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La moto, che tanto era andata di moda nel secondo dopo guerra quando la libertà e la voglia di muoversi ben si sposavano alle due ruote, molto più economicamente accessibili rispetto agli autoveicoli, alla fine degli anni ‘60 dovette cedere il passo alle auto che, ormai, erano diventate più a buon mercato di una volta e meglio si adattavano alla vita di tutti i giorni. In questo scenario di crisi del mercato delle moto, Gilera, che dal 1969 era di proprietà Piaggio, decise di presentare nel 1971 al Salone del Ciclo e del Motociclo di Milano, la nuova Arcore. Il nome, 5V, voleva rimarcare la vicinanza al modello precedente, la 124 5V, mentre la cilindrata era stata aumentata a 150 cc, in modo tale da renderla adatta alla circolazione sulle autostrade.
Non era solo la cilindrata a differire dal modello precedente infatti, per la 150, il cui prezzo di vendita al pubblico nel 1972 era di 360.000 Lire, era stato rinnovato anche il telaio, che era diventato un più moderno in tubi d’acciaio a doppia culla chiusa.
Il successo fu più che discreto, sia grazie ai consumi molto parchi, circa 30 chilometri con un litro, sia grazie all’agilità che garantiva nel traffico cittadino, diventato ormai una costante all’interno delle grandi città: furono circa 7 200 gli esemplari prodotti fino al 1975 e le vendite continuarono fino al 1977, anno in cui uscì dai listini, sostituita dalla T4.
Delle unità prodotte, alcune furono destinate alle forze di Polizia locale, altre furono esportate in Spagna, Francia e Germania, con il nome di Gilera Strada e anche negli Stati Uniti. Una particolarità del mercato statunitense era la possibilità di sostituire tra di loro i comandi a pedale cambio - freno posteriore mentre, per il mercato italiano, il pedale del cambio era posto sulla destra, con la prima in alto.
Abbiamo parlato abbastanza della storia di questo modello quindi, ora, la parola passa a Luca Garavaglia, l’autore del magnifico restauro della Gilera 150 5V Arcore del 1975:
“Era dicembre di due anni fa e, seduto sul divano con l'obbligo di non guardare fuori dalla finestra che dava sul box, sento arrivare strani cigolii... era lei ma ancora non ero sicuro. La sera siamo a cena dagli zii della compagna e non capisco.
La sera però andiamo nel box ed è lei, rossa e nera, sporca ed arrugginita con strani adesivi sul serbatoio sverniciato.
La prima prova è la compressione e sembra essere a posto, mi giro verso la compagna, sorrido "Ci sarà da lavorare ma si può fare!". Poi ho cominciato a guardare e curiosare, tanto che ad un certo punto vengo tirato di peso fuori dal box erano le due di notte ed era inverno. Messaggio ricevuto.
In quel periodo ero a circa metà del rifacimento del box e quindi non sono partito subito, prima c'era da creare il garage e poi lavorarci dentro! Finito il lavoro del box è cominciato lo smontaggio, pezzo a pezzo, con relativo book fotografico per ricordarsi dove sarebbero dovuti andare i pezzi a mesi di distanza.
L'obiettivo non è mai stato far la moto perfetta come appena uscita dal concessionario ma fare solo una riparazione dei pezzi più rovinati ed una perfetta pulizia degli altri. Ovviamente non potevo fare tutto in casa e quindi dal carrozziere per la sabbiatura e riverniciatura del telaio e parti rosse, dal cromatore per alcuni particolari e tantissimo olio di gomito per pulire tutto il resto.
Dopo aver consumato due spazzolini da denti, 6 litri di Nitro, 2 di detergente, 4 giri in lavastoviglie (quella nel box non quella di casa tranquilli) tutto era pulito e lustro. Piccola parentesi, se non avete mai pulito dei cerchi arrugginiti con la paglietta ed uno spazzolino non avete la più pallida idea di cosa sia la pazienza!
Con il motore pulito ad ultrasuoni da chi mi ha fatto la rettifica, ma non sabbiato o pallinato perché volevo lo stesso effetto del motore originale, sono partito a rimontare il tutto. Non è stato facile perché le dime che citano nel manuale di officina non le ho (un paio le ho costruite per lo smontaggio ma per il rimontaggio... non servono!) Il manuale non è come quelli moderni con esplosi e passo passo è più come dire... con indicazioni di massima e disegni a mano libera.
Insomma ci ho messo quasi un altro anno ma alla fine l'ho finita ed a novembre di quest'anno l'ho messa in moto. Ora, dal momento che la moto è ante 76 e che dal 2006 non ha fatto revisioni mi tocca compilare scartoffie alla motorizzazione, dopo aver e pagato il passaggio di proprietà. Purtroppo solo in questo modo posso effettuare la revisione e circolare. Così sia.
Adesso la parte migliore, quella dei ringraziamenti: prima di tutto e tutti la mia compagna Ros che ha avuto l'idea, ha coinvolto mio padre nella scelta, ha fatto i documenti, l'ha portata nel box, ha sopportato che per molti week end di bel tempo fossi chiuso nel box a pastrugnare e sporcarmi la mani. Poi ad Albino il meccanico delle Gilera di Oreno che con qualche pezzo di ricambio e molti consigli mi ha aiutato. Infine il proprietario del sito http://lamiaarcore.altervista.org che ha postato il manuale di officina ed alcune brochure.
Questo è solo l'inizio della storia che questa motina riportata ad una seconda giovinezza ci farà vivere.
Buona moto a tutti.”
Avete restaurato anche voi una moto d'epoca? Mandateci le foto e i dettagli del restauro. Le documentazioni più complete verranno pubblicate su Moto.it. Inviate una mail con il vostro materiale a: [email protected]