Sante Mazzarolo di Alpinestars, un grande uomo

Sante Mazzarolo di Alpinestars, un grande uomo
È scomparso il primo maggio il fondatore della Alpinestars, che avevo conosciuto negli anni Settanta. Il mio primo sponsor sulla moto da corsa. Era un lavoratore formidabile, con una bella famiglia e grandi progetti
2 maggio 2020

La notizia della scomparsa di Sante Mazzarolo, il fondatore della Alpinestars, mi ha molto rattristato e mi ha riportato indietro nel tempo, quando lo conobbi nel lontano 1974. I ricordi sono ancora nitidi perché fu un incontro particolare.

Allora lavoravo al Pilota Moto, quindicinale milanese, e intanto progettavo di correre il campionato junior classe 250 con una Suzuki bicilindrica. Fu l’amica Teresa Stuto, storica collaboratrice sul motocross, che mi accompagnò a Coste di Maser: l’Alpinestars, fortissima negli stivali per il cross e già campione del mondo con De Coster, stava per lanciare una nuova linea stradale e sportiva.

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Sante Mazzarolo mi accolse con calore; era un signore poco oltre la quarantina e molto vivace, gli occhi curiosi e il sorriso aperto; si capiva subito che era appassionatissimo del suo lavoro, mi raccontò che era partito dagli scarponi di montagna, un’attività artigianale, con orgoglio mi mostrò la fabbrica, aveva mani grandi e forti. Ci accordammo per un milione di lire, che era più o meno il valore di acquisto della moto. Io mi sentivo così sicuro del fatto mio che, da perfetto “baùscia” milanese assicurai: “se non vinco il titolo le restituisco la cifra”.

Fu un gran lavoro, realizzare a mano gli adesivi con la spirale e la scritta Alpinestars nella misura giusta per la carenatura della Suzuki. E però nel campionato 1974 fui giustamente punito dal genovese Pisanelli su Benelli: lo battei a Casale e a Misano, le presi a Grosseto e ancora a Misano, caddi come un pollo nella gara decisiva. Ma Sante Mazzarolo si fece una gran risata e il milione non lo volle indietro.

In seguito lo incontrai diverse volte, a Coste di Maser. L’azienda cresceva in fretta, Kenny Roberts vinceva i mondiali con gli stivali Alpinestars, conobbi anche la moglie e i tre figli, Gabriele e le due ragazze; poi Gabriele andò negli States, in California, per poi tornare e prendere le redini dell’azienda di famiglia. Abbraccio idealmente con affetto tutti loro.

Mi aveva colpito un fatto. Sante, molto cattolico e generoso con chi è svantaggiato, mi aveva confidato il suo grande progetto: quando sarebbe andato in pensione, intendeva trasferire in Africa parte dei suoi macchinari per insegnare ai locali come produrre le scarpe. Dalle scarpe era partito e con le scarpe avrebbe voluto chiudere la sua esistenza. Purtroppo non sarebbe riuscito a realizzare il suo sogno, soffocato dalla burocrazia e dalla politica. Se n’è andato dopo una lunga malattia proprio nel giorno della festa dei lavoratori. La sua festa.

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