Oggi (ultimo lunedì di maggio) negli USA è Memorial Day, il giorno in cui si ricordano i reduci e i caduti di guerra. Non vi tedio con ulteriori particolari, sappiate che oggi è in assoluto uno dei giorni peggiori dell’anno per mettersi in macchina, per cui me ne sono rimasto a casa. E in questo caldo e terribilmente umido pomeriggio nel nord della Georgia mi sono messo sotto alla ventola a soffitto e davanti al televisore, sperando di trovare qualcosa di interessante da guardare. Le gare del weekend me le sono già viste in diretta online e ieri sera ho anche visto la replica del Red Bull Hare Scramble (ma una volta non si chiamava Erzberg Rodeo?) e per non farmi mancare nulla ho anche riguardato “Moto The Movie 6” su Netflix. Quindi le speranze erano ormai ridotte al lumicino. Tanto per provare ho cercato la parola “motorcycle” su Amazon Video e mi è uscito tra le varie opzioni il titolo “On Any Sunday II”.
“Accidenti - mi sono detto - è già disponibile?”. Credevo infatti che si trattasse di “On Any Sunday: The Next Chapter”, il film uscito nelle sale nel 2014 che per mille motivi non ho ancora avuto modo di vedere. Mi sono messo comodo e ho schiacciato play, aspettandomi di vedere il moderno sequel del film che nel 1971 ha messo in sella milioni di americani.
Beh, nella mia presunzione di conoscere “quasi tutto” del mondo a due ruote americano, oggi mi sono reso conto che qualcosa mi deve essere sfuggito… Ma procediamo con calma: “On Any Sunday II” parte con una bella sequenza vintage girata sulle dune del deserto, e io, ancora ignaro del mio errore, ero li che pensavo “forte, intro d’epoca per stabilire la connessione con il film originale…”. Ma poco dopo mi sono accorto che non stavo guardando “The Next Chapter”: questo è il seguito a “On Any Sunday”, girato a fine Anni ’70 (e pubblicato nel 1981), quando gli americani finalmente iniziavano a farsi notare a livello mondiale nel mondo delle due ruote.
Devo ammettere che me lo sono goduto davvero, anche se il feeling un po’ epico del film originale manca quasi del tutto.
Il documentario alterna alcune scene decisamente vintage di gare nel deserto Anni ’60 e persino il GP di Catalina degli Anni ’50 a delle bellissimi finestre sulle carriere (ancora agli inizi) di piloti come Kenny Roberts, Bob Hannah, Bruce Penhall e Brad Lackey. Ci sono poi anche delle belle sequenza di trial (con Bernie Schreiber), dessert racing e persino un cameo di Don Vesco nell’atto di conquistare il record di velocità su due route a Bonneville nel 1978 sul suo razzo Lightning Bolt Streamliner.
E poi lo sapevate che in Giappone un tempo si correvano gare di speedway su asfalto davanti a 50mila spettatori silenziosi, dove l’unico scopo erano le scommesse? Se, come me fino ad oggi, non avete mai avuto occasione di vedere “On Any Sunday II” vi consiglio di dargli un’occhiata: per me e stato un piacevole viaggio indietro nel tempo, ad un periodo pochi anni prima che iniziassi a seguire le moto seriamente (il mio “spartiacque” è settembre 1982). Un periodo in cui nel Motomondiale si partiva a spinta, ai pit stop si fumava una sigaretta e lo start delle gare del deserto vedeva 500 moto tutte allineate partire come la carica di Balaclava.
L’unico collegamento con il film originale “On Any Sunday” è l’apparizione di Malcolm Smith nelle sequenze di apertura e di chiusura e, come ho detto, manca la magia dell’originale. Ma vale comunque la pena.Non credo che esista una versione tradotta in italiano, ma poco male: quello che conta sono le immagini. Anzi, a dire il vero forse è anche meglio se non capite cosa dicono certi piloti, perché ad esempio Kenny Roberts, Bob Hannah e lo stesso speaker, al momento di parlare dell’Europa e dei suoi talenti a tratti si rendono davvero antipatici…