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La nostra vita vale meno di un messaggi vocale mandato dal solito aumotobilista su WhatsApp? Certo che no, caro Alessandro. Ma le tue riflessioni, i tuoi dubbi angosciosi sono comuni a molti di noi. Oserei dire a tutti.
Tanto che oggi, nella consueta riunione di redazione, abbiamo a lungo parlato della tua mail. Anche con chi - primo in Italia - ha messo al primo posto la sicurezza dei motociclisti nel suo quotidiano parlare di passione per la moto. Ci riferiamo ovviamente a Nico Cereghini. E non uso il termine passione a casaccio. Ma torneremo dopo su questo punto.
Ora, autorizzato da Alessandro Bulgarini, condivido con voi la sua lettera. Una lettera che contiene tanti spunti e fa pensare.
"Ciao Andrea,
ti avevo scritto poco prima di acquistare la mia CB500X, mi avevi risposto che Nico l’aveva provata, leggere anche quell’articolo mi aveva fatto scegliere la mia CB. Sono passati due anni ed oltre 30.000 km fatti su due ruote, ed al posto della CB ora in garage ho una Tracer7, con cui già percorso oltre 11.000 km e lo scorso agosto sono arrivato fino a Gibilterra (in solitaria, mi piace viaggiare così). Ho pensato molto se scriverti o meno, ti chiedo già scusa per il pippone che probabilmente farò.
Come puoi vedere dalle foto lo scorso weekend sono stato a fare un giro, lago dì Resia, Umbrail Pass e diversi altri passi svizzeri, ed ovviamente sua maestà il Passo dello Stelvio.Quando sono arrivato su, un po’ infreddolito (c’erano zero gradi, non erano neanche le 10 del mattino!), mi sono sentito molto fortunato, c’erano pochissime persone, ho chiuso gli occhi e mi sono goduto il momento, per me era poesia pura.
Come hai notato, ho fatto tanti km negli ultimi due anni, l’anno prossimo sogno la meta di ogni motociclista (anche se non mi sento tale, non amo le etichette), Capo Nord, ovviamente sempre in solitaria. Riuscirò a partire? Riuscirò ad arrivare? E a tornare?
Nelle ultime settimane, ho dovuto giocare qualche jolly dì troppo, ed è da questi che nasce il mio bisogno di scriverti, forse più per me, per buttare fuori.
Ormai mi stupisco dì più delle persone che mi danno la precedenza, che non mi tagliano la strada e anzi favoriscono un sorpasso, li ringrazio sempre, salutandoli con lo stesso saluto con cui saluto le altre moto che incrocio. Abito in un paesino, uno in pieno centro non si è neanche degnato di fermarsi allo stop e non ha dato la precedenza, se non fossi stato attento gli sarei finito dentro… mi ha anche insultato… lui!
Ma quello che mi ha portato qui a scriverti è successo a un semaforo. Sono il primo della fila, alla mia destra una via a senso unico molto stretta, in mezzo a due palazzi d’angolo. Ci passo tutti i giorni nel tragitto casa lavoro. Aspetto pazientemente il verde, non vedo chi arriva, lo so bene, sono sei anni che passo di li. Verde, prima, parto… oh caxxo, uno che arriva sparato da dietro i palazzi. Mi butto sulla destra, freno, evito l’impatto, respiro.
Con la coda dell’occhio ho visto la macchina ed anche chi la guidava, con il telefono in mano davanti alla bocca intendo a mandare un vocale e l’altra a fare una curva, con il rosso ovviamente. La macchina dietro di ma che gli suona. Io respiro. Poi riparto e vado verso l’ufficio, inutile andargli dietro… anzi… sarebbe stato solo un ulteriore pericolo.
Davvero la mia vita vale il vocale dì questa persona? Davvero la mia vita vale il mancata precedenza? Quanti jolly avrò ancora da giocare?
Io spero dì poter fare il mio viaggio, dì raggiungere la mia meta… lo spero… ma…
Un abbraccio, Ale"
Alessandro, purtroppo i jolly continueremo a giocarli, però c'è molto che possiamo fare per non arrestare la nostra passione e il nostro piacere di andare in moto.
D'altra parte i rischi ci sono - come in tante, innumerevoli attività umane - ma tu rinunceresti a questa passione? Al senso di libertà, al divertimento e alla gioia che solo una moto può darti? E non mi riferisco alle prestazioni.
Ma agli odori, a quelle sensazioni magiche che la nostra due ruote ci sa dare ogni volta che partiamo. E non importa la meta, non conta la moto, vecchia o nuova che sia. Basta accendere il motore, allacciare il casco e partire.
Tornando alla mia frase iniziale, c'è molto che possiamo fare. In primo luogo alzare la soglia di attenzione ai massimi livelli, cosa a cui i motociclisti sono abituati e allenati. Abbiamo il semaforo verde o la precedenza alla rotatoria? Non importa, guardiamo sempre che il campo sia libero e che ci abbiano visto. Proteggiamoci come Dio comanda. Oggi l'abbigliamento ci regala protezioni inimmaginabili 15 anni fa. Usiamole.
E la prudenza. Nico Cereghini ne ha fatto un motto, facciamolo diventare nostro ogni volta che usiamo la moto. E ripetiamolo ad alta voce quando chiudiamo la visiera del casco: prudenza, sempre!
Buon viaggio a tutti. Anche a te, caro Alessandro. E viva la nostra comune passione per la moto.