Ride in the USA: offroad in Sud Africa

Ride in the USA: offroad in Sud Africa
Il nostro corrispondente, ospite di un tour in Sud Africa, ci racconta la vita su due ruote nell'altro emisfero
2 settembre 2015

Grazie a GIVI la scorsa settimana ho avuto l’opportunità di fare un bellissimo giro in moto di circa 2000 km in Sudafrica. Non era la prima volta che venivo da queste parti (vi scrivo dall’aeroporto, da dove prendere un volo non-stop di 16 ore per Atlanta, ouch!) dato che nel 2008 Youthstream mi aveva inviato al Mondiale di Motocross a Nelspruit, nella zona del Kruger Park. Ma quella volta avevo sempre girato in pullman, mentre quest’anno ho passato quasi ogni singola ora del giorno in sella ad una moto: non ci sono paragoni!

Per il tour ho usato i primi due giorni una Yamaha XT660R mentre dal terzo giorno sono salito sulla sua sorella “maggiorata” ovvero la XT660Z Tenere. Una moto che non avevo mai preso in considerazione prima, soprattutto perché troppo alta per me (che sfioro il metro e 76) ma che mi ha molto impressionato, peccato solo che non la vendano negli USA… Sebbene ritenga ancora che la moto sia un pelo alta per me, il peso delle tre valigie Givi cariche più le varie protezioni e di me stesso vestito di tutto punto hanno fatto si che il livello sella scendesse di un paio di centimetri, abbastanza per fare una grossa differenza.

La moto si è comportata benissimo sia su strada che fuoristrada, anche se i due giorni critici, quando il gruppo ha affrontato due lunghi tratti di sabbia che hanno mietuto diverse “vittime”, li ho passati in sella alla piccola, maneggevole e molto più leggera XT-R (che tra l’altro aveva solo il bauletto e niente valige laterali).

Il centro e nord del Sudafrica hanno invece riservato molte sorprese. Siamo partiti da Johannesburg ed abbiamo fatto un lungo anello di 6 giorni, in cui abbiamo visto letteralmente di tutto. Io della visita precedente mi ricordavo solo l’immensa savana, ma mi sono dovuto ricredere. Siamo passati in zone che ricordano i boschi della Germania centrale, strade degne delle pianure americane e montagne moto simili alle Alpi dal lato francese. Abbiamo ovviamente fatto anche dei lunghi tratti di savana, ma solo attorno alla zona del parco Kruger (a nordest) e immediatamente attorno a Johannesburg e Pretoria, la capitale.

Personalmente avrei preferito fare più fuoristrada, ma purtroppo quando di viaggia in grandi gruppi composti da gente in arrivo da tutto il mondo (eravamo in più di 20) bisogna fare i conti con il fatto che non tutti sono abituati a guidare sullo sterrato e en che meno sulla sabbia. Perché in Sudafrica appena si mettono le ruote fuori dall’asfalto la sabbia è li che ti aspetta. Non subito, prima ti fa illudere di aver trovato uno sterrato dal fondo duro e facile da navigare con una moto adventure tourer a pieno carico. Ma dopo un centinaio di metri ti presenta il conto: profonda 10-15 centimetri, rossa o bianca, finissima… Un incubo per chi non ha esperienza.

In realtà il vero limite sono il peso della moto e le gomme stradali, altrimenti ci vorrebbero molto più di 15 centimetri per fermare una moto moderna guidata nel modo corretto. Fatto sta che per guidare sulla sabbia ci vuole un iniziale atto di coraggio, un po’ come quando si impara a sciare. Se sulla neve bisogna vincere la paura e buttarsi in avanti, in modo da controllare gli sci, sulla sabbia bisogna violentare l’istinto di sopravvivenza e dare gas. Una moto pesante guidata a 20 km/h è destinata a sprofondare, con avantreno che prende sotto e vi scaraventa nella polvere. Ma se, con un atto di fede cieca, si seguono i consigli di chi ha esperienza, basta mettere la terza e mantenere i 50 km/h per evitare la maggior parte dei problemi. L’avantreno si alleggerisce e smette di sprofondare, la moto si “siede” e guadagna trazione, mantenendo allo stesso tempo la direzionali che serve per evitare ostacoli improvvisi.

E poi, naturalmente, vale la regola numero uno del fuoristrada: sguardo avanti, almeno 20 o 30 metri avanti! Se tenete la testa bassa e guardate giusto davanti alla ruota vedrete tutti gli ostacoli all’ultimo momento e ovviamente, visto che la moto segue sempre lo sguardo di chi la guida, ci finite direttamente sopra.

Altro aspetto da segnalare del Sudafrica è il cibo: delizioso, con una buona combinazione di carne e verdure, più alcune influenze internazionali date dalla storica presenza di olandesi, inglesi e tedeschi. Ho assaggiato il coccodrillo fritto (sembra pollo) ma il mio preferito resta il “game stew” ovvero lo spezzatino di selvaggina, che qui è composta da animali che normalmente si vedrebbero allo zoo. Mi spiace per vegetariani ed ambientalisti, perché davvero non sapete cosa vi perdete.

C’è poi il biltong, che tra i bianchi è quasi un piatto nazionale. È una carne secca che si conserva molto bene e che in molti nella savana o in montagna hanno sempre addosso, chiusa in un piccolo sacchetto. Perfetto per uno snack veloce e molto nutriente, il biltong nasce in tempo di guerra: durante le campagne contro i Boeri, i coloni di origine olandese, le truppe inglesi bruciavano fattorie e piantagioni in modo da tagliare i rifornimenti ai ribelli. I Boeri crearono allora il biltong, che potevano conservare per molte settimane nelle bisacce dei loro cavalli e li rendeva indipendenti dalle tradizionali forme di rifornimento.

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