Riders, verso il decreto: le cose da sapere

Riders, verso il decreto: le cose da sapere
Retribuzione, status giuridico, assicurazione obbligatoria e Osservatorio di controllo: ecco cosa contiene la bozza del decreto sui lavoratori delle consegne a domicilio
6 agosto 2019

Il provvedimento per estendere le tutele per i lavoratori del food delivery, contenuto all'interno del decreto “Tutela del lavoro e risoluzione di crisi aziendali” è in approvazione al consiglio dei Ministri.

Dopo la sentenza della Corte di Appello di Torino che ha riconosciuto a un gruppo di riders il diritto ad avere una somma calcolata sulla retribuzione stabilita per i dipendenti con il contratto collettivo logistica-trasporto merci, e dopo il primo accordo locale per i ciclofattorini siglato tra da Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti di Firenze con Laconsegna, azienda di food delivery toscana, con il conseguente riconoscimento dei riders come lavoratori subordinati, è in approvazione al consiglio dei ministri la bozza del più volte annunciato decreto riders che riguarda tra i 10 e i 20 mila lavoratori.

Grazie all'intesa sul testo di M5S e Lega, l'obiettivo rimane “promuovere un’occupazione sicura e dignitosa ed accrescere e riordinare i livelli di tutela per i prestatori occupati con rapporti di lavoro non subordinato” che “lavorano in un ambiente ostile”. Lo strumento utilizzato è quello del decreto legge, quindi immediatamente operativo ma provvisorio fino alla ratifica da parte del Parlamento (entro 60 giorni). Questi i punti salienti:

La definizione di rider: colui che consegna pasti a domicilio o comunque fa consegne a domicilio in moto o in bicicletta e riceve gli ordini da una piattaforma digitale o una app.

Retribuzione: sarà un mix tra cottimo (cioè proporzionale alla quantità di consegne) e salario; non viene quindi, come invece annunciato a fine aprile, eliminato totalmente il cottimo ma i lavoratori saranno ancora retribuiti in base alle consegne anche se “in misura non prevalente”. La retribuzione base oraria sarà riconosciuta a patto che, per ogni ora lavorata, il lavoratore accetti almeno una chiamata. Viene comunque specificato che i contratti collettivi dei lavoratori del food delivery potranno contenere “schemi retributivi modulari e incentivanti, che tengano conto delle modalità di svolgimento della prestazione e dei diversi modelli organizzativi”. In pratica, stabilito che la retribuzione sarà per una parte minoritaria a cottimo e per una parte prevalente su base oraria, si lascia che siano la piattaforma e i lavoratori (o i loro rappresentanti) a definire caso per caso il mix tra le due retribuzioni.

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Previdenza: nella bozza di decreto l'impresa titolare della piattaforma digitale è assimilata al datore di lavoro e grava su di essa l’assicurazione obbligatoria Inail contro infortuni e malattie per i riders cui trasmette gli ordini tramite app o tramite la stessa piattaforma digitale.

Controllo: un Osservatorio permanente, costituito al Ministero del Lavoro dai datori di lavoro e dai lavoratori, avrà il compito di monitorare e verificare gli effetti delle nuove disposizioni. L’osservatorio riceverà i dati da Inps, Inail e Istat e potrà proporre revisioni in base ai risultati effettivi registrati dall'introduzione delle norme contenute nel decreto.

“Con questo decreto - ha spiegato lo stesso Di Maio in diretta Facebook - i riders passeranno dall’essere i lavoratori più sfruttati d’Italia a quelli che avranno tutele”. Certo è che la definizione di "gig economy" va oramai abbastanza stretta per questi lavori - occasionali - che, nati per essere svincolati da contratti collettivi, potrebbero essere da adesso in poi inquadrati come veri e propri lavori subordinati.