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Finito questo servizio sono passato molte altre volte sotto il portone della Questura, indeciso se entrare e farmi annunciare per tentare di ridiscutere – pietosamente, l'ammetto - con l'ufficio stampa del Questore di Catania una eventuale estensione della loro disponibilità; riguardando il video di quelle sei ore passate sulla strada insieme alle Volanti in motocicletta della Polizia di Stato mi sono fermato spesso su singoli fotogrammi con l'impulso di contattare il dirigente della Squadra Volante, il gentilissimo Dott. De Girolamo, e chiedergli di spiegarmi ancora qualcosa in più del loro lavoro di poliziotti in motocicletta in una città peculiare come Catania: una città turistica, un porto, una vecchia signora in abiti barocchi, un nobile centro storico contraddetto da periferie ingiustamente decadute (ma quali periferie non lo sono?), sede di Università, una volta chiamata la Milano del Sud e oggi questo appellativo suona beffardo per entrambe le città. Catania caotica, provinciale, buttanissima che si concede a tutti senza mai affezionarsi a nessuno: gli agenti di Polizia che lavorano sulle sue strade mi hanno sempre stimolato tanti interrogativi.
Loro: i poliziotti. In moto in divisa tecnica, con protezioni e paraschiena, per le viuzze del centro o sul lungomare, una sosta per un caffè al porto prima che arrivino i croceristi da proteggere prima che qualcuno faccia loro un brutto scherzo, la velocità bassissima da tenere per farsi notare e fungere da deterrente, le richieste assurde di qualche cittadino – forse soltanto la banale voglia di sentirsi in empatia con questi ragazzi di quarant'anni e più – e le improvvise chiamate dalla sala operativa per un'emergenza con i lampeggianti accesi e la sirena da spegnere in prossimità del luogo del reato per sorprendere l'eventuale criminale; non resta molto tempo per null'altro, sei ore passano in fretta, le mie domande restano in gola sostituite da altre che non avrei immaginato prima e dal rispetto che devo a Francesco, Simone, Giuseppe, Carmelo e tutti gli altri poliziotti - che ringrazio per l'ennesima volta per la loro esemplare pazienza e disponibilità - con i quali per un giorno ho condiviso le strade della mia città preferita vedendole da una prospettiva diversa, una prospettiva irripetibile e che mi terrò ben stretto come uno dei momenti più emozionanti passati su due ruote.
Inizialmente devo confessare di non essere stato granché convinto di avere fatto un buon lavoro; in un solo giorno di strada assieme alle Volanti ho imparato tante di quelle cose sulla Polizia di Stato e sui motociclisti che mostrarne anche solo metà avrebbe voluto dire montare un lungometraggio di un paio d'ore, e anche no: non si può dire tutto, ci sono momenti – violenti, intimi, ordinari - in cui le videocamere restano spente, attimi in cui pensi che sei lì per grazia ricevuta mentre per loro è quotidianità e che per fare il poliziotto così, esposto molto più che in auto, ci vuole passione; eppure Francesco che sulle spalle ha le mostrine di Sovrintendente è lì da anni con i capelli bianchi, i colleghi lo prendono pure – bonariamente – un po' in giro perché rimane saldamente in sella quando potrebbe forse chiedere di fare un servizio meno usurante. Ma lui no. Al termine del lavoro parcheggia la BMW GS700 in dotazione, inforca la sua Honda Africa Twin e continua. Di fermarsi non è ancora il momento, anche perché la sua autorevolezza è da riferimento.
Sulla strada ci si ferma abbastanza spesso: si scende dalle moto, si controlla qualcuno, si chiama la centrale, si scambiano opinioni: ci si prende ogni tanto un break e si parla di moto, di quanto vanno forte, di come sono belle; sembra anche che il mio parere abbia una qualche timida rilevanza, ma poi arriva come la campanella del ring la chiamata della centrale e non è sempre un'emergenza: magari è la nave dei turisti appena arrivata che ha bisogno di assistenza, magari una signora vuole denunciare un piccolo abuso o semplicemente c'è un altro controllo da fare, e si parte. In un giorno avremo fatto almeno 40 chilometri, tutti urbani, tutti indispensabili. Mi sono accorto che Simone e Giuseppe – coppia fissa sulla Vega 6, che sarebbe il nome della loro pattuglia - conoscono metro per metro quasi tutte le strade di Catania, le persone agli angoli, chiamano per nome i sassi delle strade, sanno tutto quello che succede, le storie di malaffare e quelle belle, quelle che ti annoti nel taccuino in attesa di poterle raccontare: “però, questa non la scrivere”. Okay, non la scrivo. Scriverò invece che siete dei ragazzi molto attenti, dalla grande misura, che la vostra passione per la moto non mi ha sorpreso ma lo ha fatto la dedizione al vostro lavoro e la gigantesca sensibilità nel restare a contatto con tutti appena scesi dalla sella. So che non volevate che lo scrivessi ma, almeno su questo, non dovrei rischiare l'arresto.
Chiedo scusa ai lettori se magari le prossime righe possono sembrare superflue ma, credetemi, non lo sono affatto e fare dei ringraziamenti in questo caso è non solo doveroso ma un vero piacere perché gestire servizi come questo non sarebbe semplice senza l'entusiasmo e la disponibilità appassionata di tante persone come quelle che vedete qui sotto cui, ancora una volta va il grazie di Moto.it.
Grazie quindi a:
Questore di Catania Dott. Alberto Francini, Dott.ssa Recca, Dott. De Girolamo e le Volanti della Polizia di Stato.
Davide Maio e Silvio Lo Verde cui bisognerebbe erigere una statua equestre dentro la Questura di Catania per il loro indispensabile aiuto a indirizzare i nostri sforzi organizzativi.
Triumph Sicilia per averci concesso le Tiger 800 XCa e XRx che ci hanno accompagnato in questo servizio mostrando una spiccatissima propensione all'uso urbano con consumi contenuti, comfort e facilità di guida. Oltre che essere riuscite a tenere il passo delle Volanti a sirene spiegate e gas spalancato. Ma non avevamo dubbi.