Scooter Polini: dal Quartz di Guareschi, al T-Max di “Rapi”

Scooter Polini: dal Quartz di Guareschi, al T-Max di “Rapi”
Con gli scooter hanno corso campioni come Vittoriano Guareschi, oggi collaudatore e Team manager Ducati MotoGP. Dai suoi tempi, col Piaggio Quartz 65, al test del T-Max Polini con cui corre e vince Gianluca Rapicavoli | M. Temporali
6 agosto 2010



Il mondo delle due ruote è spaccato in due: da una parte gli scooter, dall’altra i motociclisti. Spesso non c’è simpatia fra i due. Piuttosto che il saluto di rito con le dita disposte a “V”, incrociandosi per strada, meglio l’indifferenza. Un punto d’incontro nella storia tra le due fazioni  si è trovato a momenti: da Polini sono passati piloti come il piccolo Max Sabbatani, Simone Sanna e Vittoriano Guareschi. Gente che ha riempito di titoli l’albo d’oro del motociclismo.

 

1994, “VITTO” GUARESCHI ESORDISCE NEL CAMPIONATO SCOOTER

Vittoriano era un talento puro, ma in famiglia non c’era il borsellino disponibile per le corse, bisognava lavorare in officina e sporcarsi le mani. Alla fine del ‘93 Vittoriano disse basta alle corse. Aveva vinto abbastanza per dimostrare la sua bravura e meritare una motina per correre ad un livello più alto, magari nell’europeo. Un giorno lo chiamò Polini. Negli anni ’90 il mercato scooter andava alla grande e le corse divennero un traino per la vendita di parti speciali per la pista. Per vincere, Polini aveva bisogno di piloti buoni e Guareschi lo era. All’inizio del ’94 finì al manubrio di un Piaggio Quartz, motorizzato ad acqua, con kit da 65 cc e potenza tra i 16-17 cv. Vitto, con lo scetticismo del motociclista, prese la proposta come un’alternativa al divertimento delle sue domeniche.
 

«Invece è proprio grazie allo scooter che mi sono riavvicinato alle moto, altrimenti sarei rimasto probabilmente tutta la vita a lavorare in officina da mio padre; sarei stato un meccanico con l’hobby delle corse», sostiene Guareschi. Lui il meccanico sui pomponi italiani continua a farlo da 25 anni, ma i ricordi dei tempi che correva in scooter sono dettagliati e lucidi come quelli degli ultimi test con la Ducati MotoGP: «Alla prima gara a Magione ci andai in moto, già con la tuta addosso; feci secondo dietro a Ruozi, che ero la specialista degli scooter. Ciclistica e motore non si toccavano più di tanto passando da una pista all’altra, il grande lavoro riguardava il gruppo trasmissione-variatore; la messa a punto era complicatissima.

A quel tempo c’erano due persone fisse di Polini che lavoravano tutto l’anno sui motori da corsa. A Varano ricordo che con lo scooter frenavo alla curva della “X” (un tempo diversa, sempre a L, ma più stretta e pericolosa, ndr), al Ferro di Cavallo e al Tornantino, il resto si faceva sempre col gas in mano e tirando un freno a  tamburo che, giro dopo giro, peggiorava sempre di più i suoi interventi... Non ricordo le volte che sono caduto, ma con lo scooter era cosa normalissima come fare benzina… Si andava davvero forte, giravamo a circa 4 secondi dalle 125 sport production, che a quei tempi andavano fortissimo ! Nelle prove libere col mio scooterino tenevo dietro 600 e mille stradali. Giravo in 59” e sotto al minuto con le moto targate ci andavano in pochissimi…”

 

VERSIONE 70 E 94 CC: MOSTRI DI UMILIAZIONE

Sono passati 16 anni da allora, le competizioni dei “cinquantini” continuano a lasciare spazio ai Piaggio Zip, leggeri e adeguati all’uso in pista. Oggi Polini ha preparato un kit 70 e 94 cc; uno più esuberante dell’altro, sembra di guidare una 500 da gran premio in miniatura ! Il Motodromo di Castelletto di Branduzzo è la sua morte: la guida richiede il peso tutto in avanti e l’acceleratore sempre puntato, per evitare il “folle”. Le ruote piccole, la struttura corta e compatta dello scooter, il rapporto peso potenza ridottissimo, ti fanno sudare le sette camicie. Reattivo da morire, devi prendere la mano con calma. Va davvero troppo forte e ti vergogni di dargli del “lei”, perché in fin dei conti parrebbe solo uno scooter, uno Zip che guida una mamma qualsiasi. In realtà è un mostro dal potere umiliante infinito. Se vi dicessi che mi ha divertito sarei bugiardello. Potrei dirvi che mi divertiva un tot di anni fa, quello sì. Quando con gli scooter ci correvo, un mezzo così me lo sognavo di notte. Oggi mi fa diventare matto e sono io che gli corro a dietro per non perderlo...

 

YAMAHA T-MAX POLINI: L’ANIMA DELL’M1 DI ROSSI!

Questo sì che mi piace. E’ il T-Max di Gianluca Rapicavoli, campione 2009: abbondante, comodo, sicuro. 

La "carena" di Max Temporali
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La sensazione da fermo è tutta un’altra cosa rispetto al cinquantino. Il motore che suona “basso” come la Yamaha Motogp, il gas che sembra elettrico. Qui c’è lo zampino di Peppo Russo, uno che le moto da corsa le prepara a occhi bendati. Il tiro non ha buchi, fino a 8300-8400 giri aumenta in progressione. Anche dentro alla curva, riprendendo l’acceleratore non senti lo strappo; ha una messa a punto senza falle. Equilibrato, dolce, educato ed efficace: le stesse caratteristiche delle Yamaha ufficiali in MotoGP. Non ho un appunto da muovere su un bel niente. I freni hanno una gradualità d’intervento sconosciuta alle moto stradali, con due dita appena appoggiate e leggere sulle leve, più le tiri, più la decelerazione diventa corposa. Le sospensioni non c’entrano nulla con quelle di serie, qui siamo su un altro pianeta. Sulle buche e sui rattoppi d’asfalto il T-Max sembra galleggiare come su un cuscinetto d’aria. Su questa versione Polini, tutti quelli che per noi motociclisti sono difetti in un normalissimo scooter, non c’è traccia. E’ il veicolo a due ruote che mette d’accordo tutti, motociclisti e scooteristi. E a “Rapi” non resta che vincere per il secondo anno il titolo maxi scooter.