Raduno USA, 12 morti; la maggior parte senza casco, c’è ancora bisogno di spiegare che ti salva la vita?

Il raduno motociclistico di Sturgis, nello stato del Dakota del Sud, è un evento leggendario che ogni anno attira centinaia di migliaia di appassionati. È uno dei più grandi raduni motociclistici al mondo, si svolge ogni anno per una settimana, solitamente ad agosto e l'atmosfera è unica. Un mix di libertà (anche troppa, vista l’attività frenetica della polizia che deve tenere a bada gli eccessi a base di droga, alcol e prostituzione) e passione per le moto, per lo più Harley-Davidson, musica live e un forte senso di comunità tra gli appassionati.

Il Rally Sturgis offre una vasta gamma di eventi collaterali, tra cui l’esibizione di artisti di fama internazionale, esposizioni di moto personalizzate, abbigliamento, accessori, competizioni di vario tipo, insomma, di tutto di più. Aimè, in tutta questa grande festa non mancano le tragedie, quest’anno 12, un morto in più della passata edizione, ma ciò che fa più riflettere (e arrabbiare) è che la grande maggioranza di questi non indossava il casco. Possibile? Ebbene si, nonostante gli sforzi da parte dei media, delle aziende e delle istituzioni per sensibilizzare i motociclisti e spingerli verso la sana abitudine di indossarlo, anche se la legge americana in alcuni stati non lo impone, c’è ancora uno zoccolo duro che decide che va bene così, senza, ma in nome di cosa? Il senso di libertà? “ma de che?” come direbbe Carlo Verdone. L’unica libertà sembra quella di andarsene al creatore alla velocità di una capocciata sull’asfalto, rinunciando così, in un lampo, all’opportunità fare lunghe cavalcate attraverso le strade panoramiche delle Black Hills, nei dintorni di Sturgis e in qualsiasi altro luogo del mondo. Meditate gente, meditate…

Foto: bismarcktribune.com