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Nonostante l’amministrazione americana si stia dividendo sui pesanti dazi doganali promessi dal presidente Donald Trump su alluminio (10%) e acciaio (25%) importati, con parte dell’industria statunitense e il Partito Democratico contraria al provvedimento protezionistico, in mancanza di un cambio di atteggiamento da parte della Casa Bianca l’Unione Europea sta prendendo le contro misure.
Come abbiamo scritto qui, i nuovi dazi commerciali americani graverebbero su merci europee esportate negli USA per un valore di circa tre miliardi di euro su 6,4 miliardi di merci totali esportate (dato 2017).
L’Unione Europea starebbe quindi approntando un contro piano con aliquota del 25% su beni americani importati, per un valore prossimo ai tre miliardi di euro. Fra le categorie merceologiche citate per prime ci sarebbero jeans, bourbon e motociclette.
Il provvedimento potrebbe scattare senza l’autorizzazione dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, poiché si tratterebbe della metà di quanto l’industria siderurgica europea esporta negli Stati Uniti.
Harley-Davidson venne già coinvolta in una guerra delle tariffe nel 2003, quando l’allora presidente USA George W. Bush chiese dazi ulteriori per l’acciaio importato e la UE minacciò di tassare le moto americane.
Questa volta a Milwaukee hanno commentato criticamente la proposta Trump: «La finalità di Harley-Davidsonè aiutare i motociclisti di tutto il mondo a realizzare i propri sogni di libertà. Noi sosteniamo il commercio libero ed equo, le nuove tariffe di importazione di acciaio e alluminio finiranno per aumentare i costi di tutti i prodotti realizzati con queste materie prime, indipendentemente dal Paese d’origine. Inoltre dazi punitivi e misure di ritorsione sulle Harley-Davidson, in qualsiasi mercato, avrebbero un impatto significativo sulle nostre vendite». Circa il 16% delle vendite H-D sono in Europa. E proprio a Praga, l’estate prossima, si terranno le principali celebrazioni per il 115° anniversario di Harley-Davidson: sono attesi 100.000 motociclisti da 56 nazioni, ricordano a Milwaukee.
Rispondendo a chi in casa ha sollevato critiche, Donald Trump pochi giorni fa ha detto che mettere dazi su acciaio e alluminio è il solo modo per proteggere industrie e lavoratori americani, tanto più che per decenni altri Paesi si sono avvantaggiati a danno degli USA, “...a volte le guerre commerciali non sono così male” ha ricordato.
Peraltro non è solo l’Europa ad essere colpita dai ventilati dazi, lo sono anche il Messico e il Canada, che con un quota del 16% è il maggior esportatore di acciaio negli USA. E lo è naturalmente la Cina.
Secondo l'associazioni produttori acciaio Eurofer, gli Stati Uniti assorbono il 15% delle esportazioni europee pari a cinque milioni di tonnellate. Quantità che secondo Eurofer potrebbero dimezzarsi.
Le possibili contro mosse della UE preoccupano molte industrie e associazioni industriali del nostro continente.
Il fatto che si sia parlato di motociclette Harley-Davidson (ma negli USA ci sono anche i prodotti a marchio Polaris e Indian) sta preoccupando molto le Case motociclistiche europee, che occupano 156.000 addetti e che potrebbero trovarsi trascinate nella guerra dei dazi.
La questione non è di poco conto, perché gli Stati Uniti sono il primo mercato d’asportazione per le industrie del nostro continente. Nel 2016, secondo i dati Eurostat, negli USA è andato il 29,1% dell’esportazione motociclistica, per un valore di 483 milioni di euro. Nello stesso anno l’esportazione verso gli Stati Uniti di componentistica e ricambi motociclistici ha pesato per il 30,8% del totale: tradotto in valore, sono stati altri 140 milioni di euro.
L’Acem, l’associazione industriale europea di categoria che raggruppa 17 aziende e altrettante associazioni nazionali di settore, rappresenta anche le americane Harley-Davidson, Polaris Industries e la canadese Bombardier, che ha due stabilimenti negli Stati Uniti: il suo presidente, il CEO di KTM AG Stefan Pierer, esprimendo una chiara preoccupazione ha detto che «Le aziende motociclistiche sono attori internazionali coinvolti in accordi commerciali liberi ed equilibrati. Gli Stati Uniti e l’Unione Europea dovrebbero cooperare per facilitare il commercio internazionale e per giungere a una convergenza sul piano normativo: non dovrebbero limitare gli scambi adottando misure unilaterali, motivate da ragioni politiche».
Scrivendo al Commissario europeo per il commercio, Cecilia Malmström, l’Acem ha sottolineato che nonostante l’industria motociclistica comprenda le ragioni alla base di contromisure europee dettate da rigore e fermezza, “un potenziale aumento dei dazi sulle esportazioni americane di motocicli danneggerebbe sicuramente non solo le aziende americane, ma anche le economie e l’occupazione in Europa”.
Il timore fondato è insomma che tutto questo potrebbe significare l’imposizione di dazi commerciali sulle esportazioni motociclistiche europee da parte dell’amministrazione americana. Queste contromisure potrebbero in sostanza generare conseguenze negative sull’economia comportando un calo dell’occupazione per il settore motociclistico, negli USA come in Europa. Per gli uni e per gli altri sarebbe un male, considerata l’importanza del mercato europeo per le moto americane e di quello USA come acquirente di parti staccate e accessori, attività commerciali che a loro volta vedono migliaia di addetti coinvolti.
Poco più un anno fa, a inizio gennaio 2017, l'Ente commerciale americano aveva fatto richiesta di dazi doganali del 100% per un lungo elenco di prodotti europei. Un provvedimento in risposta alla chiusura europea all'importazione di carni americane accusate di avere eccessive quantità di ormoni dannosi all'uomo.
Nel lungo elenco di prodotti che comprendeva carni bovine, formaggi e fiori recisi, c'erano le moto europee da 51 a 500 cc. Nel caso delle moto si trattava della stessa richiesta protezionistica fatta nel 2009, allora stoppata come poi accadde per la proposta di un anno fa.
Il presidente USA Donald Trump ha firmato ieri due atti che impongono i dazi sulle importazioni di alluminio (10%) e acciaio (25%) a partire dal 23 marzo. Canada e Messico sono stati temporaneamente esclusi in attesa delle trattative sulle modifiche dl trattato Nafta che regola i rapporti commerciali fra questi paesi.
Altre nazioni “amiche” potranno chiedere di negoziare una possibile esenzione dai dazi. L’Unione Europea potrebbe muoversi in questa direzione.
Molti economisti e politici internazionali ipotizzano che la decisione di Trump possa innescare una guerra commerciale: altri paesi potrebbero chiedere dazi sui prodotti importati dagli Stati Uniti, Cina fra questi visto che il provvedimento appena firmato colpisce principalmente le sue esportazioni in USA.