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Prendete un appassionato di moto d'epoca, mettetegli davanti l'annuncio di messa in vendita di una moto simile a quella che aveva usato per divertirsi, anche in pista, all'inizio degli anni '80 e guardate cosa succede. La moto in questione è una Ancillotti CRH 80 125 del 1980, mentre il proprietario è Roberto Pederiva che, pur di riavere in garage la moto che lo ha accompagnato sulle piste da cross negli anni della gioventù, ha portato a casa una moto malconcia e l'ha messa nelle esperte mani di Daniele Soiatti.
Facciamo un passo indietro però, correva l'anno 1979 quando Ancillotti, marchio italiano con sede Firenze e con stabilimento produttivo sito in Tavarnelle Val di Pesa, presentò sul mercato delle moto da cross un modello innovativo sia per l'estetica, all'avanguardia con il serbatoio ben raccordato ai fianchetti e nella tecnica, grazie ad il motore Hiro raffreddato ad acqua con il radiatore posto sotto al serbatoio e al forcellone in alluminio. Questo modello rimase in produzione solo fino al 1980 anno in cui Alberto Ancillotti decise di introdurre il Pull – Shock, un sistema di ammortizzazione singola posteriore inedito e poi “copiato” anche dalle rivali giapponesi.
Nonostante le Ancillotti fossero tecnicamente all'avanguardia, con questo modello, non riuscirono mai ad ottenere risultati soddisfacenti a livello nazionale o europeo, prendendosi qualche soddisfazione solo a livello regionale.
La moto acquistata da Roberto per i propri 16 anni non era una CRH 80 qualunque, bensì era una moto che era stata utilizzata in ambito agonistico e, di conseguenza, preparata. Oltre ad avere il motore elaborato e quindi nettamente più potente delle altre 125, al posteriore disponeva di una coppia di ammortizzatori ad aria Fox, molto di moda (e cari) in quegli anni, una vera e propria chicca.
Quella moto però era già piena di acciacchi dovuti all'utilizzo intensivo da parte del precedente proprietario e così Roberto la tenne per soli due anni al termine dei quali la scambiò per una moto da trial, una Ossa 350 Yellow.
Nonostante l'avesse tenuta per due soli anni, quell'Ancillotti era rimasta nel cuore di Roberto il quale, qualche anno fa, si è messo alla ricerca di una moto dello stesso modello. Una volta trovato l'annuncio di quella che si prospettava come la moto perfetta per i suoi piani, ha contattato il proprietario e, benchè al momento della consegna la moto non fosse tanto in ordine quanto si aspettasse, la acquistò lo stesso, ormai era troppo entusiasta.
Alcune plastiche, così come altre componenti, mancavano ma, una volta portata la moto da Soiatti hanno iniziato a saltare fuori i primi problemi più seri: il filtro dell'aria era bucato, i cerchi storti e i mozzi non erano originali, per non parlare del telaio con la vernice scrostata, forcellone rovinato e motore da rivedere completamente.
Mentre Soiatti smontava la moto, Roberto, aiutato da Alfredo Gramitto Ricci del Registro Storico Ancillotti e da Mario Valsecchi, pilota e grande conoscitore del marchio, ha iniziato la ricerca dei componenti mancanti riuscendo a trovare sia le plastiche, sia gli ammortizzatori Posteriori Fox, portati poi a revisionare da uno specialista di Ferrara. Un grande contributo era arrivato da Valsecchi il quale l'ha aiutato con le grafiche e con il reperimento e il restauro della marmitta Marving.
Alla fine il risultato del restauro è stato davvero eccellente tanto che, poco tempo dopo il termine dei lavori, questa Ancillotti CRH 80 125 ha vinto il premio come “Meglio Restaurata” al raduno del Registro Storico Ancillotti – Scara, una bella soddisfazione sia per il proprietario che, ovviamente, per chi l'ha restaurata.
Voi quale moto vorreste tornare ad avere nel vostro garage?