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Il Covid-19, anche adesso che la campagna vaccinale è stata avviata in quasi tutto il mondo, condizionerà pesantemente tutte le attività internazionali nei prossimi mesi.
La MotoGP, chiaramente, non sarà esente dalle tante limitazioni ancora in atto e questo rischia di mettere seriamente a rischio i test previsti in Malesia nel mese di febbraio.
Ecco perché gli organizzatori del motomondiale hanno affidato a Razlan Razali, patron del team Petronas, un ruolo da diplomatico per trattare con il Governo Malese e individuare una soluzione che possa consentire di aggirare alcune delle rigide regole in vigore per coloro che giungono in Malesia da altre nazioni.
In sostanza, Razali è già al lavoro per scongiurare la lunga quarantena a cui dovrebbe sottoporsi l’intero Circus, proponendo una soluzione alternativa che garantisca, comunque, la giusta tutela sia alla Malesia, sia al paddock per tenere il Coronavirus fuori dal circuito.
Quasi sicuramente, stando a quanto è dato sapere, sarà replicato quanto fatto già in Europa nella stagione appena conclusa, ma non sarà facilissimo. Perché si tratta di un viaggio intercontinentale che vedrà coinvolte centinaia di persone e perché, comunque, bisognerà capire come evolverà o meno la diffusione del virus avvicinandosi alla data dei test.
Da un lato, quindi, c’è la necessità di organizzare subito e, dall’altra, l’incognita di qualcosa che non è minimamente prevedibile al momento. In mezzo, però, c’è anche la necessità di far tornare a girare marketing e interessi intorno alla MotoGP e per questo Razlan Razali, che non vuole rischiare di perdere la possibilità di presentare Valentino Rossi proprio a febbraio e nella sua Malesia, ha assunto un ruolo di primo piano nelle trattative in corso.