Perché è saltato il Motorally in Veneto?

Perché è saltato il Motorally in Veneto?
Sabato e domenica era programmata nelle Dolomiti l’ultima prova del campionato italiano Motorally. Ma tutto è stato annullato all’ultimo istante. Ecco perché
21 settembre 2017

La Cronaca

Campionato italiano Motorally. Sabato 16 e domenica 17 settembre era in programma un grande evento: l’ottava ed ultima prova si correva per la prima volta nelle Dolomiti. “Primo Motorally delle Dolomiti a Selva di Cadore”, 130 concorrenti da tutta Italia impegnati su 139 chilometri e con due settori selettivi creati dal motoclub Belluno Racing, con diversi titoli ancora da assegnare.

Ma tutto salta all’ultimo momento, esattamente alle 11 di venerdì 15 settembre. Alle 14.01 esce il comunicato ufficiale dell’organizzatore, Rally Managing Group: «Con rammarico si comunica che l’ottava prova del CIMR è stata annullata. La Regione Veneto questa mattina ha richiesto una autorizzazione, che in un primo momento non si era resa necessaria, a tutti i Sindaci coinvolti nel territorio della manifestazione…».

Sul Gazzettino on line si legge: “Gli animalisti della LIPU, con il loro intervento a protezione degli uccelli, sono riusciti a far saltare l’ottava prova del Campionato Italiano Motorally. La protesta animalista inoltrata agli uffici della regione Veneto ha portato dunque all’annullamento della manifestazione.
Palazzo Balbi (sede della Regione a Venezia, n.d.r.) a 24 ore dal via ha diffidato gli organizzatori e il comune di Selva di Cadore perché non era stata inoltrata la Vinca: la valutazione di incidenza che rappresenta uno strumento di prevenzione atto a garantire la coerenza complessiva e la funzionalità dei siti della rete Natura 2000 a vari livelli.
Grave il danno per l’economia locale, alberghi e ristoranti in particolare, perché tra piloti, meccanici, famigliari e giornalisti erano attese circa quattrocento persone”.

Il sindaco di Selva di Cadore, Silvia Cestaro: «La motivazione che ha portato all’annullamento è riconducibile alla mancanza della Vinca, che ai promotori, nei vari passaggi organizzativi, non era mai stata richiesta. La Regione, a meno di 24 ore dal via, ci ha obbligato ad annullare l’evento: la questione nasce alle 11 di un venerdì mattina, mentre gli uffici stavano per chiudere. Tutto tramite una mail di posta certificata della Regione Veneto. Gli animalisti - continua il sindaco - potevano almeno venire in Municipio per parlare della problematica, come fanno di norma altre associazioni, come ad esempio Mountains Wilderness, prima di prendere iniziative che danneggino il territorio e i suoi abitanti».

Ma in cosa consiste questa Vinca? In sintesi, si tratta di un procedimento per valutare l’impatto delle attività umane sui siti protetti.
 

Cos’è la Vinca

LValutazione d’Incidenza è il procedimento di carattere preventivo al quale è necessario sottoporre qualsiasi piano o progetto che possa avere incidenze significative su un sito, o proposto sito, della Rete Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti e tenuto conto degli obiettivi di conservazione del sito stesso. La Direttiva 92/43 CEE “HABITAT”  introduce tale procedura, con lo scopo di salvaguardare l’integrità dei siti attraverso l’esame delle interferenze di piani e progetti non direttamente connessi alla conservazione degli habitat e delle specie per cui essi sono stati individuati, ma in grado di condizionarne l’equilibrio ambientale.

In Italia, questa normativa è stata recepita nell’art. 6 del DPR 120/2003, articolo relativo agli habitat, che prevede per tutti i progetti privati e pubblici uno strumento di prevenzione che analizza gli effetti di interventi che, seppur localizzati, vanno collocati in un contesto ecologico dinamico come quello dei vari siti della rete Natura 2000, sia a livello nazionale che comunitario.

Le modalità di presentazione degli studi e la valutazione di incidenza dei piani e degli interventi sono stabilite dalle autorità competenti (Regioni, le province autonome, gli enti delegati).

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Cos’è Rete Natura 2000

Natura 2000 è il principale strumento della politica dell'Unione Europea per la conservazione della biodiversità. Si tratta di una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell'Unione, istituita ai sensi della Direttiva 92/43/CEE "Habitat" per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario.

La rete Natura 2000 è costituita dai Siti di Interesse Comunitario (SIC), identificati dagli Stati Membri secondo quanto stabilito dalla Direttiva Habitat, che vengono successivamente designati quali Zone Speciali di Conservazione (ZSC), e comprende anche le Zone di Protezione Speciale (ZPS) istituite ai sensi della Direttiva 2009/147/CE "Uccelli" concernente la conservazione degli uccelli selvatici.

Le aree che compongono la rete Natura 2000 non sono riserve rigidamente protette dove le attività umane sono escluse; la Direttiva Habitat intende garantire la protezione della natura tenendo anche "conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e locali" (Art. 2).

 

Cosa dice l’organizzatore

Antonio Assirelli, di Lugo di Romagna, classe 1952, è il coordinatore di Motorally per la FMI e fa questo lavoro da vent’anni; conosce bene le realtà di ogni regione.
«Lavoro su questo rally da due anni, su richiesta dei piloti locali. Essendo le Dolomiti patrimonio dell’Unesco, logicamente ho fatto di tutto per garantirmi, pur avendo scoperto che l’Unesco non vieta nel suo statuto gare agonistiche se ci sono i permessi. Sono andato in Regione, ho chiesto l’elenco dei permessi e di Vinca non si è mai parlato. Anzi, se ne è parlato, ma erano tutti convinti che riguardasse le nuove costruzioni…. Inoltre, essendo un documento importante per l’ambiente e redatto da geologi, ha un costo molto alto da sostenere per un motoclub, quasi 2.000 euro. E mi risulta che di solito viene richiesto per la costruzione di nuove strade o case.

Ho il dossier con tutti i nulla-osta: della Regione Veneto, della Provincia, della Forestale e dei sei sindaci dei comuni coinvolti. Non è stato facile, in Dolomiti ci sono linguaggi e procedure particolari: ho scoperto per esempio che le “regole” sono le autorizzazioni per percorrere i sentieri, i “colonnelli” sono i responsabili locali fin dai tempi di Napoleone, le “conferenze d’ufficio” sono le riunioni tecniche. Mi sono fatto una cultura impegnandomi al massimo. Ogni regione è un mondo a parte, purtroppo.

Non so cosa sia accaduto esattamente, però mi riesce difficile credere che davvero una stimata signora che si dedica alla protezione degli uccelli sia così preparata sulle gare di enduro. Ci sono riferimenti tecnici precisi nel suo esposto. E poi manda questa diffida soltanto alle 11 del venerdì mattina quando la gara parte il sabato. Che la LIPU programmi questo intervento così ben calibrato, bloccando tutto quando non c’è più il tempo per reagire, mi pare difficile da capire. Più facile che ci sia una manovra oscura a tavolino, anche se non so da parte di chi».

Come l’hanno vissuta i Team

Nazareno Falappi è il presidente di Old Farm Racing di Milano, affiliata FMI dal 1980. Ha tanta esperienza, è collaboratore FMI sul Motorally specialmente sul tema giovani, organizza anche stage per ragazze e ragazzi, segue nella parte sportiva una dozzina di piloti nel Motorally, dalla classe 50 alla bicilindrica 1000.
«Eravamo pronti a partire e alle 11 di venerdì ci è arrivata la notizia e abbiamo fermato tutti. Il danno economico è soprattutto quello che subiscono gli organizzatori e tutta l’economia locale. Eravamo tranquilli, entusiasti, comuni e comunità locali, per la prima volta si andava sulle Dolomiti…

Questo è un precedente pericoloso, anche perché incombe la legge voluta dal CAI e attualmente allo studio, quella che vorrebbe vietare la percorrenza degli sterrati agricoli e forestali a qualsiasi mezzo motorizzato. Speriamo nel presidente federale Copioli: avevamo con lui un appuntamento lassù per parlare del 2018, c’era anche la possibilità che, a sorpresa, il Presidente partecipasse alla gara…».

Cosa dice un pilota

Alessandro Botturi, dakariano quarantaduenne di Lumezzane (BS).
«Una bella batosta: ci lavoravamo intorno da un po’ e il posto è bellissimo. Secondo me si poteva aprire, con la pubblicità della gara, una grande proposta di turismo con le moto enduro stradali. Buona anche per l’economia locale, dico. Io sono un montanaro, uno di quelli che sale a piedi e con la MTB: sul monte Guglielmo, dalle mie parti, vado a camminare anche due volte alla settimana durante la preparazione della Dakar. Ho un buon rapporto con tutti. Non mi pare giusto che una federazione nazionale possa essere stoppata da una associazione ambientalista, che uno si sveglia e può fermare tutto.

Anche perché il Motorally non fa danni: le prove speciali cronometrate sono chiuse al traffico e quasi sempre su sterrato, nei trasferimenti si rispetta il codice, i moto club versano cauzioni sostanziose per ripianare gli eventuali danni provocati. Io sono finito secondo sia nell’assoluta sia nella categoria, il titolo era già stato assegnato e pazienza, ma a fare il Rally delle Dolomiti ci tenevo tantissimo».
 

Cosa dice il Presidente FMI

Giovanni Copioli, 56 anni di Riccione, avvocato.
«No, non avrei partecipato alla gara: la licenza l’ho sempre in tasca e ho fatto per tanti anni il Motorally, ma domenica avrei raggiunto il Trial ad Arco di Trento, dunque… Come ho vissuto la vicenda? Male, vedersi annullata una gara di campionato italiano a meno di 48 ore dal via dà fastidio, brucia. Si è lavorato tre anni per questo evento, il Coordinatore mi ha sempre detto che tutto era ok, mi risulta che i sindaci dei Comuni interessati non la ritengano nemmeno necessaria, la Vinca… Può essere che gli organizzatori si siano fidati delle parole, ma del resto io stesso l’ho vista, l’autorizzazione regionale, c’era. E il Sindaco ha detto che in teoria la gara si poteva fare ugualmente e si sarebbe presa anche la responsabilità; però se poi all’ultimo momento arrivavano i Carabinieri e bloccavano tutti? Si è deciso di fermare chi stava per partire.

Come sapete c’è anche la spada di Damocle della modifica della Commissione Trasporti al Codice della strada: che vieterebbe la circolazione di tutti i mezzi motorizzati sulle strade inferiori a due metri e mezzo di larghezza. Abbiamo fatto le nostre battaglie e la politica sembra aver capito. Intendiamoci, noi non vogliano andare sulla Marmolada, non pretendiamo di entrare nei Parchi. Soltanto dove si può. Il CAI evidentemente pensa che tutto il territorio della Repubblica Italiana sia di loro proprietà.

Però resto abbastanza ottimista. Cosa abbiamo fatto? Ci siamo mossi in molti modi. Con l’attività di sensibilizzazione dei politici in Commissione Trasporti, quelli che avevano votato a favore della modifica senza saperne quasi nulla, e adesso sono informati: sanno che non c’è in gioco soltanto lo sport ma anche gli interessi dell’industria e delle economie locali. Ci sta lavorando anche l’ANCMA, abbiamo già avuto dei riscontri positivi e del resto l’iter è ancora parecchio lungo. E poi non c’è soltanto il Motorally, ci sono anche l’Enduro e il Trial, abbiamo i nostri giovani campioni del mondo come Manuel Copetti e Lorenzo Bandola, per dire degli ultimi successi. E io dico sempre che se non ci fanno andare “sulla terra” noi questi campioni li perdiamo. E’ come se alla Pellegrini togliessero l’acqua della piscina….

Faccio Enduro da trent’anni e sugli Appennini ho incontrato ben poche persone a piedi. Certo, quando cammino in Val Gardena allora non mi aspetto di incontrare dei motociclisti sui sentieri. Ci vuole realismo, ci vuole rispetto, ma senza totalitarismi».

 

Conclusioni

Ciascuno può trarre le proprie. Pur rispettando come è giusto le diverse sensibilità e prospettive – dunque anche quelle dei protettori degli uccelli o degli escursionisti sui sentieri di montagna - sembra di capire che qui si sia cercato deliberatamente uno scontro frontale soffocando ogni possibilità di dialogo. Il sospetto è che la tempistica della lettera di domanda/diffida alla regione Veneto inviata dalla LIPU non sia stata scelta a caso, ma che piuttosto sia stata un’operazione studiata accuratamente, intervenendo a gamba tesa quando non c’era più il tempo per replicare e difendere gli interessi nostri e della comunità locale. Il punto è: chi vuole la guerra con le moto da off-road? E’ davvero la LIPU? La Regione? Oppure il Club Alpino Italiano? Noi restiamo convinti che sia giusto ed opportuno difendere le legittime richieste di tutti, ma proprio di tutti, nessuno escluso; e che lo si debba fare attraverso il dialogo. E diventa quasi impossibile trovare un’intesa se si mettono in atto operazioni di questo tipo, che ci sembrano vere e proprie intimidazioni.

 

 

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