Ride in the USA. Sognando la (Baja) California

Ride in the USA. Sognando la (Baja) California
Non vedo l’ora di smanettare per ore con il Pacifico al mio fianco e centinaia di cactus a farmi compagnia
29 aprile 2015
Ognuno di noi ha uno o più sogni nel cassetto, specialmente quando si parla di moto. Non mi riferisco solo a quante e quali moto vorrei avere nel mio garage (sebbene abbia una lista pronta nel caso si presentasse qualche fatina con la bacchetta magica): parlo soprattutto di viaggi che vorrei fare e posti che vorrei vedere, arrivandoci in moto e girandoci in moto. Aereo + auto a noleggio in questo mio “cassetto” non sono ben accetti.
 
Un paio di anni fa venni intervistato da una rivista specializzata, che mi chiese quale fosse il mio sogno motociclistico, senza limiti di budget e tempo. La risposta fu semplice e la penso così anche oggi: il giro del mondo in solitaria, anche se dovessi metterci 10 anni, fermandomi quante più volte possibile.
 
Volendo abbassare leggermente le pretese, dato che il Coast to Coast USA l’ho già fatto due volte e la Route 66 non mi interessa (bestemmia!) rimangono il viaggio Alaska - Terra del Fuoco, l’attraversamento del Sahara, il giro del Sudest Asiatico (Vietnam, Cambogia, Laos, Thailandia per poi scendere in Malesia ed Indonesia e concludere in Papua Nuova Guinea), il giro d’Australia e per finire, la Baja California in Messico.
 
Beh, da quando sono tornato a vivere a Los Angeles quest’ultimo sogno è diventato immediatamente più facile da realizzare, e le mie opzioni abbondano. Ci sono gruppi specializzati come MotoQuest (http://www.motoquest.com) che penserebbero a tutto, dalla moto ad ogni piccolo dettaglio del viaggio, oppure cose molto più da “randagi”, tipo la El Diablo Run (http://www.eldiablorun.blogspot.com) magari un pelo oltre a quello che io considero “accettabilmente confortevole”. In tutti i sensi.

In mezzo ci stanno per ora due proposte che sto considerando in modo più realistico: la prima arriva dal mio vecchio amico Enrique, veterano della Baja 1000 e degli eventi SCORE, che da anni si offre di farmi da guida lungo i sentieri e le sterrate che si affacciano sul Pacifico. La seconda offerta è quella del collega Simon Cudby, che da anni a settembre mi invita a lanciarsi in modo un po’ improvvisato oltre confine, contando solo sui serbatoi maggiorati e un buon GPS. Anche lui è un veterano della zona, per cui non dovrei aver problemi.
 
Quello che ancora mi perprime (va che bel parolone!) sono le reazioni diametralmente opposte che ogni volta suscita la parola Messico. L’antica nazione centroamericana è tuttora, purtroppo, lacerata da conflitti e violenze legate al narcotraffico e, specialmente qui in California, i notiziari in TV dipingono ogni giorno un quadro piuttosto disperato. Di conseguenza tutti o quasi i miei amici e conoscenti americani mi invitano a lasciar perdere e dichiarano che in questo periodo mai e poi mai si avventurerebbero da Tijuana in giù.
 
Dall’altro lato ci sono tanti amici messicani ed europei (Cudby è inglese anche se vive qui praticamente da sempre) che invece mi dicono ripetutamente che le TV esagerano, che la situazione è più tranquilla di quanto venga descritto e che i guai si trovano solo se li vai a cercare. Il mio amico e regista australiano Matt Hannon (http://www.thehowlingsea.com) sta in questo momento girando un documentario proprio in Baja California, e mi dice che tutto è idilliaco. Gira sulla sua KLR650 e va a surfare tutti i giorni senza problemi.
 
A chi credere? Io credo che gli americani tendano ad esagerare quando si parla di Messico, per cui non mi lascio molto influenzare dalle loro dichiarazioni (tanto meno di quelle delle TV). Ricordo perfettamente la marea di ammonimenti e di “vedrai…” la prima vola che sono andato a Medellin, in Colombia nel 2006. Risultato? Uno dei posti più belli che abbia visto in vita mia. Lo stesso che ho pensato di Cali e delle pendici delle Ande quando ci sono tornato lo scorso anno a maggio: posto super sicuro, natura meravigliosa e gente amichevole.
 
Una simile esperienza l’ho avuta anche in Brasile, dove ad eccezione dei grandi centri abitati, non mi sono mai sentito in pericolo. O tantomeno preso di mira da qualche oscura organizzazione: avete presente la storia del turista che si sveglia il mattino dopo senza ricordare nulla ma con un grosso taglio da dove gli hanno espiantato un rene? Ecco… leggende metropolitane.
Quindi credo che alla fine a settembre andrò in Messico, e a dirla tutta non vedo l’ora di smanettare per ore con il Pacifico al mio fianco e centinaia di cactus a farmi compagnia. Premio finale? Una Dos Equis gelata a Cabo San Lucas!

 
Foto: Motoquest.com
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