti di un cambiamento di direzione tanto radicale. Non capiamo come mai qualche anno fa lo Stato teneva alla conservazione dei mezzi storici, tanto da sgravarli fiscalmente ed oggi invece dimentichi tutto questo, rischiando di vanificare tutto il nostro impegno di questi anni con la Determinazione di modelli di motoveicoli di particolare interesse storico e collezionistico, offerta con dedizione alle regioni (un elenco di modelli, che non dovevano essere iscritti al Registro Storico FMI). Ci auguriamo che il Governo porti dei correttivi al testo, altrimenti chiederemo al Parlamento di modificarlo».
Ci sono margini perché la norma non passi? Siete in contatto con le Regioni per capire se da parte loro c'è la volontà o meno di adeguarsi al disegno di legge?
«In questo momento non è possibile fare previsioni sul DDL di Stabilità. Alcune Regioni non hanno mai avuto grande simpatia per le agevolazioni previste per i mezzi storici. Se dunque l'esenzione del bollo è stata tacita fin dall'inizio per i trentennali, i veicoli di venti anni sono stati sempre oggetto di contestazione. Più che altro le auto, per le quali l'entità del parco circolante e l'entità della tassa di possesso sono ben più consistenti. Inoltre il cambiamento della norma nazionale rischia di gettarci nel caos, perché, nell'ambito del federalismo fiscale, molte Regioni hanno emanato una propria legge in autonomia. Attualmente la norma nazionale non trova applicazione uniforme in tutte le Regioni».
L'abrogazione dell'esenzione dal bollo e il rischio che le tariffe assicurative salgano per i veicoli con oltre 20 anni avranno ripercussioni gravi sul settore delle moto e auto d'epoca. Avete già valutato e quantificato la reazione del mercato in Italia?
«Il mercato del nostro settore, già in questi anni fortemente in declino, non ha davvero bisogno di provvedimenti come questi che – ripeto – non raggiungeranno neppure l'obiettivo primario di riempire le casse delle Regioni. Quanto alle tariffe assicurative, posto che siamo nel libero mercato, ci auguriamo che esse non vengano toccate. L'articolo 63 della legge 342/2000 che viene parzialmente abrogato dal DDL Stabilità parla di bollo auto e non tocca lo status di veicolo di interesse storico e collezionistico, che i mezzi ottengono quando, al compimento del ventesimo anno di età, si iscrivono ad uno dei registri storici menzionati dal Codice della Strada. A quest'ultimo fanno riferimento le compagnie assicurative per praticare tariffe agevolate».
Qual è il vostro giudizio su questa manovra? Che senso ha colpire ancora il settore della moto e dell'auto, già oppresso da una tassazione diretta e indiretta elevatissima?
«Posso dirle cosa aspetteremmo noi appassionati di questo settore: vorremmo che i mezzi di interesse storico e collezionistico venissero riconosciuti come beni culturali e, come tali, da tutelare perché danno lustro alla storia industriale del nostro paese e di conseguenza a tutti noi. Ci aspetteremmo che lo Stato ne incoraggiasse il restauro e la conservazione, facendone materia di studio per gli istituti tecnici, rendendo quindi il settore dei veicoli storici una opportunità di impiego professionale. Un mezzo di interesse storico e collezionistico o d'epoca rappresenta un patrimonio da passare ai giovani, un utile veicolo per tramandare passione, rispetto per il passato, amore per la storia».