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Passeggiando per strada è capitato a molti di noi di vedere una moto in stato di quasi totale abbandono, e di venire conseguentemente invasi dalla voglia di sottrarla all'infausto destino che la aspetta prendendocene cura. Così ha fatto Giuliano Dell'Omo, di Cecina, in provincia di Livorno, che nel 2016, ha trovato il coraggio di acquistare una Kawasaki Z400 J del 1981, per anni lasciata dal proprietario, coperta da un telo, sotto il ponte di una superstrada toscana.
Nonostante le condizioni non fossero nemmeno lontanamente ottimali, con ossidazioni, verniciature rovinate e ruggine in diversi punti, la moto era tuttavia completa. Forse fin troppo completa, a detta del neo proprietario che non riusciva a mandare giù quel cupolino aftermarket così squadrato ed un portapacchi che poco aveva a che fare con una moto quadricilindrica dalla vocazione che in quegli anni era considerata "sportiveggiante".
I chilometri segnati sul tachimetro erano fermi a circa 35.000, non tanti quindi, ma quello che non ha fatto il chilometraggio, l'ha fatto comunque la durata dell'abbandono. Giuliano, infatti, per prima cosa aveva notato che “i paraoli della forcella erano ormai secchi, con copiose perdite d'olio che avevano compromesso anche l'impianto frenante anteriore; i comandi elettrici al manubrio in condizioni disperate (la condensa del telone aveva intaccato le parti in alluminio favorendo l'ossidazione con relativa sfogliatura della vernice), leve freno e frizione rotte, ruggine estesa su tutto il telaio e una piccola trafilatura d'olio tra coperchio valvole e testa”.
Dopo averla portata a casa, sono state rimosse le candele aggiungendo una miscela 50% olio e 50% benzina in ciascun cilindro, e dopo aver lasciato agire la miscela per lubrificare e ammorbidire eventuali attaccamenti delle fasce sui cilindri, il giorno successivo ha provato a metterla in moto: bene, dopo qualche singhiozzo iniziale, ecco che il motore era tornato a "suonare".
Una volta appurato che il piccolo "4 in linea" non era messo troppo male, Giuliano lo ha rimosso dal telaio e contestualmente ha spogliato la moto di tutte le sovrastrutture, iniziando a capire su cosa fosse necessario intervenire.
Assieme all'amico meccanico Enzo Cruciata, al motore sono state regolate le valvole ed è stata sostituita la catena di distribuzione. Successivamente i carter sono stati lucidati, con tanto olio di gomito da parte di Giuliano, arrivando a rimuovere i segni del tempo, mentre la testata e la base del motore sono state riverniciate in nero.
La pulizia dei carburatori, particolarmente sporchi dopo anni di oblio, ha richiesto tanto tempo e soprattutto tanta pazienza ma, una volta puliti, sono tornati a brillare come nuovi.
Da quel momento sono iniziati gli ordini dal concessionario e la ricerca dei pezzi da sostituire, come guarnizioni e paraoli, ma hanno anche iniziato a palesarsi le prime problematiche. Anche in questo frangente, un amico, Paolo, ha iniziato ad aiutare il nostro restauratore nell'inevitabile ricerca su internet. Infatti l'impianto elettrico era stato troppo pasticciato per essere ben conservato, e i collettori di scarico erano abbastanza malmessi tra ruggine ed ammaccature.
L'impianto frenante è stato revisionato, così come la forcella che, oltre ad avere i paraoli secchi aveva l'olio che aveva assunto una consistenza troppo viscosa perché potesse funzionare.Anche gli ammortizzatori posteriori, oltre ad essere stati ripristinati nell'estetica, sono stati ovviamente revisionati.
Successivamente è stato rifatto l'impianto elettrico, mentre i comandi del manubrio sono stati riverniciati in nero, con i dettagli bianchi e arancio, come in origine.
Il serbatoio esternamente era come puntinato da molatura di ferro, mentre all'interno era perfetto poiché la moto era stata lasciata con il pieno di benzina fino al tappo. Lo strato di trasparente si stava sfogliando, specialmente sulle decalcomanie; il codino aveva uno sfregio, mentre un fianchetto aveva un attacco rotto. Per queste ragioni Giuliano ha dovuto provvedere alla riverniciatura della carrozzeria, così come il telaio, avvalendosi dell'aiuto di un altro amico, Luca Berrugi, che di professione, fa il carrozziere.
Bellissimi poi i cerchioni riverniciati con dettagli neri e parti lucidate, proprio come in origine.
Il compensatore dei collettori di scarico, che era stato maldestramente saldato, è stato tagliato e sostituito con uno nuovo, originale, che si infilava negli appositi attacchi, mentre l'ammaccatura è stata riempita con ottone e, dopo averla livellata, il tutto è stato ricromato.
Il risultato finale è davvero spettacolare. Una moto da vetrina? Macché, potreste tranquillamente incrociare Giuliano che scorrazza sulle colline toscane mentre macina chilometri in sella sulla sua luccicante Kawasaki Z400 J...
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