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"E così, per qualche ora, ce l’ho fatta - scrive Roberto Saviano sul suo profilo Facebook in sella a una Ducati Scrambler Nightshift -. Sono riuscito, tempo fa, a girare in moto. Su un meraviglioso corsiero di metallo intensamente blu, le parole del vecchio Hunter S. Thompson si sono inverate: “Il viaggio in moto è il modo più vicino alla libertà pura che un uomo possa sperimentare”. Per chi è dentro il vincolo della chiusura, sotto il freno costante dell’osservazione, questa verità assume una caratteristica assoluta.
Non male trovarsi di fronte alla sua prosa in riferimento alla nostra passione. Anche quando lo scrittore spazia tra fisica e metafisica: "La moto è il tentativo di forzare la gravità, di controllare il tempo, di tenersi vicini contemporaneamente meta e percorso".
Tuttavia, quello che colpisce di più è la rivelazione finale: "Un giorno mi trasformerò in recensore di motori; in fondo c’è una qualche prossimità tra le pagine di un libro e stare cavalcioni su una moto. Mezzi di libertà, il libro e la moto, la velocità della fantasia come l’acceleratore, il viaggio costante tra lettere come i chilometri che consumano copertoni, e la meta raggiunta sempre in un equilibrio tra solitudine e liberazione".
In realtà, quella di Saviano per le due ruote è una passione di vecchia data. "Quando, a 26 anni, firmai il contratto per Gomorra, comprai una moto", scrisse in un altro post, sempre su Facebook, di un paio d'anni fa". "Ci volle una settimana perché potessi ritirarla dal concessionario, ma poi arrivarono le minacce e la scorta e rimase lì. Non l’ho mai più presa. Da allora, in questi anni guidare una moto è sempre stato il mio sogno di libertà frustrato. Oggi - autorizzato da chi mi protegge - armato di patentino e di motore, finalmente mi sono deciso a guidarne una. Chissà che non possa davvero tornare a esplorare il mondo in moto..."