Riders Italian Magazine compie tre anni

Riders Italian Magazine compie tre anni
Per il suo il terzo compleanno, Riders Italian Magazine, il mensile diretto da Roberto Ungaro, festeggia filosofeggiando sui perché. 30 uomini illustri per 300 perché
7 settembre 2010

 
La Storia non si fa con i se e con i ma, è certo che non sarebbe andata avanti senza i perché. Per il suo il terzo compleanno, Riders Italian Magazine, il mensile diretto da Roberto Ungaro, rende omaggio a questa parola per spiegare come sia da sempre il motore di tutte la nostre azioni. I bambini cominciano a chiedere perché a tre anni e molti non smettono di farlo per tutta la vita, il segreto sta tutto qui.

Riders Italian Magazine dedica un intero servizio, grazie anche alla consulenza dell' antropologo Marino Niola ponendo stringenti perché a trenta celebrità assolute dello sport, dello spettacolo, della cultura e dell'arte: Valentino Rossi, Quentin Tarantino, Oliver Stone, Gabriele Salvatores, Benicio Del Toro, solo per citarne qualcuno.

Valentino Rossi ha lasciato la Yamaha perché: «avevo bisogno di motivazioni, ad un certo punto non mi sono più sentito fondamentale, perché alla mia età, dopo aver vinto così tanto, non basta vincere e divertirsi. Serve anche l’ambiente giusto e in Ducati mi è sembrato di individuare questo». E svela anche il primo progetto fuori campionato con la casa italiana: «Insieme alla Ducati formeremo la Nazionale della moto».

La galleria di interviste prosegue con attori del calibro di Dustin Hoffman che dichiara: «Sono stato un grande stronzo a rifiutare Fellini, l’ho fatto perché non potevo recitare in italiano in presa diretta. Ero ossessionato dall’assoluta perfezione del ruolo, e in quegli anni sono stato un coglione perché ho rifiutato anche Bergman e Spielberg.» Bruce Willis racconta: «ho imparato a fare a botte da bambino perché balbettavo e, mentre mi prendevano in giro, io li menavo» anche il pacato regista Gabriele Salvatores si sbilancia sui perché:«uno dei passaggi fondamentali nella creazione di un film è la scelta degli attori, perché quando costruisci un cast sei già a metà del lavoro, inizi a pensare a storie che possano essere comprese ovunque nel mondo».

 

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