La stagione del Supercross si è appena conclusa con la storica “mud race” di Las Vegas, un fatto mai visto prima nel deserto del Nevada: una gara nel fango al Sam Boyd Stadium!
La stagione del Supercross si è appena conclusa con la storica “mud race” di Las vegas, un fatto mai visto prima nel deserto del Nevada: una gara nel fango al Sam Boyd Stadium!
Con il titolo 450SX già assegnato a Ryan Dungey ed alla sua KTM Red Bull, c’erano ancora in palio sia il titolo 250SX Costa Est che quello Costa Ovest. Altra novità di Las Vegas per quest’anno (almeno questa era annunciata, al contrario del fango…) era la nuova formula di gara per le 250: per anni qui si sono corse due finali separate per le due coste, e successivamente lo Shootout, una gara a sè stante che si correva a titoli assegnati, e che aveva lo scopo di stabilire quale fosse la costa più competitiva per la stagione. In pratica si scontravano i primi 10 classificati per ogni costa e via, per la gloria. Dal 2016 le regole invece sono cambiate: non più finali separate, ma si è corso direttamente lo Shootout, che questa volta non solo ha assegnato punti per entrambe le coste, ma i punti venivano computati a livello globale, non separati per ciascuna. Detto così sembra un gran casino, ma è solo difficile da spiegare per iscritto: i punti sono stati assegnati a prescindere dalla costa di appartenenza, e quindi c’era un'elevatissima possibilità che la classifica venisse completamente rivoluzionata proprio all’ultimo momento, perché i piloti delle due diverse coste si sottraevano punti preziosi a vicenda (se poi ci aggiungiamo il fango…).
Nonostante tutto i due leader provvisori si sono comunque aggiudicati il titolo, anche se Cooper Webb nella Costa Ovest ha rischiato grosso. Il pilota Yamaha partiva infatti con un brutto infortunio al polso ottenuto in allenamento, e che ha tenuto nascosto il più a lungo possibile. Al punto di dire ai giornalisti in conferenza stampa il giorno prima della gara che forse qualcuno si era confuso con un infortunio ad un suo compagno di squadra! Sta di fatto che Cooper ha corso con un vistoso tutore al polso, e ovviamente ha già comunicato che non disputerà le prime prove del National. In gara ha fatto il gambero, in condizioni quasi proibitive, ma è riuscito a mantenere uno striminzito punto di vantaggio sul dominatore di giornata, Savatgy, sufficiente per confermare la sua tabella numero uno.
Meno difficile la giornata di Malcolm Stewart nella Costa Est, dove il pilota Honda GEICO è arrivato terzo in solitaria e ben davanti a tutti i suoi diretti concorrenti, aggiudicandosi il su primo titolo in carriera. All’arrivo c’era il fratello James ad aspettarlo per festeggiare: questi due sono i primi fratelli ad aggiudicarsi entrambi un titolo Supercross 250 (sebbene James lo abbia fatto in sella ad una 125 a due tempi). In settimana Malcolm ha poi fatto sapere che non correrà il National, per potersi concentrare sulla preparazione in sella alla 450, moto che utilizzerà a tempo pieno a partire dal 2017. Sempre secondo i pettegolezzi del paddock, sembra che Malcolm e James saranno entrambi in sella alle moto semiufficiali del Team Honda GEICO, sulla falsariga di quanto fatto dal Eli Tomac fino all’anno scorso, e da Justin Bogle quest’anno.
Las Vegas chiude dunque l’annata del Supercross, ma ogni volta è anche fonte di spunti interessanti che preparano alla stagione successiva. Per prima cosa vorrei segnalare dei cambiamenti al calendario per il 2017: come previsto è stata eliminata la seconda gara di San Diego, ma ci sono due defezioni clamorose, che invece erano state annunciate nemmeno un anno fa con grandi fanfare. Dopo una sola esperienza con il Supercross, gli stadi di Foxborough in Massachusetts (subito a sud di Boston - sede dei New England Patriots) e quello di Santa Clara in California (nuova sede dei San Francisco 49ers) hanno rinunciato all’opzione di riportare le moto per un secondo anno. Per fortuna il promoter FELD non ha avuto problemi a trovare immediatamente delle location sostitutive, e il prossimo anno vedremo il gradito rientro di tre città storiche per il Supercross, come Seattle, Salt Lake City e Minneapolis: quest’ultima, in particolare, metterà a disposizione il nuovissimo stadio dei Vikings, la squadra di Football NFL che solo da settembre potrà a sua volta mettere piede sul campo dello US Bank Stadium, la struttura che ha sostituito il mitico Metrodome. Vale poi la pena di ricordare che Ryan Dungey è proprio del Minnesota, e qui a Minneapolis nel 2013 ha dato vita ad una delle più grandi battaglie in carriera contro l’eterno rivale Villopoto, battendolo dopo una lotta fino all’ultimo giro.
Tra le altre curiosità, che invece ho scoperto parlando con Dave Prater, Director of Supercross per FELD Motorsports, ci sono anche tre cosette interessanti. La prima è l’arrivo dal 2018 di un Supercross a Nashville. La capitale del Tennessee, conosciuta anche e soprattutto per essere la capitale della Country Music, avrebbe potuto entrare in calendario già dal 2017, ma una serie di lungaggini burocratiche hanno fatto slittare il tutto al 2018. La location è particolarmente interessante, perché porta una gara in un mercato che per anni ha visto la presenza della sola Atlanta in quella zona (Daytona non conta perché si trova 8 ore a sud della capitale della Georgia…). Inoltre conferma che il Sudest degli USA rimane un eccellente mercato per il Supercross, che per anni ha visto gare svolgersi anche a Charlotte, Tampa, Orlando e New Orleans.
L’ultimo scambio di opinioni (perché al momento di questo si tratta) lo abbiamo avuto parlando di possibili variazioni al sistema di assegnazione dei punti. La volontà è ovviamente quella di assegnare tutti e tre i titoli (quello 450SX e i due 250SX Costa Est e Costa Ovest) all’ultima gara. Non è ovviamente per fare un piacere alla città di Las Vegas, ma è una necessità che arriva dalla televisione, che vuole mantenere alti i livelli di ascolto per tutta la stagione. E se un pilota si aggiudica il titolo con una o due gare di anticipo l’interesse e gli ascolti da quel momento calano inevitabilmente. So che non ha molto senso dal punto di vista sportivo, ma ne ha molto dal punto di vista del business, e se il Supercross è arrivato dove è oggi, è soprattutto grazie ad una perfetta gestione del business. Al punto di arrivare a “piegare” le regole sportive in qualche occasione (chi si ricorda lo scandalo della benzina nel 2006, quando sembrava che dovessero squalificare Carmichael?)…
Comunque ci sono diverse idee sul tavolo per assicurare un finale incerto fino all’ultimo: un sistema playoff tipo la “chase” della NASCAR, oppure la possibilità di assegnare punti doppi all’ultima gara, infine dare ai piloti la possibilità di scartare uno o due risultati.
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