Roma ricorda le vittime delle strada

Un bell'evento in Piazza del Popolo, per far sì che non si muoia più sulle strade. Polemiche per l'assenza del Campidoglio
19 novembre 2018

Palloncini bianchi che si allontanano solcando quel cielo così azzurro che solo Roma riesce ad offrire: si è chiusa così, con una piccola cerimonia carica di suggestione, la celebrazione della Giornata Mondiale delle Vittime della Strada, che si è svolta nella centralissima Piazza del Popolo.

Tra turisti ancora in vacanza e comuni cittadini pronti a godersi forse l’ultimo solo prima dell’inverno, c’è stato spazio per ricordare il dramma della mortalità, spesso giovanile, legata agli incidenti stradali, causati da disattenzione, mancato rispetto delle regole, strade in perenne dissesto.

Una ricorrenza, questa, che si celebra in tutto il mondo, istituita in forma ufficiale dal lontano 2005 dall’Onu e recepita dalla Repubblica Italiana con una legge del 2017: una data molto attesa da tutte le persone toccate da vicino dalla perdita di un parente o un amico, per poter finalmente porre all’attenzione di tutti il problema della mortalità sulle strade.

Peccato che al Comune di Roma la circostanza sia sfuggita: nessuno, ad iniziare dalla sindaca Raggi per finire al più periferico degli amministratori, ha onorato con la sua presenza l’evento celebrato nella centralissima Piazza del Popolo, fortemente voluto dalla caparbia volontà di Graziella Viviano, la mamma di Elena, morta in sella alla sua moto qualche mese fa (vedi qui), in collaborazione con la Marco Pietrobono onlus e grazie al contributo di tanti motociclisti romani.

Un’assenza, quella della Politica, che suona come ennesima testimonianza di poca attenzione, se non di spocchiosa indifferenza, rispetto al dolore di chi ha vissuto un lutto; senza dimenticare che spesso ad essere indicata come causa delle morti è proprio la mancata manutenzione delle strade, di competenza appunto comunale.

Eppure, malgrado anche la coincidenza del blocco alla circolazione che ha impedito a molti di essere presenti, l’evento in Piazza del Popolo è stato bello, molto partecipato dai presenti, e coinvolgente anche per chi, per sua fortuna, non ha nessuno da ricordare perché strappato al suo affetto da un incidente.

Merito senz’altro della capacità di coinvolgimento di Graziella, che ha convinto alcune mamme ad esibirsi in un ballo catartico, mentre altre hanno portato in piazza la loro commossa testimonianza; altri giovani ballerini, di Tivoli, hanno rappresentato in modo toccante l’esperienza del distacco; c’è stato anche l’intervento di don Romano Rossi, oggi vescovo di Civita Castellana, che in passato fu parroco di Elena e la guidò nel suo percorso di crescita religiosa; mentre Luciano Benedetti ha letto in chiusura dell’evento una toccante poesia che racchiude l’essenza dell’andare in moto.

Sulle magliette, lo slogan dell'evento: “La strada non deve uccidere“
Sulle magliette, lo slogan dell'evento: “La strada non deve uccidere“
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Manca il rispetto per tutti noi

A fine evento, Graziella Viviano si è tolta qualche sassolino dalle scarpe: «Il Comune ha deciso il blocco del traffico in tutta Roma, di fatto impedendo a chi non riesce a camminare con le proprie gambe di intervenire, dai genitori dei ragazzi morti sulla strada, ai loro parenti più anziani ed agli amici dell'Unione Italiana Ciechi, che aspettavamo con noi in piazza, ma certo non possono muoversi in metro o pagare una corsa in taxi. Anche da questo si intuisce la mancanza di rispetto che le istituzioni comunali hanno per i familiari delle vittime della strada».

Graziella, ricordiamo, è ormai una «spina nel fianco» dell'amministrazione capitolina, per esempio con l'iniziativa (vedi qui) riguardante l'uso di vernice spray per segnalare le buche ed i pericoli sulle strade della Capitale.

«Mia figlia è morta il 6 maggio scorso sulla Via Ostiense, un'arteria la cui manutenzione è di competenza comunale. Su quella strada ci sono dossi, radici, mucchi di aghi di pino sui lati alti anche 50 centimetri: testimoni oculari hanno raccontato che Elena andava piano ed indossava tutte le protezioni. La mia battaglia non mi riporterà indietro mia figlia, ma voglio fare in modo che nessun altro muoia sulla strada. In tanti mi hanno ringraziato per l'iniziativa delle bombolette: ho chiesto al Comune di fare altrettanto, ma non si è mai mosso». 

Chissà che uno dei palloncini bianchi non sia arrivato fino alle finestre del Campidoglio, dando una smossa a chi dovrebbe gestire la sicurezza di chi si muove nelle strade. Utenti deboli, pedoni, ciclisti e motociclisti: su tutti.

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