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Fanno 210 anni: tanti ne sono passati dalla fondazione della storica fonderia dei fratelli Peugeot, ricavata convertendo un mulino, alla presentazione del modello celebrativo dello Django 125 nato in soli 21 esemplari che segnano i ventuno decenni trascorsi dalla fondazione del marchio. Il modello non si distacca dal noto Django se non per la personalissima livrea tricolore, mantenendo invariato il motore e la ciclistica.
L'importante anniversario è caduto il 26 settembre e, anche se non tutta la storia del marchio del leone è lastricata di motociclette, non ci vengono comunque in mente molti altri marchi motociclistici che possano vantare radici così profonde nel tempo. Certo, la celebre Einspur è del 1885 e quindi il limite è quello, 135 anni, e del resto il primato potrebbe essere appannaggio soltanto dei suoi padri Daimler e Maybach.
Siamo nel 1810, sta per chiudersi l'epoca del vapore e i due fratelli Peugeot rilevano un vecchio mulino per avviare un'attività di produzione di manufatti metallici, principalmente lame, ma anche occhiali pince nez, stecche per ombrelli, orologi e poi, settant'anni dopo la fondazione, biciclette. Che sono l'anticamera per la produzione di vetture e motociclette, ne costituiscono l'antefatto e la testa di ponte per le attività di produzione automobili e motociclette tuttora vitali nel marchio francese che nel 1898 diventerà Società Anonima Automobyles e Cycle Peugeot. L'infatuazione per i motori in realtà nasce durante la seminale Esposizione Universale del 1889: sì, proprio quella che ci ha lasciato in eredità la Torre Eiffel. Durante il Salone Universale si incrociano le strade di Daimler, Maybach e di Armand Peugeot che viene folgorato dal motore a scoppio: due anni dopo nasce la Type 2, la prima vettura a motore a scoppio del marchio francese.
Nel 1991 esce dal cilindro la motobicicletta a motore a combustione interna, ma la prima vera moto Peugeot è la Moto 2CV del 1902. Fa i 33 km/l e il suo sottocanna è da tre litri, con un semplice monocilindrico che la spinge fino al 40 km/h. I cilindri raddoppiano con il motore 12 HP costruito in proprio, siamo nel 1905 e l'anno prima l'italiano Lanfranchi con una moto Peugeot spinta da un bicilindrico 500 aveva ottenuto i record sul chilometro lanciato e di velocità massima: ci aggiriamo sui 125 km/h, oggi velocità risibili ma tutto è relativo tanto che nel 1907 è Peugeot il motore che spinge la Norton vittoriosa al primo Tourist Trophy.
Seguono molti altri modelli, tra cui la M1 da corsa con una curiosa e certamente involontaria omonimia con la Yamaha MotoGp contemporanea, e altre vittorie come quella al Bol d'Or nel 1934. Passata la guerra si va in scooter: nasce l'S55 e poco dopo il fratello S57 che chiude gli anni '50 portando il cambio al manubrio. I due scooter prendono in prestito il design dalle vetture e sono inconfondibilmente figlie dei meravigliosi anni '50 con un feeling trasmesso anche al loro successore Django presentato nel 2014 e che oggi, con la proprietà 100% del colosso indiano Mahindra che dal suo 51% del 2015 è salito al 100% nel 2019, è usato come vessillo per ricordare le radici storiche di un marchio europeo che ha comunque prodotto alcuni modelli coraggiosi come lo Speedfight (1997) con la sospensione anteriore monobraccio, o il Jet Force Compressor del 2005 dotato di compressore volumetrico. Oggi Peugeot si rivolge al mercato con un orizzonte temporale fino al 2023 quando dovrebbe, in tempi di Covid-19 il condizionale è obbligatorio, completare la propria line-up con sette nuovi modelli da 125 a 500, alcuni dei quali visti già come concept ad EICMA.
Foto: Peugeot, Young Machine