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Chi ha più di 50 anni sicuramente se le ricorda ma, da qualche anno, anche i più giovani sono tornati a conoscere il marchio SWM, grazie al suo recente rilancio. Certo, la sostanza tra le moto di ieri e quelle di oggi è molto diversa perché, quando SWM era la Speedy Working Motors, con sede a Palazzolo Milanese, frazione di Paderno Dugnano (MI), le moto che produceva erano prettamente tassellate, fosse per l'uso enduristico o più specialistico. Fondata nel 1971 da Pietro Sironi e da Fausto Vergani e attiva fino al 1984, la SWM è stata in grado di sfornare negli anni delle moto estremamente competitive sul campo di gara e capace di dare del filo da torcere, se non addirittura superare come fece nel 1981 diventando Campione del Mondo di Trial, a moto estremamente competitive quali, ad esempio, KTM.
La moto protagonista della puntata odierna di Restaurando, è una SWM 347 RS-GS-TF1, moto nata nel 1979, anno in cui il marchio Lombardo stava vivendo il proprio massimo splendore, avendo chiuso la stagione precedente con ben 6.000 unità vendute.
Spinti dagli ottimi risultati delle vendite del 1978, in SWM decisero di migliorare la propria gamma da regolarità e da cross, apportando delle modifiche al telaio che, pur rimanendo invariato nella struttura anteriore a mono trave sdoppiata, subì delle pesanti modifiche alla parte posteriore. Gli ammortizzatori furono posizionati verticalmente, mentre il forcellone fu sostituito con uno con disegno a banana a sezione circolare, come dettato dalla moda di quegli anni.
Anche il motore era nuovo. Per questa SWM, infatti, venne adottato un Rotax da 347 cc, verniciato nell'indimenticabile tinta arancione. Per quanto riguarda il reparto sospensioni, all'anteriore venne adottata una forcella Marzocchi ZT1 Piuma, dotata di nuovi foderi in magnesio, trattenuta da una piastra di sterzo inferiore con sagomatura a "V". Al retrotreno fu installata una coppia di ammortizzatori Corte e Cosso, con vaschetta separata.
La moto portata da restaurare a Daniele Soiatti versava in condizioni decisamente critiche con la ruggine estesa a qualunque superficie ferrosa, il motore bloccato, che non si accendeva, e con pezzi di nastro americano che tenevano insieme alcune componenti.
Il primo passo è stato quello di disassemblare interamente la moto, per poter così agire sui singoli pezzi.
Il telaio ed il forcellone posteriore sono stati sabbiati e riverniciati nel tipico colore arancione. Soiatti, una volta aperto il motore Rotax, ha valutato l'integrità di ogni singolo componente, sostituendo gli ingranaggi più usurati e, successivamente, rettificando il cilindro ed adottando un nuovo pistone. Una volta terminato il lavoro sul propulsore, anche questo è stato verniciato in arancione, con la scritta “SWM” sui carter lasciata spazzolata, come in origine.
La forcella Marzocchi, così come gli ammortizzatori posteriori Corte e Cosso, è stata revisionata e rivista anche dal punto di vista estetico, da notare il dettaglio dell'adesivo Marzocchi posto sul fodero destro della forcella, una vera chicca.
I cerchi in alluminio sono stati smontati e lucidati, mentre i raggi sono stati zincati. Come poi potrete notare dalla fotografia in galleria, il perno ruota posteriore, che era piegato, è stato raddrizzato. Anche l'impianto di scarico è stato rivisto, con delle saldature realizzate a regola d'arte sul terminale, per riparare i danni fatti dalla ruggine e poi successivamente, riverniciato.
Per concludere i lavori, infine, è stato ricostruito da cima a fondo l'impianto elettrico, sono state acquistate nuove plastiche tramite il sito del Registro Storico SWM, rimpiazzando così quelle esistenti, ormai rese deboli dal tempo e riempiendo il buco lasciato dai fianchetti che mancavano del tutto.
Non potevano poi mancare gli adesivi gialli sulle tabelle portanumero, come in origine, e delle bellissime Pirelli tassellate.
Soiatti ha dedicato circa 100 ore di manodopera per questo “salvataggio”, mentre le spese per verniciatura, componentistica e altro materiale, si sono aggirate attorno ai 2.800 euro.
Certo, lo sforzo in termini economici non è banale, ma vedere una SWM 347 nuova di zecca, come appena uscita di fabbrica, appaga sia l'occhio, che lo spirito, visto che non è una moto che starà ferma in garage a predere polvere.