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Aveva cento anni, li aveva compiti a fine luglio, Ruggero Mazza: si è spento per un attacco cardiaco a Verghera di Samarate (Varese), dove viveva, lasciando uno splendido ricordo in tutti quelli che lo hanno conosciuto. E una impronta indelebile nella storia del nostro motociclismo.
Ruggero era bolognese, e aveva cominciato a lavorare negli anni Cinquanta, naturalmente in Ducati. Nel mondo delle corse divenne presto celebre per le sue doti, e fu il conte Agusta a chiamarlo nel ’59 per portarlo in MV, prima come meccanico delle 125 e 250 bialbero, poi sulle blasonatissime 500. Era soprattutto motorista.
“Il conte – racconta Gianfranco Bonera, che corse per la MV nel biennio 1974 e ‘75 - gli fece un’offerta che Ruggero non poté rifiutare, anche se lasciare Bologna gli costò moltissimo. E devo dirti che il conte lo trattava con particolare rispetto”.
Mazza ha lavorato nel reparto corse MV fino al ritiro del marchio, nel ’77: era un meccanico abilissimo, divenne il braccio destro di Arturo Magni e il riferimento motoristico di piloti eccezionali: da Mike Hailwood a Giacomo Agostini, da Phil Read fino a Gianfranco Bonera appunto. Che, collegato al telefono dalla Sardegna dove vive, prosegue:
“La loro fu una impresa straordinaria, nel mondo delle corse: non avevano ingegneri alle spalle, facevano tutto in casa, erano di una bravura incedibile. E Ruggero era una persona eccezionale: metteva il rapporto umano davanti a tutto, era allegro, vivace, brillante”.
Venticinque titoli mondiali costruttori e diciannove titoli piloti. Questo il bottino di quello specialissimo reparto corse, che ebbe Ruggero Mazza come uno dei riferimenti e che purtroppo non sopravvisse quando, alla metà degli anni Settanta, il "quattro tempi" italiano fu messo fuori gioco dalle "due tempi" giapponesi.