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Non solo restauri di moto complesse e blasonate: alcuni clienti chiedono anche il restauro di ciclomotori, magari poco prestazionali e apparentemente insignificanti, ma dal design inconfondibile.
In questo caso parliamo della Moto Guzzi Dingo Sport: non certo una fuoriserie al pari di alcune moto come la Laverda 750 o magari come l'Honda Four, di cui abbiamo parlato alcune puntate fa, ma sicuramente un mezzo utilitario capace di catturare l’attenzione di molti appassionati, nonostante la cilindrata si fermi a soli 49 cc.
Il progetto del Dingo è nato dall’ingegno di Antonio Micucci, uno tra i tecnici più di spicco all’interno di Moto Guzzi. Il Dingo, nelle sue varie e numerose versioni, è stato prodotto per 14 anni, dal 1963 al 1977, e venduto in più di 160 mila unità.
Presentato alla Fiera Campionaria di Milano, il Dingo Turismo è il capostipite della famiglia, ed era stato creato dalla Moto Guzzi per far fronte alla crisi economica. Prodotto dal ‘63 al ‘66, il Dingo Turismo era destinato ad un pubblico molto vasto, grazie ad un prezzo competitivo di 80.000 lire. Negli anni, per renderlo più appetibile a diverse fasce d’età, il modello ha subito diverse evoluzioni, sia d’estetica che di meccanica.
Il modello di cui vi parliamo oggi è un Dingo Sport - versione prodotta dal 1963 al 1967 - datato 1965. Le differenze rispetto al modello Turismo sono puramente estetiche: il telaio è un monotrave in lamiera ma, a differenza del Turismo, troviamo un serbatoio di forma allungata, un manubrio più basso e la sella allungata con la tipica “gobbetta” da moto da corsa, mentre il parafango posteriore era più corto. Il motore, un 49 cc con cambio a tre marce azionato a manopola, rimaneva invariato. con una potenza di 1,4 CV a 4.800 giri.
L’esemplare che è stato portato al restauratore Soiatti era di proprietà del nonno dell’attuale proprietario, lasciato nella casa di campagna e parzialmente esposto agli eventi atmosferici per anni: ma, si sa, al cuore non si comanda, e da qui la decisione di restaurarlo.
Ovviamente la spesa di un restauro totale e così profondo non verrebbe mai recuperata rivendendo il motociclo, ma questo, come spesso accade, non era evidentemente lo scopo del proprietario. La base di partenza del Dingo da "riportare in vita" era decisamente compromessa, a partire dal motore decisamente bloccato, con ruggine estesa ad ogni particolare e serbatoio ammaccato da una caduta. In aggiunta, ciò che non era arrugginito era ossidato, basti guardare il motore...
Proprio dal motore è partito il restauro, con uno smontaggio completo. La cosa che più è balzata all’occhio era la cromatura della canna del cilindro, che era totalmente scrostata. L’alternatore è stato revisionato, visto che non era più funzionante, e tutti gli organi interni del motore sono stati rivisti e, dove necessario, sostituiti. Infine, una volta cambiati guarnizioni e paraoli, il motore è stato sabbiato e rimesso anche esteticamente a nuovo. Il carburatore è stato revisionato e la scatola del filtro dell’aria, che era stata maldestramente tagliata, è stata sostituita con un ricambio originale nuovo.
La forcella telescopica, così come gli ammortizzatori posteriori, è stata revisionata da Soiatti, viste l'abbondanza di ruggine che aveva invaso gli steli e la morchia che si era formata al loro interno.
Successivamente il telaio è stato sabbiato, gli attacchi degli ammortizzatori posteriori, logori dagli anni di uso, raddrizzati e, infine, il tutto è stato riverniciato nella tipica colorazione rosso lucido, parafango anteriore e foderi forcella compresi. Altri particolari, quali pedane, cavalletto centrale, telaio della sella e raggi delle ruote, sono stati riverniciati in nero, mentre i cerchi sono stati cromati assieme allo scarico e al collettore che, fortunatamente, erano sani.
A completare il restauro, oltre ad una nuova imbottitura, alla copertina della sella e alla pompa per gonfiare le gomme, ci hanno pensato le nuove grafiche applicate su una carrozzeria perfettamente riparata e riverniciata in grigio chiaro metallizzato. La vera chicca è il filetto dorato dipinto a mano sul serbatoio.
Come di consueto è doveroso parlare dei costi del restauro, che qui ammontano a circa 2.500 euro per la componentistica nuova, verniciatura, cromatura e rettifica del cilindro, mentre le ore di manodopera impiegate da Soiatti ammontano a circa 85.
Dopo anni passati in balia delle intemperie, ora questo bellissimo esemplare di Moto Guzzi Dingo Sport può riposare all’interno della sala di casa del felice proprietario.